2020-11-30
Crosetto: «Centrodestra, la lite è solo rinviata»
Il cofondatore di Fdi: «Scampato il pericolo sull'extra deficit, la tempesta perfetta arriverà sul Mes. Mancano le condizioni per collaborare con i giallorossi: non basta un emendamento approvato su centinaia di articoli».Il centrodestra ha evitato la spaccatura nel voto sullo sforamento di bilancio. Dell'incidente sfiorato abbiamo discusso con Guido Crosetto, padre nobile di Fratelli d'Italia.Questo centrodestra esiste o è una fictio?«Esiste di nome».E di fatto?«Noi parliamo ancora della coalizione messa insieme da Silvio Berlusconi: l'unico capace di unire partiti che fino a un attimo prima si erano combattuti, come Lega Nord e Alleanza nazionale».Quel centrodestra non esiste più? È questo che vuole dire?«Diciamo che il centrodestra ha continuato a esistere per la sua grande forza elettorale».Insomma, esiste più nel cuore suo popolo che nell'operato dei suoi partiti?«In parte è così. Ma più che di “popolo del centrodestra", parlerei di una grande maggioranza del Paese, che non è di sinistra e non si riconosce nei 5 stelle».Perché non chiamarlo «popolo», allora?«Perché è una maggioranza, sì, ma molto eterogenea: ci sono i moderati e gli immoderati, gli imprenditori e i “rivoluzionari"...».Da cattolico democratico, sa che l'interclassismo non fa male, no?«Certo. E poi quest'area è unita dalla sensazione che la barca Italia sia rimasta senza nocchiero».Fuor di metafora?«Non c'è una visione. Si affrontano i problemi giorno per giorno, a seconda delle evenienze presentate dal caso».Ma hanno fatto bene gli esponenti del centrodestra a votare l'extra deficit?«Il motivo per cui è stato votato, almeno per quanto riguarda Giorgia Meloni e Matteo Salvini, è chiaro».Lo spieghi lo stesso.«Era stata studiata la tempesta perfetta».Cioè?«Era il giorno X, in cui si sarebbe dovuta celebrare la spaccatura del centrodestra, su un tema attorno al quale si poteva poi costruire una certa lettura».Quale?«I cattivi sono tutti da una parte: sono quelli che non hanno voluto che avessimo soldi in più da usare per aiutare la parte più debole del Paese».Una trappola?«Perciò s'è fatto di tutto per provocare Lega e Fratelli d'Italia, affinché votassero contro».E l'agguato è fallito.«Sì, anche perché, alla fine, non c'era nulla di strano nel votare lo scostamento di bilancio: è stato già fatto».C'è chi dice che, così, il centrodestra si renda complice degli errori del governo.«No, perché la differenza poi la si può fare in sede di Finanziaria, per stabilire come debba essere usato quel denaro».L'idea è di impiegarlo per i rinvii ad aprile delle scadenze fiscali. Il che, comunque, dà l'idea di un governo che va avanti con soluzioni tampone.«È più facile comprare tempo, tamponando. Ma sul lungo termine, è un metodo insidioso».Scampato pericolo per il centrodestra, allora?«Io temo che il problema sia solo rinviato».A quando?«Al voto sul Mes, il 9 dicembre».Su questo, non dobbiamo aspettarci una frattura speculare nella maggioranza giallorossa?«Potrebbe essere. Ma in questo fase, io vedo molto più agitato il centrodestra».In che senso?«Dentro Forza Italia c'è grandissima tensione. E in parecchi vorrebbero rompere con gli alleati».Con quali motivazioni?«Sono irritati, almeno così dicono loro, dall'atteggiamento della Lega, che considerano predatorio e sprezzante». I «loro» che lo dicono, chi sarebbero?«Sono impressioni raccolte dai gruppi parlamentari, nei rapporti quotidiani con i colleghi. È una frizione più umana che politica».Politicamente, pare che il comportamento di Forza Italia stia leggermente premiando, in termini di sondaggi. Lei ci crede?«Be', è indubbio che ci sia un centro che mai si sentirà completamente rappresentato da Lega e Fdi. Ed è indubbio che la maggioranza non si raggiunge tagliando fuori Fi, o comunque un contenitore moderato e più centrista».Quindi, senza Fi non potreste vincere le elezioni?«Sarebbe ssurdo pensare di svuotare Forza Italia. L'obiettivo, semmai, dovrebbe essere quello di avere un centro che si rafforza. Se uno vuole vincere davvero, s'intende...».Perché, c'è qualcuno che vuole perdere, a destra?«Si può anche preferire fare opposizione in Parlamento. E a quel punto torna più utile rimarcare le proprie posizioni e fidellizzare il proprio elettorato. C'è gente che dice di voler governare, ma in realtà ha molta pura di farlo».Si riferisce a Salvini?«Non voglio alimentare polemiche. Certo, un'opposizione perenne, da certi punti di vista, è un vantaggio».Che idea s'è fatto delle ipotesi di rimpasto che stanno circolando in questi giorni?«Anzitutto, vorrei capire come si dovrebbe farlo, il rimpasto».Che intende?«Non funziona mica come i cambi nelle partite di calcio. Se vuoi sostituire un ministro, devi fare in modo che si dimetta».Che conclusione ne trae?«Che l'unico modo sarebbe sostituire innanzitutto il presidente del Consiglio: ovvero, far cadere il governo e rifarne un altro».Alquanto improbabile.«Appunto. Non credo che qualcuno voglia aprire una crisi al buio».Ma lei, in definitiva, crede che il centrodestra debba collaborare con il governo?«Secondo me non esistono le condizioni per una collaborazione. La collaborazione non è un emendamento accettato su 400 articoli. Collaborare significa cercare un incontro sul piano della strategia di governo. E non mi pare che ci sia volontà di cercare una strategia comune».Non crede agli appelli dei giallorossi?«L'unico ad aver aperto un terreno di confronto autentico è stato Luigi Di Maio. Ma nessuno dell'attuale maggioranza gli è andato dietro».Intanto, siamo in ritardo con il piano per il Recovery fund. Tutta colpa di Polonia e Ungheria?«Io credo che non stia a noi giudicare cosa fanno Polonia e Ungheria. L'errore, qui, è stato un altro».Quale?«Mischiare un piano di misure economiche, per affrontare la crisi innescata dalla pandemia, con un piano squisitamente politico, per cui l'Europa può inserirsi nelle vicende interne e giudicare le leggi che fai. Peraltro, in modo molto discutibile».Le rimostranze sullo Stato di diritto sono infondate?«Ho studiato la riforma della Giustizia polacca. La legge prevede che i giudici siano eletti da una maggioranza dei tre quinti in Parlamento e che siano proposti da almeno altri 25 magistrati, o da 2.000 cittadini».Il rischio è che, oltre a un grimaldello per imporre condizionalità economiche, Il Recovery fund diventi uno strumento di dirigismo politico?«Proprio così: c'è un allargamento dei poteri che, peraltro, l'Ue rivendica solo nei confronti di alcune nazioni».Doppiopesismo?«È curioso che nello stesso paper in cui attaccano Polonia e Ungheria, dell'Italia dicano che lo Stato di diritto è stato rispettato, perché il presidente del Consiglio, durante la pandemia, ha usato decreti legge convertiti dal Parlamento. Capisce? Se la precisione di analisi è questa...».In Belgio, d'altronde, la polizia potrà andare porta a porta a controllare i cenoni di Natale. È Stato di diritto, questo?«Si figuri. E, tornando all'Italia, non le pare strano che l'Europa non abbia nulla da dire sui rapporti tra politica e magistratura, dopo il caso Palamara?».Il nostro ruolo internazionale si indebolisce sempre di più. Quanto pesano i cedimenti alla Cina?«Lascerei da parte la geopolitica mondiale. Il problema è che noi non ne abbiano nemmeno una mediterranea».A quali dossier si riferisce?«Il nostro governo non ha una posizione chiara sulla Libia né sulla Turchia. E sarebbe un errore imputare queste manchevolezze al solo Di Maio».Perché?«Non è il ministro degli Esteri a definire la linea del Paese. Quella la decide il governo, quindi la maggioranza. Il ministro lavora affinché sia applicata».Ci crede nel progetto di Difesa europea?«Mi pare si sia arenato. Alcuni lo immaginano a trazione francotedesca, ma conoscendo in che stato è la Difesa tedesca, significherebbe appaltarlo alla sola Francia. Perché in Europa, dopo la Francia, ci siamo noi».A noi manca la volontà politica di usare un ottimo apparato militare?«Il nostro apparato di Difesa è quello che ci ha consentito di acquisire una posizione internazionale cui non pensavamo neppure di poter ambire. Chiaro che, se smettiamo di lavorarci, perdiamo peso. E le conseguenze si riverberano sull'economia».La vittoria di Joe Biden cambia qualcosa per noi?«Se Biden sarà come Barack Obama, sarà un problema per la politica mediterranea».Rimpiangeremo Donald Trump?«La sua idea che l'Europa, oltre che soggetto politico, dovesse diventare un attore dotato di capacità militare, aveva un senso. Dovrebbe rifletterci soprattutto chi sogna una vera unificazione politica».