2019-10-07
Gian Marco Centinaio «Ci governa il partito della cadrega»
L'ex ministro dell'Agricoltura: «Il Conte bis è asservito a Parigi e Berlino perché è da loro che dipende la sua sopravvivenza. Ma il Carroccio ha sbagliato a prestare poca attenzione agli apparati burocratici».Gian Marco Centinaio è stato ministro dell'Agricoltura e del Turismo nel primo governo Conte. Dopo l'ultima crisi estiva che ha portato alla nascita del Conte bis, è tornato all'opposizione, insieme alla Lega di cui è uomo di punta. Centinaio ha accettato una conversazione a tutto campo con La Verità: sulla guerra dei dazi che rischia di colpire l'agroalimentare italiano, sul nuovo esecutivo (che chiama «il governo della paura e della cadrega»), sulla scadenza delle elezioni in Umbria, e sulle prospettive della Lega di Matteo Salvini.Mi rivolgo all'ex ministro dell'Agricoltura. Ma gli esponenti di sinistra e i media che gridano contro Donald Trump per i dazi sull'agroalimentare ci fanno o ci sono? Non si sono resi conto che tutto nasce dagli aiuti francotedeschi al progetto Airbus?«Secondo me ci fanno, e soprattutto fanno finta di sorprendersi, sperando che gli italiani abbiano la memoria corta…».Non sarebbe un'occasione per ragionare su come si sta nell'Ue? Il tema non è uscirne, ma starci con la schiena dritta. Se francesi e tedeschi esagerano con gli aiuti, e poi il conto lo paga il parmigiano italiano, qualcosa non torna. O no?«Fanno così perché in questo momento ritengono che Parigi e Berlino siano le capitali che garantiscono - qui in Italia - quello che io chiamo il “governo della paura e della cadrega". E allora per la sinistra è più facile prendersela con il “cattivo" Trump e lanciare urletti isterici contro di lui. Quando invece occorrerebbe sedersi al tavolo su tutto con Francia e Germania e pretendere di ragionare tutti allo stesso livello».Dia un consiglio a chi è venuto dopo di lei al ministero dell'Agricoltura. Che fare per evitare guai? Trattare con Parigi e Berlino, come suggeriva? Rapporto diretto con Washington per spiegare che Roma è diversa da Parigi e Berlino, e che anzi sul progetto Airbus eravamo più dalla parte di Washington che da quella di francesi e tedeschi? «Entrambe le cose, anche se ormai siamo un po' in ritardo… Ma occorre essere autorevoli e far capire che l'Italia non può essere trattata come un Paese usa e getta. E poi mi faccia dire una cosa, un consiglio non richiesto a Teresa Bellanova (anche se temo sia come parlare al vento) e a Luigi Di Maio (anche se temo sia come parlare al vento dell'aria condizionata)…».Con queste premesse…«Parlo specificamente dell'agroalimentare. Occorre aiutare i nostri produttori a cercare mercati alternativi, dalla Cina al Giappone alla Russia. Non possiamo solo basarci sull'export verso gli altri Paesi Ue e verso gli Usa. È stato uno dei punti cardine del mio sforzo nei mesi passati».Secondo lei come farà Giuseppe Conte a barcamenarsi nelle sue assai variegate relazioni internazionali? Questo governo nasce con il patronage di Emmanuel Macron (oltre che di ambienti vaticani). Alla lunga, è compatibile stare con Macron nei giorni pari e con Trump in quelli dispari? «Continuo a pensare che si tratti di un governo molto a scadenza. Questo tipo di gioco delle tre carte può funzionare in uno spazio di mesi, non se invece diventa necessaria una visione di medio-lungo termine».Domanda inevitabile. Anche voi, però, sul terreno internazionale avete oscillato… Quel memorandum con la Cina e l'attenzione per Mosca non devono essere piaciute granché a Washington.«Il punto è avere la schiena dritta nelle interlocuzioni. Se ti presenti da tutti con il piattino in mano, sei visto come un Paese senza ambizione e senza strategia. Se invece ti presenti anche a diversi interlocutori garantendo serietà e strategia, puoi farlo, e puoi anche essere inclusivo nei tuoi dialoghi. Francia e Germania lo fanno regolarmente. È assolutamente possibile per l'Italia fare questo e insieme garantire gli Usa, essere alleati leali e affidabili nei loro confronti».Veniamo all'attualità italiana. È nato il governo delle tasse? Merendine, aerei, contanti, colf e badanti, nuova superaliquota Irpef: se ne sono lette di tutti i colori…«È un governo che non ha una mission. Noi - la cosa poteva piacere o no - avevamo l'obiettivo della flat tax. Questi altri erano nati per evitare l'aumento Iva, e invece molto probabilmente l'aumento ci sarà, sia pure in modo differenziato. Conte aveva detto di aver trovato 23 miliardi, ma ora sono già spariti…».Torno a rivolgermi all'ex ministro. Vuole spiegare ai successori che tassare il gasolio agricolo sarebbe devastante?«Vorrebbe dire mettere fuori competizione tutto il comparto dell'agroalimentare italiano, che vive già in un equilibrio delicatissimo, visti i controlli elevati a cui è sottoposto, e visti i costi di gestione particolarmente alti che sono necessari per garantire il massimo livello di qualità. I nostri produttori sono in competizione totale: rispetto all'olio nordafricano, al riso del Sud Est asiatico, alla carne sudamericana, ai latticini del Nord Europa e dell'Est Europa. Tutte realtà che hanno costi di gestione molto più bassi dei nostri».La sinistra dice di essere per i ceti deboli, ma un'operazione così farà aumentare il prezzo delle derrate alimentari «Decisamente. E se poi ci fosse un aumento Iva mirato su carne, pesce e pollame, si tratterebbe esattamente dei beni che una famiglia sarebbe costretta a ridurre, se si trovasse in una situazione difficile sul piano del reddito».Altro tema per voi in discesa, nel senso che il governo vi spalanca un'autostrada. Hanno di fatto riaperto i porti. Sbarchi quasi triplicati a settembre… Ora Di Maio cerca di recuperare terreno con il suo spot sui rimpatri. Che idea si è fatto di tutta questa vicenda?«Sono abbastanza stufo dei mininstri malati di annuncite. L'unica cosa che conta sono i numeri. E i numeri degli sbarchi sono crollati con Matteo Salvini al Viminale».Il governo appare minoritario nel Paese. Lo dicono i sondaggi e lo dice anche l'umore dei cittadini: su tasse e immigrazione l'esecutivo sta andando contromano. Mentre i vostri sondaggi sono piuttosto buoni, anche dopo il repentino passaggio all'opposizione. Ma vi basterà per vincere in Umbria?«C'è un elemento in più di cui disponiamo, e cioè l'ottima candidatura di Donatella Tesei. Io stesso sto girando in lungo e in largo e ovunque, dai cittadini alle associazioni produttive, mi dicono che è la candidata giusta, che abbiamo scelto bene».Qual è la strategia della Lega in questa nuova fase? Pensate al voto per il vostro simbolo o ritenete di poter essere il perno di una coalizione a salda guida di Salvini ma più larga? «Il punto è mostrare visibilmente una contrapposizione. Da una parte c'è non solo il centrodestra politico, ma soprattutto una grande fetta della società italiana che ha una visione di rilancio del Paese. Dall'altra c'è un gruppo di potere asserragliato nei palazzi, neanche fossero a Fort Alamo, solo per durare un po' di più. Come dicevo prima, il partito della paura e della cadrega…».E la Lega come partito che orizzonte si dà?«Salvini ha fatto bene a decidere di rilanciare i nostri dipartimenti tematici. Io stesso mi occuperò di agricoltura e turismo, e sto già impostando il lavoro in vista della legge di bilancio. Stiamo costituendo gruppi di lavoro coinvolgendo pezzi di società e rappresentanti del mondo produttivo».Se doveste tornare al governo, mi dica una cosa su cui, secondo lei, dovreste insistere, e invece una che invece, a suo parere, non andrebbe ripetuta, un errore da correggere.«Quella positiva ce la riconoscono tutti: i ministri della Lega non solo ascoltavano il mondo produttivo, ma davano risposte efficaci, diversamente da governi abituati a ascoltare e poi a non dare alcun seguito agli stimoli giusti».E quella negativa?«Parlo per me. Forse servirà un diverso approccio rispetto alla macchina burocratica. Piaccia o no, è quella realtà che ti consente di accelerare o ti costringe a rallentare, a seconda dei casi… Dovremo in futuro coinvolgere di più quel mondo».In Italia basta il consenso per governare o serve altro? La sensazione è che, con un certo establishment contro, la navigazione non sia mai facile… Come vi attrezzerete su questo secondo piano - diciamo - diverso dal consenso elettorale? «Dobbiamo far capire che non siamo i barbari che vogliono escludere gli altri o fare piazza pulita. La Lega ha il consenso ma è anche una forza di buongoverno, locale e nelle Regioni. Non vogliamo fare come Attila: vogliamo governare bene. E dovremo farlo capire anche a chi è ancora diffidente, coinvolgendo più energie nel nostro progetto di rinnovamento del Paese».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?