2020-03-24
L’infezione inizia a rallentare un po’. Ma i medici continuano a morire
Il contagio procede con ritmi meno serrati, sono i primi effetti delle restrizioni. In Lombardia i ricoverati calano per la prima volta (-173). Giulio Gallera: «È ancora lunga». In 24 ore 602 decessi, fra cui due camici bianchi. Una piccola luce si inizia a scorgere in fondo al tunnel di contagio e morte dove siamo piombati da un mese a causa del coronavirus. I numeri presentati ieri da Angelo Borrelli, commissario per l'emergenza Covid-19, mostrano, per il secondo giorno consecutivo, una crescita contenuta: sono guarite 7.423 persone, 408 ieri. Attualmente i positivi hanno raggiunto 50.418 unità (+3.780) con la metà in isolamento domiciliare e 3.204 (il 6%) in terapia intensiva. I 6.077 decessi totali comprendono i 602 di ieri (dato in calo rispetto alle 651 persone scomparse domenica). «Non mi sento di considerarlo un trend», ha dichiarato Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità, durante la conferenza stampa giornaliera. «Servono più dati e questa è una settimana importante», ha sottolineato. Qualche buona notizia arriva proprio dalla Lombardia. Nel focolaio più grande a livello nazionale in numeri non crescono bensì, per il secondo giorno consecutivo, sono in lieve calo. È un incoraggiamento a continuare a stare a casa, per consolidare tali risultati, come invita a fare - in un audio diffuso dalla Regione - anche Mattia, il «paziente 1» di Codogno, che proprio ieri è stato dimesso dopo settimane di lotta contro Covid-19. In «un mese durissimo», ha detto Giulio Gallera, assessore al Welfare della Lombardia in conferenza stampa, «forse è la prima giornata positiva», visto che i dati sono abbastanza in linea con il giorno precedente. «Non c'è da cantar vittoria», ha osservato l'assessore, ma «vediamo una crescita minore». Ci sono 28.761 positivi, (+1.555 nelle ultime 24 ore, però furono +1.691 e +3.200 nei giorni precedenti). Sono calati di 173 unità i ricoverati, il dato più bello: il primo in riduzione su questo fronte. I contagi a Bergamo hanno raggiunto quota 6.471 (+255) ma il giorno precedente erano cresciuti di 347 unità. A Brescia i 5.505 positivi sono stati 588 in più ieri, in linea con i 581 del giorno precedente. Cremona ha un calo importante con 30 nuovi infetti. Un rallentamento si registra anche a Milano, che ha 5.326 positivi, ma ieri sono aumentati di 230 unità contro i 424 di domenica. Anche in città il dato segna un +137 rispetto a +210 e +279 dei giorni precedenti. «Lo sforzo dei milanesi sta producendo risultati», ha concluso Gallera, «è il momento per essere più determinati» nel continuare con il rimanere a casa, anche perché crescono, anche se meno, i decessi: sono 3.366, di cui 320 ieri (erano 361 e i 546 nei giorni precedenti). Anche in Veneto la curva di aumento dei contagi non sembra essere più lanciata verso l'alto come qualche giorno fa. Le persone infette sono 5.505. I casi di positività registrati ieri mattina mostrano un aumento di 233 persone. I decessi salgono a 192 (+5). In isolamento (positivi più loro contatti) ci sono 15.376 veneti. I ricoverati meno gravi sono 1.206 (+29), quelli in terapia intensiva sono 281 (+13) e le persone dimesse sono 327. Nel presentare i numeri, Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, in un punto stampa ha annunciato l'avvio del progetto di «sorveglianza attiva» che punta ad arrivare in un paio di settimane a effettuare 20.000 tamponi al giorno per «stanare» e isolare le persone contagiate da coronavirus e asintomatiche e così diminuire progressivamente i ricoveri nella regione dove è stato scoperto (e spento), a Vo', il secondo focolaio di Covid-19 in Italia. Nelle altre regioni i numeri dei contagi, pubblicati dalla Protezione civile, sono 7.220 in Emilia-Romagna, 4.529 in Piemonte, circa 2.300 nelle Marche e in Toscana, attorno ai 1.500 in Liguria e Lazio, intorno a 900 in Campania, 800 in Puglia, intorno a 600 in Sicilia e Abruzzo, sotto 500 tutte le altre regioni (con il minimo in Molise dove sono 50). Nel Lazio, in particolare, sono stati 157 i nuovi contagiati, ma nei tre giorni precedenti, in media, si registrava un +187 casi al giorno. Il 47,1% dei casi positivi è residente a Roma, dove ogni giorno si registra una crescita costante nell'ordine di una sessantina di casi. «Al Sud la curva non mostra un'impennata», ha commentato Brusaferro, «ma le foto che vedo nella rassegna stampa di giornali meridionali non mi fanno stare tranquillo». Il presidente dell'Iss ha ricordato che «il virus si trasmette da persona a persona a qualsiasi latitudine e serve un atteggiamento rigoroso e unitario in tutto il Paese» sulle distanze sociali. Cresce purtroppo, e raggiunge quota 22, il numero dei medici deceduti a causa del Covid-19. Sono 17 i camici bianchi lombardi che hanno perso la vita e molti di questi attivi nelle zone più colpite dal virus, come Bergamo, Lodi e Cremona. Le ultime due nuove vittime sono Leonardo Marchi, medico infettivologo e direttore della Casa di Cura San Camillo a Cremona, e Manfredo Squeri, medico ospedaliero in pensione, responsabile del reparto di Medicina alla Casa di cura Piccole Figlie di Parma. Forte la denuncia di Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma. Il 13% dei contagi della Capitale sono suoi colleghi: «Non abbiamo le mascherine», dichiara Magi. In Italia, dall'inizio dell'epidemia, secondo l'Iss, sono 4.824 i professionisti sanitari contagiati dal coronavirus (9% dei casi positivi). Anche per questo sono arrivati ieri in Lombardia 52 medici da Cuba.
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)