2022-05-12
L’indagine sui diritti tv non è ancora chiusa
La Lega serie A pronta a presentare una querela contro la richiesta di archiviazione ferma da mesi. L’accusa è che l’ex presidente Miccichè sia stato eletto per favorire Sky-Dazn in cambio di favori. Spunta un giro di denaro orchestrato dal faccendiere Bochicchio.Galleggia ormai da quasi due mesi, tra i corridoi del tribunale di Milano, la richiesta di archiviazione per la nomina a presidente della Lega serie A di Gaetano Miccichè del 19 marzo 2018. Il gip Chiara Valori non si è ancora espresso in merito all’indagine che aveva coinvolto tra gli altri anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, il produttore televisivo Giampaolo Letta e il broker di Capua Massimo Bochicchio. E adesso sembra che la Lega calcio (come anche Mediapro) potrebbe depositare una nuova querela per riaprire il caso. I termini di opposizione alla richiesta di archiviazione sono già scaduti, ma per la querela il termine è di 3 mesi dalla notifica del 17 marzo: c’è tempo insomma fino a metà giugno. A scriverlo nero su bianco è lo studio legale Lonati, in un parere richiesto proprio dalla Lega serie A a fine marzo. La Lega, parte offesa, ci rimise in quella vicenda. Mediapro aveva offerto in totale 3,15 miliardi di euro per tre anni, mentre Sky (insieme con Dazn) alla fine pagò 2,91 miliardi. La differenza è di 240 milioni più i presunti 75 che sarebbero girati nell’affare. Proprio per questo anche alcuni presidenti delle squadre di Serie A starebbero spingendo per portare avanti una nuova battaglia legale, anche perché la stessa perizia dello studio legale non avrebbe valutato tutti gli atti. Le accuse erano a vario titolo di falso, ricettazione, rivelazione di segreto professionale e anche di corruzione nell’ambito della cessione dei diritti televisivi. La storia era legata alle indagini della guardia di finanza sull’asta 2018-2021, condotta quando Malagò era commissario straordinario, e poi continuata con l’elezione di Miccichè, nomina che «sarebbe stata funzionale a intervenire sulla procedura di aggiudicazione dei diritti televisivi del calcio 2018-2021 orientandola a favore di Sky». Secondo le fiamme gialle, quella elezione presentava diverse irregolarità per presunti conflitti di interessi, Miccichè era presidente di Banca Imi, banca in rapporti economici con diverse società di Serie A, nonché componente, con il presidente del Torino Urbano Cairo, del consiglio di amministrazione di Rcs Mediagroup. Stando alle indagini, anche il verbale dell’assemblea non era veritiero. Per di più anche il voto del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis non riportava il nome di Miccichè, ma un laconico e di difficile interpretazione «Sì». Alla fine, come noto, quei diritti televisivi mesi dopo furono assegnati a Sky Italia, tra un nuovo bando, trattative varie e il commissariamento del presidente della Figc. La polizia giudiziaria ipotizzava quindi che l’operazione Miccichè non solo sarebbe stata funzionale proprio a intervenire sulla procedura di aggiudicazione dei diritti televisivi del calcio in Italia, ma avrebbe portato anche ai protagonisti benefici passati attraverso un contratto di compravendita di diritti cinematografici stipulato tra Sky e una società del gruppo Medusa, messa a disposizione da Letta e investiti mediante il fondo di diritto inglese Tiber Capital gestito da Bochicchio. A sostegno delle indagini delle fiamme gialle ci sono almeno 24.000 pagine di intercettazioni, anche tra Malagò e Bochicchio. Gli inquirenti milanesi hanno verificato che Bochicchio «è risultato essere il protagonista di una imponente articolata e continuata operazione di riciclaggio internazionale attraverso la creazione, gestione e utilizzazione di Tiber Capital e Kidman»: a Roma il 20 giugno è attesa una nuova udienza per il broker. Ma secondo i pm Giovanni Polizzi e l’aggiunto Maurizio Romanelli l’impianto accusatorio non regge. Perché, nonostante le indagini abbiano confermato i rapporti confidenziali e abbiano fatto emergere «l'evidenza di incontri di persona di Malagò e Miccichè con Zappia, Letta e Bochicchio in giorni e ore estremamente prossimi ai momenti di snodo che hanno caratterizzato l’intera vicenda», non ci sono elementi riconducibili alla «gestione da parte del primo (Bochicchio, ndr) di provviste afferenti al presidente del Coni». Rispetto alla votazione, poi, proprio Malagò di fronte ai pm aveva rivendicato la necessità di un intervento per «la situazione di preoccupante stallo che vedeva coinvolte la più importante federazione sportiva nazionale e la principale delle associazioni calcistiche a essa affiliate, entrambe prive dei rispettivi vertici, in un momento asseritamente cruciale per il mondo sportivo italiano». In buona sostanza, secondo gli inquirenti, ci sarà stata anche «una serie di vistose anomalie procedurali che hanno consentito di arrivare «alla nomina di Miccichè» ma «tali elementi non appaiono sufficienti per promuovere l’azione penale in relazione all’ipotesi corruttiva «secondo cui la nomina di Miccichè, promossa e realizzata da Malagò, possa avere costituito lo strumento per intervenire abusivamente sulla gara per i diritti televisivi, allora provvisoriamente assegnata a Mediapro, deviandone gli sviluppi ulteriori sino alla conclusione del contratto con Sky Italia».
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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