
Il “duello” tra Fathi Bashagha e Abdul Hamid Dbeibah rischia di spaccare ulteriormente il Paese. La Libia è nuovamente a rischio caos. Giovedì scorso, la Camera dei rappresentanti con sede a Tobruk ha nominato come nuovo premier l'ex ministro dell'Interno Fathi Bashagha, che dovrebbe formare un nuovo governo nel giro di due settimane. La mossa rischia adesso di complicare ulteriormente il già turbolento contesto politico libico, anche perché l’attuale premier Abdul Hamid Dbeibah (che è recentemente sfuggito a un tentativo di assassinio) non sembra avere la minima intenzione di fare un passo indietro, sostenendo che lascerà il potere soltanto dopo le elezioni. “La scelta del parlamento di un nuovo governo è un altro tentativo di entrare a Tripoli con la forza”, ha non a caso tuonato, paragonando di fatto la nomina di Bashagha al tentativo di conquistare Tripoli condotto nel 2019 dal generale Khalifa Haftar. Quello stesso Haftar che ha dato il proprio endorsement alla designazione di Bashagha. E’ del resto in questo contesto che, secondo Al Jazeera, battaglioni provenienti da Misurata, Khoms e Zlitan sono confluiti sabato a Tripoli con circa 300 veicoli armati per sostenere Dbeibah. “Naturalmente, il motivo della nostra presenza qui in primo luogo è preservare il percorso democratico in Libia. Abbiamo aderito alla rivoluzione nel 2011 a causa del governo dei militari, non accettiamo il governo dei militari. Siamo qui per difendere la legittimità internazionale e il nostro obiettivo è preservare la legittimità”, ha affermato il colonnello Ibrahim Mohamed, comandante sul campo della Joint Operations Force. Tra l’altro, sempre Al Jazeera ha riferito che sarebbe stato proprio Dbeibah a richiedere la mobilitazione di queste forze. Insomma, sembra che stiano tornando a registrarsi profondissime spaccatura tra l’Est e l’Ovest del Paese, con il serio rischio che possa presto riesplodere una nuova guerra civile. Ricordiamo che le elezioni, originariamente previste per lo scorso 24 dicembre, sono naufragate. Tutto questo, mentre una nuova data per tenerle è ancora lontana dall’essere fissata (poche settimane fa, la Commissione elettorale libica aveva reso noto che fossero necessari alcuni mesi). Questa situazione sta avendo già delle ripercussioni internazionali. L’Egitto ha quasi subito riconosciuto la nomina di Bashagha. In una dichiarazione, il portavoce del ministero degli Affari esteri egiziano, Ahmed Hafez, ha affermato che Il Cairo ha “fiducia nella capacità del nuovo governo libico di espellere dal Paese tutti i mercenari e le forze straniere, preservare l'unità e la sovranità della Libia e spianare la strada per tenere le elezioni”. Ricordiamo, sotto questo aspetto, che l’Egitto sia uno storico sostenitore del generale Haftar che, come abbiamo visto, ha a sua volta prontamente accolto con favore la nomina di Bashagha a premier. Le Nazioni Unite, dal canto loro, continuano invece a riconoscere –almeno per il momento– Dbeibah. Più in generale, non è al momento troppo chiaro se l’ascesa al potere di Bashagha possa portare a un rimescolamento delle alleanze internazionali sul dossier libico. Secondo quanto riferito da Abc News, il premier designato dal parlamento di Tobruk godrebbe infatti di legami piuttosto trasversali. “Durante il suo mandato come ministro dell'Interno dal 2018 fino all'inizio del 2021”, riferisce la testata americana, “ha coltivato legami con Turchia, Francia e Stati Uniti, ma anche con Egitto e Russia”. Resta tuttavia il fatto che le sue connessioni più forti siano con il fonte pro-Haftar. Bisognerà quindi vedere innanzitutto come si muoverà la Turchia, che – nonostante qualche timido tentativo di avvicinamento – non nutre simpatia per il generale della Cirenaica e che vanta invece legami abbastanza solidi con Dbeibeh. E’ tuttavia significativo che, secondo France24, a favore di Bashagha sembrerebbe essersi schierato anche il presidente dell’Alto consiglio di Stato, Khalid al-Mishri: costui è un esponente del Partito della Giustizia e dello Sviluppo, una formazione partitica legata ai Fratelli musulmani e quindi piuttosto vicina al presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Insomma, la situazione al momento resta poco chiara. Bisognerà pertanto capire innanzitutto se le tensioni interne alla Libia siano destinate ad acuirsi. E, in secondo luogo, come deciderà di muoversi Bashagha sul piano internazionale. Un elemento, questo, che l’Italia deve monitorare attentamente. Anche perché, come abbiamo visto, il premier designato gode dell’appoggio di Haftar e di al-Sisi: due figure notoriamente molto vicine alla Francia.
2025-09-14
Il fanatismo green è dannoso. Per il clima che muta servono più nucleare e desalinizzatori
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)
La decarbonizzazione forzata ammazza l’economia e non porta benefici alla Terra. Bisogna «ecoadattarsi» con investimenti sensati, che si riveleranno pure redditizi.