2020-08-20
L’inciucio si è già inceppato. Sui territori M5s e Pd non si mettono d’accordo
Antonella Laricchia, candidata del M5s alla presidenza della Regione Puglia (Ansa)
L'appello di Giuseppe Conte urta i 5 stelle locali. La pugliese Antonella Laricchia: «No a Emiliano». Attriti pure nelle Marche. Francesco Boccia: «Chiederemo ai vostri di votare i candidati scelti da noi».Ha riscosso un vero e proprio successone, l'appello di Giuseppe Conte a Pd e M5s ad allearsi in Puglia e nelle Marche: non solo nessuno si è filato di striscio il premier, ma il risultato è stato quello di far letteralmente inviperire i parlamentari e i dirigenti locali pugliesi (e, con diverse sfumature, quelli marchigiani). Al Fatto Quotidiano, ieri, Conte ha detto di trovare ragionevole «che le forze politiche che sostengono il governo provino a dialogare anche a livello regionale. In Puglia e nelle Marche», ha sottolineato il premier, «presentarsi divisi espone al rischio di sprecare una grande occasione». In realtà il terrore di Conte è che Puglia e Marche, attualmente governate dal centrosinistra, il prossimo 21 settembre diventino entrambe di centrodestra: i due candidati di Fratelli d'Italia, rispettivamente Raffaele Fitto e Francesco Acquaroli, infatti, sono segnalati dai sondaggi in vantaggio sugli avversari, l'uscente Michele Emiliano e Maurizio Mangialardi, entrambi del Pd.«Mi aspetto che in queste ore», ha ammonito ad Agorà, su Rai 3, il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, «il M5s risponda all'appello di Conte. Il Pd ha già risposto, mi aspetto una risposta su Marche e Puglia. Se questa risposta non dovesse arrivare», ha minacciato Boccia, «sarà inevitabile la nostra richiesta, dove possibile, di voto disgiunto, perché se non si vota il candidato di centrosinistra vince la destra». La risposta è arrivata, ed è stata una porta sbattuta in faccia a Conte e pure a Boccia: salvo clamorosi imprevisti, in Puglia e nelle Marche non ci sarà alcun accordo. Non solo: a quanto risulta alla Verità da fonti di primissimo piano del M5s, l'appello di Conte ha innervosito non poco i parlamentari pugliesi e i dirigenti locali pentastellati. «In Puglia i nostri», confida un parlamentare grillino di peso, «non vogliono neanche sentir parlare di Emiliano, e Conte poteva risparmiarsi questa uscita a poche ore dalla chiusura delle liste».La candidata presidente del M5s in Puglia (regione di origine del premier) Antonella Laricchia ha pubblicato un post su Facebook durissimo nei confronti di Conte: «Amo i pugliesi e le loro scelte vanno rispettate, non temute, né manipolate. In questi giorni, questa mattina in particolare», ha scritto la Laricchia, «sto ricevendo tanto amore da loro e messaggi con cui mi incoraggiano ad andare avanti, senza fare alleanze di alcun tipo con chi sta ammazzando il futuro della Puglia. Sono sorpresa dai titoli di oggi, che a una prima lettura contraddicono i contenuti di un dialogo cordiale, intelligente, profondo, che ho avuto pochi giorni fa con Giuseppe Conte. Immagino», ironizza la candidata presidente del M5s, «che l'intervista sia stata enfatizzata o distorta. Più importanti dei miei vantaggi personali (mi hanno promesso poltrone certe, prestigio assicurato) o di Giuseppe Conte (una maggioranza parlamentare teoricamente più rinsaldata), ci sono gli interessi dei pugliesi. Michele Emiliano, oltre a essere pericoloso per la Puglia, non è credibile: se parla per un quarto d'ora di fila è ben capace di iniziare a esporre una tesi e finire per sostenerne una diametralmente opposta all'interno dello stesso discorso. La mia presenza non è scontata, chiaramente sono sacrificabile in ogni momento, se qualcuno lo decide dall'alto. Ma non chiedetemi di piegare la testa», sottolinea la Laricchia, «piuttosto trovate il coraggio di tagliarla, se volete salvare la mala politica di Emiliano e Fitto, perché finché non sarò rimossa da questo ruolo che mi è stato attribuito, andrò avanti a guidare questa opportunità di cambiamento». Un bel siluro verso Palazzo Chigi, non c'è che dire. Ma se Giuseppi in Puglia piange, nelle Marche non ride, anche se qui in realtà, stando a quanto trapela da fonti del territorio, la possibilità di chiudere un accordo Pd-M5s ci sarebbe, ma il problema è che il reggente dei grillini, Vito Crimi, non riesce a convincere il candidato alla presidenza del M5s, Gianni Mercorelli, a fare un passo indietro. «Una possibile alleanza tra M5s e Pd per le regionali nelle Marche», ha ribadito ieri Mercorelli, «non c'è, anche se l'uscita del presidente del Consiglio Giuseppe Conte è comprensibile, perché governa con una coalizione ed è naturale che ne auspichi la replica sul territorio. Comprendo Conte perfettamente ma evidentemente non è al corrente di quello che succede sui territori. Ne è la prova che non siamo soli: su 6 regioni, in 5 non andremo con il Pd». Niente male: un candidato presidente M5s che dice chiaro e tondo che il presidente del Consiglio, sostenuto dal M5s, non sa nulla di quello che succede in Italia. «Il Pd», ha aggiunto Mercorelli, «non ha avuto alcuna elasticità nei mesi scorsi per trovare elementi di condivisione né sui punti programmatici né sui personaggi, proponendo la replica del presidente uscente. La discontinuità sarebbe stata accolta in maniera differente, ma Mangialardi nelle Marche ed Emiliano in Puglia ci sono stati proposti come intoccabili e inamovibili».Dunque, il matrimonio non s'ha da fare: con buona pace di Giuseppi Conte il M5s non ci sta a rinunciare ai propri candidati consegnandosi nelle mani del Pd. L'unica regione dove l'unione tra i due partiti di maggioranza si è celebrata è la Liguria, ma il giornalista Ferruccio Sansa, a giudicare dai sondaggi, si avvia verso una clamorosa sconfitta contro il presidente uscente di centrodestra, Giovanni Toti. Le regionali del prossimo 20 e 21 settembre si annunciano come l'apocalisse del governo giallorosso.