
Il sindaco di Torino, Chiara Appendino, registra all'anagrafe i figli di tre coppie gay scavalcando la legge. Un gesto simile a quello compiuto mesi fa dal democratico Beppe Sala a Milano. Sui temi etici le posizioni comuni sono tante. Persino troppe. Dei cosiddetti «temi etici», in questi giorni di stravaganti alchimie, parlano pochissimo. Eppure è proprio su questo terreno accidentato - ma decisivo - che il Partito democratico e il Movimento 5 stelle sperimentano accoppiamenti ben poco giudiziosi. Ieri mattina il sindaco pentastellato di Torino, Chiara Appendino, ha trascritto all'anagrafe gli atti di nascita dei figli di tre coppie gay. I bimbi sono quattro in totale, di cui tre (i gemelli di una coppia di uomini e il figlio di una coppia di donne) nati all'estero. L'unico nato in Italia si chiama Niccolò Pietro, ed entrambe le sue madri sono state riconosciute come genitori. Si tratta di Chiara Foglietta (che è la madre biologica), consigliere comunale torinese del Pd, e della sua compagnia Micaela Ghisleni. Era stata proprio la Foglietta, pochi giorni fa, a sollecitare l'intervento dell'Appendino. Quando l'esponente del Pd si è presentata all'anagrafe per registrare il figlio (nato con fecondazione assistita), i funzionari le hanno risposto che non si poteva. Così, la donna si è scatenata sui giornali: «Mi sarei aspettata che la sindaca, che mi ha inviato un mazzo di fiori in ospedale, o l'assessore alle Pari opportunità, Marco Giusta, che conosco da dieci anni, risolvessero la questione come gesto politico». Dopo la gentile richiesta, a strettissimo giro è arrivato l'annuncio del sindaco: «La città di Torino», ha dichiarato, «ha la ferma volontà di dare pieno riconoscimento alle famiglie di mamme e di papà con le loro bambine e i loro bambini. Da mesi stiamo cercando una soluzione compatibile con la normativa vigente. Dopodiché la nostra volontà è chiara e procederemo anche forzando la mano». L'Appendino ha mantenuto la promessa, e la mano l'ha forzata eccome. Non solo il sindaco ha scavalcato l'ordinamento italiano, secondo cui il bambino dovrebbe essere registrato come figlio del solo genitore biologico. Ma, di fatto, nel caso della coppia omosessuale maschile, ha avallato la gestazione per altri, che in Italia è ancora un reato, punito con la reclusione da 3 mesi fino a 2 anni e con multe che vanno da 600.000 fino a un milione di euro. Alla prima cittadina pentastellata, però, tutto questo non importa. Anzi, l'Appendino è apparsa fierissima di avere benedetto «il primo bambino nato in Italia da due mamme a poter risultare fin dalla nascita come figlio di due madri» (così lo ha definito Chiara Foglietta). Nessun giudice si è espresso, nessuna legge in materia è stata discussa in Parlamento. Semplicemente, il sindaco di Torino ha fatto di testa sua. Ed è proprio qui che si cementa l'intesa con il Pd. Non solo perché parliamo del figlio di un consigliere comunale dei democratici. Ma pure perché il gesto dell'Appendino ha un precedente. Lo scorso gennaio, il sindaco di Milano Beppe Sala (in quota Pd), ha fatto trascrivere all'anagrafe il certificato di nascita di due gemellini di una coppia gay. Un maschietto e una femminuccia nati in California grazie alla «gestazione per altri», cioè l'utero in affitto. L'unica differenza con quanto accaduto a Torino sta in una sentenza della corte d'Appello di Milano, che nel 2017 ha imposto al Comune di trascrivere i certificati di nascita dei due figli di un'altra coppia gay (anch'essi nati in California). C'era una sentenza di mezzo, insomma. L'Appendino, invece, ha agito spontaneamente, senza scomodare i tribunali. Il rispetto della legge italiana, a quanto pare, è un valore soltanto quando è utile alle anime belle progressiste. Da mesi associazioni e politici di area Pd si sgolano ripetendo che in alcune zone d'Italia il «diritto all'aborto» non è tutelato, che la legge 194 viene disattesa perché negli ospedali ci sono troppi obiettori di coscienza. Alcune regioni, come il Lazio, hanno addirittura bandito concorsi specifici per trovare medici che pratichino aborti. Se difende e promuove l'aborto, la legge va bene. Ma se proibisce l'utero in affitto o la registrazione dei figli di una coppia gay, allora va allegramente ignorata. Curioso, no?Resta, in ogni caso, il dato politico. Su questi argomenti, Pd e 5 stelle sembrano convergere. Proprio il sindaco Sala, tra l'altro, pochi giorni fa ha invitato i democratici a riaprire il dialogo con i pentastellati. Se un'eventuale alleanza dovesse produrre frutti come quelli visti ieri a Torino, non c'è molto di cui gioire...
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Oggi, a partire dalle 10.30, l’hotel Gallia di Milano ospiterà l’evento organizzato da La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Una giornata di confronto che si potrà seguire anche in diretta streaming sul sito e sui canali social del giornale.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Il conservatore americano era aperto al dialogo con i progressisti, anche se sapeva che «per quelli come noi non ci sono spazi sicuri». La sua condanna a morte: si batteva contro ideologia woke, politicamente corretto, aborto e follie del gender.