L’altoforno 4 va avanti a singhiozzo: di questo passo il sito di Taranto non supererà 1,5 milioni di tonnellate nel 2024. Il pareggio è previsto a quota 6 milioni. E Adolfo Urso torna a parlare di causa per i danni contro Arcelor.A distanza di pochi giorni dall’ultima fermata non programmata, ieri mattina Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, ovvero l’ex Ilva, ha dovuto fermare di nuovo l'altoforno 4, attualmente l'unico in funzione nello stabilimento essendo fermi da mesi gli altiforni 1 e 2. La parte interessata sono le tubiere e le ventole porta vento che movimentano l’aria necessaria all’altoforno per la produzione della ghisa. Acciaierie d’Italia ha subito assicurato che la marcia dell’altoforno sarebbe stata riattivata già in serata aggiungendo che «alle ore 3 circa di stanotte (la notte tra domenica e lunedì, ndr) abbiamo dovuto effettuare una fermata rapida di Afo 4 per il danneggiamento di una tubiera». «La manovra», hanno spiegato da Adi, «è stata effettuata in piena sicurezza secondo i nostri standard. Le operazioni di ripristino prenderanno circa 12-16 ore. Si sta gestendo secondo le procedure consolidate e la ripartenza è prevista nel prossimo terzo turno», ovvero quello dalle 23 alle 7 del mattino. L’azienda ha inoltre puntualizzato che non c’è stato scoppio della tubiera porta vento come dichiarato in un primo momento da fonti sindacali. Proprio nei giorni scorsi, però, l’altoforno 4 era rimasto fermo per qualche giorno per uno strappo al nastro trasportatore che lo alimenta. La critica condizione degli altiforni e di molti altri impianti della fabbrica ha spinto i commissari dell’amministrazione straordinaria a mettere in cantiere per il 2024 - sarà avviato a giugno - un piano per la ripartenza che prevede 330 milioni di lavori tra ripristini e rifacimenti di cui 280 a Taranto. Tra i lavori quelli sull’altoforno 2 per rimetterlo in marcia da settembre prossimo. Lo scorso 14 maggio, intervistato al «Giorno della Verità», il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso aveva detto «i commissari stanno avviando tutte le opere necessarie, a cominciare dalla manutenzione, per la ripresa produttiva dell’ex Ilva perché quando sono giunti in azienda era in attività un solo altoforno, cioè il 4, a ritmo ridotto perché non era stata fatta manutenzione, gli altri due forni erano stati chiusi». Anche l'altoforno 4, aveva sottolineato Urso, aveva quattro giorni di autonomia, «quindi siamo riusciti a intervenire in tempo per salvarlo e ora sono state attivate le misure per la manutenzione, anche degli impianti collaterali, per riprendere a produrre. Questo avverrà, la ripresa e il rilancio produttivo, nei prossimi mesi e nel frattempo già nei prossimi giorni alcune multinazionali del settore visiteranno gli impianti per capire se il loro interesse manifesto si possa concretizzare, con proposte che valuteremo prima di tutto sul piano industriale». Ieri al Messaggero il ministro è inoltre tornato sull’ipotesi di una causa nei confronti di Arcerol Mittal: «Spero che vi sia un accordo sull’ammontare del risarcimento. Sono state certificate oltre mille criticità agli impianti. E si stanno valutando anche i danni potenziali per la mancata produzione», ha detto.Il problema, se non ci saranno altri guasti, è che l’Ilva probabilmente chiuderà il 2024 con solo 1,5 milioni di tonnellate di acciaio prodotte. In uno stabilimento che sotto i 5-6 milioni di tonnellate produce in perdita. Nel 2023 sono state prodotte 3 milioni di tonnellate. Negli anni precedenti la media era stata di 7 milioni di tonnellate. Nel 2016, per esempio, la stessa fabbrica ne produceva 6 milioni. Intanto, dopo una lunga catena di errori, dodici anni di singhiozzo all’Ilva hanno già lasciato per strada due punti di Pil. Durante tutti gli anni Sessanta Taranto produceva da sola 4,5 milioni di tonnellate annue. Se la ex Ilva si spegne chi vorrà rilevarla? In questi mesi si sono fatti i nomi dell’italiana Arvedi e soprattutto dell’ucraina Metinvest, a cui si aggiungono gli indiani di Vulcan Green Steel e di Steel Mont, altro gruppo siderurgico indiano. Il ministro Urso ha ribadito che 150 milioni di patrimonio destinato sono già stati erogati e altrettanti lo saranno a brevissimo per le opere di manutenzione, «assolutamente urgenti e necessarie», e che in queste settimane «alcune multinazionali del settore visiteranno gli impianti per capire se il loro interesse già manifesto si possa concretizzare». Speriamo.Nel frattempo, oggi iniziano le assemblee in fabbrica con i dipendenti, e andranno avanti per una settimana. A seguire, sarà la volta dei lavoratori Ilva in amministrazione straordinaria. «Sarà, come sempre, un momento di confronto, per fare il punto della situazione, ma anche per fare un focus in particolare sulle nostre proposte accolte dall’amministrazione straordinaria», hanno spiegato Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell’esecutivo confederale Usb.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





