2022-01-22
Il libretto rosso di Walter Ricciardi invita a seguire il modello cinese
In un nuovo saggio il consulente di Roberto Speranza regola i conti con i colleghi medici e con i politici che lo hanno criticato. E sogna il pugno di ferro sanitario: controlli a tappeto, limiti all’informazione e argine al dissenso.Che Walter Ricciardi nutrisse qualche simpatia per i modelli autoritari, in effetti, lo avevamo sospettato. A furia di sentirlo insistere sui lockdown, le chiusure e le restrizioni il pensiero che il consulente del ministro Roberto Speranza agognasse il pugno di ferro ci era balenato in testa. Ora, a mesi di distanza, abbiamo la conferma. Intervistato da Repubblica, il noto telemedico ha illustrato la sua ultima trovata: seguire l’esempio cinese. «Oltre a vaccinare tutti, bisognerebbe fare i tamponi alla stragrande maggioranza degli italiani e isolare gli infetti», ha spiegato. «Se ne uscirebbe in 8 giorni. È un’operazione che tutti dicono sia impossibile ma i cinesi per un caso testano 10 milioni di persone». Ma certo: guai a percorrere la strada tracciata dal Regno Unito, che ha abolito le restrizioni e sta meglio di noi, o dalla Spagna, dove la psicosi sanitaria è quasi inesistente. Meglio ispirarsi alla più potente dittatura del pianeta. La quale, per altro, non è riuscita a sconfiggere la malattia a dispetto della terrificante politica «zero Covid» perseguita negli ultimi due anni, che ha comportato misure draconiane, sorveglianza brutale della popolazione e chiusure continue.A quanto sembra, però, Ricciardi è parecchio affascinato dagli approcci da «tallone di ferro», e lo dimostra - oltre che nelle numerose interviste - pure nei libri che ultimamente pubblica a raffica. Nel novembre del 2021 il mega consulente ha mandato in stampa un volume intitolato Sanità pubblica (Vita e Pensiero) contenente preziose osservazioni sul Covid. Ora torna sugli scaffali in grande stile con una nuova opera intitolata Pandemonio. Quello che è successo, quello che non dovrà più succedere (Laterza). Sfogliando il pregevole manufatto si scoprono molte cose interessanti. Ad esempio che il dottor Ricciardi è uno che non dimentica tanto facilmente. Il primo capitolo del libro contiene una bella collezione di frasi di politici che, almeno all’inizio, avevano sottovalutato l’impatto della pandemia. Ricciardi cita Nicola Zingaretti che parlava di «allarmismi ridicoli», e non trascura Lucia Azzolina, Giuseppe Conte e vari altri esponenti di destra e di sinistra. Tutto più che legittimo, per carità. Però se dovessimo applicare il metodo di Ricciardi a Ricciardi medesimo ci sarebbe da divertirsi, considerando il numero di dichiarazioni contraddittorie o smentite dai fatti che il luminare ha accumulato.Sulle sue esternazioni, ovviamente, il professore fa calare un pietoso velo. Allo stesso modo, trascura le evidenti mancanze del suo superiore, ovvero il ministro Speranza, del quale ha avuto modo di apprezzare «lo stile istituzionale e il garbo mostrato nei miei confronti». Per il resto, manco una parola sul piano pandemico mai applicato o sul caso del report realizzato da Francesco Zambon per l’Oms e poi censurato. Ricciardi non ricorda nemmeno di aver definito i lockdown «una misura di cieca disperazione». Anzi, spiega che «eravamo stati costretti a una misura di inaudita gravità: bloccare per primi un intero Paese. Era la decisione da prendere, l’unica possibile». E poco male se, col senno di poi, sull’efficacia delle chiusure totali gli esperti stiano ancora animatamente discutendo. Il nostro eroe dimentica poi lo studio scientifico del 2019 - da lui firmato - in cui si rilevava come la mortalità media dell’influenza stagionale fosse superiore a quella causata oggi dal Covid. E, manco a dirlo, sorvola sulle decine e decine di affermazioni snocciolate dal 2020 a oggi che si è dovuto rimangiare non troppo tempo dopo averle pronunciate.Chiaro, può succedere: riconoscere i propri errori è difficile per tutti, e lo diciamo senza ironia. Proprio per questo, però, Ricciardi farebbe bene ad andarci un po’ più cauto con i giudizi. Invece, per lo più, usa il randello: ad esempio contro le Regioni, in particolare la Lombardia, accusandole sostanzialmente di essere la causa di ogni male. Egli attacca ferocemente Donald Trump (a cui dedicò mesi fa un tweet irrisorio decisamente inopportuno) e Boris Johnson; non risparmia «populisti e sovranisti»; bacchetta la Lega «anti immigrati»; insomma ne ha per tutti.Ripetutamente, nel corso del libro, il professore fa capire quanto gli piacerebbe che il governo avesse mostrato e mostrasse la faccia dura, poliziesca. «È di evidenza palmare», scrive, «che durante le epidemie è necessaria un’unica catena di comando e comunicazione, basata sull’evidenza scientifica, per evitare le mediazioni legate alle diverse sensibilità politiche che facciano perdere tempo». In realtà, ciò che si dovrebbe fare in caso di pandemia è seguire i piani pandemici messi a punto da esperti che lavorano per istituzioni democratiche, e non abolire la democrazia. Se non ci fossero state le (purtroppo esigue) mediazioni politiche che Ricciardi tanto depreca, oggi saremmo ancora più sottomessi al totale arbitrio governativo. Quanto alle «evidenze scientifiche», beh, su quelle esibite dal geniale consulente si potrebbe discutere.Giusto un piccolo esempio. Ricciardi continua a imputare la famigerata seconda ondata ai cattivi comportamenti degli italiani. Un intero capitolo del suo testo è dedicato alla «sciagurata estate» del 2020: «Migliaia di turisti italiani si affollarono in bar, ristoranti, alberghi e discoteche, senza mascherine, senza distanza di sicurezza, senza igiene. Sì, in discoteca, perché alcune regioni, a partire dalla Sardegna, avevano autorizzato la riapertura del posto ideale per favorire il contagio». Capito? Anche se i numeri dimostrano che i contagi iniziarono con la ripresa massiva delle attività lavorative e ovviamente con l’irrigidimento del clima, Ricciardi insiste a puntare il dito contro i locali da ballo, i quali versano ancora oggi in condizioni di tremenda difficoltà (quando non sono falliti).Ciò che più irrita il consulente di Speranza, tuttavia, è il dissenso. Dopo essersi rammaricato per l’assenza di una unica catena di comando e informazione, Ricciardi spiega che lui avrebbe voluto, già due anni fa, «il contenimento dei fenomeni di negazionismo e di protesta». Sentite che scrive: «È stata sconcertante la leggerezza con cui alcuni clinici e virologi si sono avventurati in ricostruzioni e proposte di sanità pubblica che hanno contribuito ad alimentare la confusione dei cittadini. E non ha giovato […] la frequente cattiva o inutile modalità informativa dei media che, pure dedicando molte ore al tema, non sono riusciti a far capire la gravità della situazione». Ma certo, come no: la vera sciagura dell’Italia è stata quella che Ricciardi chiama «rabbia populista» alimentata da «politici di alto livello», da suoi colleghi come Alberto Zangrillo e dalla «paranoia anti vax»…Controllo dell’informazione, repressione delle proteste, limitazione della discussione politica, tracciamento a tappeto e chiusure: ecco il modello di Mao-Tse-Ricciardi, specialista in medicina cinese (e l’agopuntura, purtroppo, non c’entra).