2020-04-04
A casa fino al 16 maggio. O forse no. Borrelli ci prende per i fondelli
Il capo della Protezione civile dà i numeri sul fine quarantena. Non è solo incapacità, è la stessa strategia che i padri usano con i figli. A forza di bugie l'uomo che dovrebbe gestire la crisi prova a fregare gli italiani.A casa fino a Pasqua e Pasquetta. No, a casa fino al 25 aprile, che diventa festa della non liberazione. No, a casa fino al Primo maggio, su coraggio come cantava Umberto Tozzi. Anzi no, il Primo maggio è troppo. E allora: a casa fino al 16 maggio. Ma non era troppo il Primo maggio? Che importa: punto, due punti, punto e virgola, e punto 16 maggio. Ma sì, dai facciamo vedere che abbondiamo. Totò e Peppino ci fanno un baffo: il commercialista Angelo Borrelli, già specializzato revisore dei conti e ormai anche un po' revisore delle date, sarebbe in effetti un comico perfetto, se non fosse protagonista di una tragedia. È riuscito infatti nella stessa giornata a sparacchiare al vento una serie di numeri a casaccio, manco stesse giocando al lotto sulla ruota di Bari. E invece stava giocando al lotto con la vita delle persone. Sulla ruota dei baroni. Scusate, ma proprio non si capisce perché il capo della Protezione civile, in un momento così delicato, a) debba concedere interviste a raffica per poi smentirle; e b) debba usare queste interviste per lanciare ballon d'essai sulla tenuta psicologica e nervosa degli italiani. I quali italiani si stanno comportando benissimo, ma proprio per questo meriterebbero di essere trattati da persone adulte. E non da bambini a cui sveli la verità pezzo a pezzo. «Papà, il viaggio è ancora lungo?». «No, siamo quasi arrivati. Intanto tieni il leccalecca e dormi». Chiunque abbia avuto bimbi sull'auto per la vacanza (quando ancora si poteva) è caduto almeno una volta nella pietosa bugia. «Siamo quasi arrivati» ai miei figli lo dicevo anche quando mancavano 300 chilometri alla meta, tanto sapevo che il leccalecca e Morfeo avrebbero provveduto al resto. Ma, per l'appunto, avevo a che fare con infanti. Bebé. Gli italiani non sono bebé. Sono adulti (vorrei dire adulti e vaccinati, ma purtroppo il vaccino non esiste), e per di più stanno dimostrando una maturità e una responsabilità straordinarie. E allora perché Borrelli va ancora avanti a bugie e leccalecca come se avesse di fronte a sé dei mocciosetti lamentosi? Quest'uomo, che sta gestendo l'emergenza con il grigiore burocratico del contamorti, incapace di sciogliere i nodi e gli inghippi della macchina amministrativa, lento nel fornire mascherine e respiratori, evidentemente inadatto al ruolo e senza il piglio necessario per farsi dare il potere decisionale che la situazione richiederebbe, ogni sera compare nelle nostre case per stilare l'elenco del camposanto. E poi svicola a ogni domanda dei colleghi giornalisti, girando gli interrogativi ora alla sua destra ora alla sua sinistra, dove compaiono a turno Lord Voldemort e Albus Silente, i Corvineri del comitato scientifico, gente capace di dare informazioni sbagliate anche quando non dicono nulla, come è successo nel caso della nota interpretativa sui bambini a passeggio. E dunque la domanda è: caro Borelli, ma se lei ha qualcosa da dire, perché non lo dice nella quotidiana conferenza stampa, appena finito di esibirsi nella abituale numerazione delle salme? Invece, nulla. In conferenza stampa il capo della Protezione civile tace o bofonchia. Poi la mattina dopo si diletta nei collegamenti con le trasmissioni radiofoniche, come se non avesse nulla di più urgente da fare. Ieri, per esempio, era a Radio Anch'io (Radio 1) dove si è lasciato andare: «Credo proprio che anche il Primo maggio staremo a casa: non credo che questa situazione passerà per quella data». Naturalmente la notizia è subito stata rilanciata da agenzie e siti on line, e allora Borrelli si è pentito e ha rilasciato una nota all'Ansa per dire che «l'orizzonte temporale resta quello del 13 aprile» e «ogni valutazione sulle misure restrittive spetta al governo». Ma si era dimenticato, il tapino, che nel frattempo aveva parlato anche con un'altra emittente radiofonica, Radio Capital, dove si era spinto ancora più in là fissando la possibile riapertura al 16 maggio. Il 16 maggio potrebbe essere la data giusta?, gli hanno chiesto. E lui: «Potrebbe». E poi di nuovo: «Il 16 maggio potrebbe essere la data giusta, ma non voglio fare date». Splendido no? Questa è la data giusta, ma non voglio fare date. Che è un po' come dire a un tizio: «Sei un rimbambito, ma non voglio insultarti». Ogni riferimento a fatti o persone citate in questo articolo è puramente casuale.Il risultato è chiaro (si fa per dire) a tutti: nel giro di una mattina abbiamo saputo che resteremo agli arresti domiciliari fino al 13 aprile (Pasqua e Pasquetta), però forse anche fino al Primo maggio, però forse anche al 16 maggio, però forse anche un po' più in là. E tutto questo mentre il capo della Protezione civile sparava data ad minchiam dicendo però che non voleva parlare di date. Se fosse la prima volta che si verifica una situazione del genere potremmo pensare che sia un errore. Siccome, invece, si ripete regolarmente pensiamo che non sia un errore ma una precisa strategia di comunicazione: non ci dicono tutta la verità, ma la lasciano trapelare pezzo a pezzo, a piccole dosi, fingendo che sia una svista, una boutade o un'indiscrezione giornalistica. Il motivo? Semplice: così la gente comincia ad abituarsi all'idea, la digerisce poco a poco, ci fa il callo e quando arriva l'annuncio choc («ancora 15 giorni», «il blocco continua», eccetera) non c'è più lo choc. Ma solo la rassegnazione. Proprio come è successo anche l'ultima volta. Ricordate? Quando il premier Conte ha comunicato che avremmo passato Pasqua a casa, lo sapevamo già tutti. Ma il dubbio è: fino a quando gli italiani accetteranno di essere presi per i fondelli? Fino a quando sopporteranno la mancanza di chiarezza? E, se permettete, pure di serietà? Siamo tutti responsabili in questo periodo: le notizie, anche quelle brutte, vorremmo riceverle da persone che hanno il coraggio di dircelo, chiaramente, guardandoci negli occhi. Trattandosi da adulti. La strategia delle balla spaziale potrebbe essere efficace se fossimo su un'auto che viaggia verso le vacanze con il papà al volante e il bambino dietro che fa i capricci. Ma non è così. La meta non sono le vacanze. Al volante non c'è è il nostro papà. Per altro chi guida sbanda parecchio. E noi non siamo i bambini capricciosi. Il leccalecca ci fa schifo. Anzi, vorremmo proprio restare svegli.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)