2022-07-06
Tassisti: liberalizzare va bene massacrare no
Alle ragioni del mercato vanno affiancate quelle del diritto. Va rispettato il pregresso e risarcito quanto viene azzerato.eri e oggi scioperano i tassisti in tutta Italia generando naturalmente molto caos - d’altra parte lo fanno per far sentire la loro voce e le loro ragioni - ed è facile accusarli del disservizio che provocano, dei disagi per i cittadini, per i turisti, per chi deve spostarsi per lavoro e per qualsiasi altra ragione. Noi siamo abituati a guardare le cose tenendo conto di varie angolature, tenendo conto dei diritti e dei doveri, tenendo conto delle ragioni sacrosante del mercato, ma anche valutando la storia degli imprenditori - i tassisti sono a tutti gli effetti piccoli imprenditori - e in questa storia si devono comprendere gli investimenti fatti, i sacrifici non indifferenti che sono stati affrontati e le persone che stanno dietro a tutto questo con le loro famiglie. Non siamo né dalla parte dei tassisti a scatola chiusa né dalla parte delle liberalizzazioni sempre a scatola chiusa. Noi siamo abituati a guardare dentro le scatole e, talvolta, a romperle le scatole. E così facciamo anche in questa occasione.Perché scioperano i tassisti? In sostanza scioperano perché loro, per poter fare i tassisti, hanno sborsato molti soldi acquistando una licenza. Ebbene, questa licenza con le liberalizzazioni praticamente varrà zero euro perché, con le stesse liberalizzazioni, sarà aperto il mercato a chiunque abbia le caratteristiche adeguate a poter fare lo stesso mestiere, magari chiamandosi driver o chauffeur, ma senza pagare alcunché per l’ingresso all’interno di questo mercato.Non c’è dubbio che le liberalizzazioni in astratto siano un bene perché l’apertura al mercato di nuovi soggetti genera più concorrenza e questa concorrenza, generalmente, dovrebbe significare diminuzione dei prezzi, aumento della qualità e presenza di maggiori operatori sul mercato. Se ci sono più operatori sul mercato è chiaro che il consumatore ha maggiore scelta e, se non è un masochista, sceglie l’offerta che gli dà maggiore qualità del servizio e minor prezzo o anche uno solo dei due aspetti. Naturalmente all’interno di regole, di controlli, e in presenza di sanzioni per chi non le rispetta. Ma qui, in questo caso, il problema è un po’ diverso, cioè non può fermarsi alla considerazione dei benefici derivanti dalle liberalizzazioni, ma il discorso deve ampliarsi ai diritti pregressi e al loro rispetto nonché ai diritti di proprietà dei tassisti stessi. Chi entra oggi nel mercato con le liberalizzazioni non deve pagare un centesimo, chi ci è entrato prima ha pagato fior di quattrini e, in una gran parte di casi, molti di questi soggetti si sono indebitati per dieci, vent’anni e molti di loro stanno ancora pagando le rate di un mutuo o di un prestito fatto per acquistare quella licenza. Questi non si configurano come diritti acquisiti? E ciò non avviene riguardo a un diritto molto importante, centrale nella nostra Costituzione e nel diritto occidentale, che è quello alla proprietà privata. Quella licenza è una proprietà privata il cui valore viene praticamente annullato da una regola governativa. Va bene così o all’apertura dei mercati deve corrispondere una qualche forma di riconoscimento e diremmo di risarcimento per un valore che questi imprenditori, questi tassisti, si trovano azzerato? Vedete, quando in alcuni paesi viene acquistata un’azienda, magari da un compratore estero, il governo di quel paese esige il rispetto di alcune norme tipo la garanzia dei livelli occupazionali per alcuni anni, il divieto di delocalizzare per altri anni, cioè norme a protezione dei diritti di chi lavora in quell’azienda. Perché non dovrebbero esserci delle norme per la tutela dei diritti acquisiti da parte dei tassisti? Che differenza c’è tra questi diritti acquisiti e altri diritti acquisiti in altri campi dove vengono generalmente rispettati? Sapete tutti che se per interesse pubblico una strada deve attraversare delle proprietà private quei terreni devono essere pagati dallo Stato e a prezzi di mercato. Si tratta di un atto espropriativo per fini di utilità pubblica. Se le liberalizzazioni devono avere una finalità pubblica, o hanno una finalità pubblica, ebbene occorre occuparsi dei diritti preesistenti. Le forme possono essere le più diverse ma non si può fare a meno di tenerne conto. I tassisti chiedono anche di poter utilizzare la stessa licenza per «due guide» cioè due persone che guidano lo stesso tassì per poterlo mettere a frutto sulle 24 ore. Anche a questo viene detto di no e facciamo fatica a rinvenirne la ragione. Cioè, si concede la possibilità di entrare nel mercato a tutti senza pagare, ma non si dà la possibilità a chi c’è già, a chi ha già l’autorizzazione avuta a pagamento e magari si è indebitato mettendo a garanzia la casa dei genitori (sarà interessante vedere cosa faranno le banche), di lavorare di più. Mah. Speriamo che alle ragioni del mercato siano affiancate le ragioni del diritto.
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