2022-08-11
Lezione dagli Usa: green non è sempre suicida
Il Senato americano approva un pacchetto sulla transizione ecologica. Ci sono soldi alle rinnovabili, ma anche nuovi terreni per gas e petrolio. E, prima di puntare sulle auto elettriche, si potenzia la produzione interna per non favorire la Cina.Una transizione ecologica deideologizzata e improntata al realismo? Forse si può fare. È quanto emerge dall’Inflation reduction act: il mega pacchetto legislativo approvato domenica scorsa dal Senato degli Stati Uniti. Il disegno di legge ha ricevuto il sostegno dei soli democratici, mentre è adesso atteso il pronunciamento della Camera dei rappresentanti che, salvo sorprese, dovrebbe dare l’ok definitivo. Cominciamo subito col dire che si tratta di una misura vastissima e inerente a svariati settori: dal fisco alla sanità, passando per ambiente ed energia. Va anche sottolineato che, soprattutto sul piano economico, si tratta di un provvedimento tutt’altro che scevro da difetti: i critici sostengono che non sarà in grado di combattere realmente l’inflazione galoppante nel breve termine, mentre c’è chi teme possa addirittura aggravare la recessione in corso. Dubbi e critiche si sono inoltre levati in riferimento all’introduzione di una minimum tax al 15% sulle grandi società. Tuttavia, al netto di queste significative problematicità, vale forse la pena di considerare il bicchiere mezzo pieno: almeno per quanto riguarda la sezione dedicata ad ambiente ed energia. Eh sì, perché - nonostante alcuni indubbi limiti - questo disegno di legge, su tale fronte, sembra andare nella giusta direzione, riconoscendo che la transizione ecologica non può avvenire al prezzo di impatti socioeconomici deleteri. Il provvedimento prevede quasi 370 miliardi di dollari per sostenere il settore delle energie rinnovabili e portare avanti la riduzione delle emissioni di gas serra. Si tratta dello stanziamento più elevato mai realizzato negli Stati Uniti per l’implementazione di politiche ambientaliste. È inoltre in questo quadro che sono stati inseriti dei crediti d’imposta per le auto elettriche. Dall’altra parte, a fianco di tali misure, ne sono previste altre in sostegno dell’energia tradizionale: in particolare, secondo Inside Climate News, si richiede al dipartimento dell’Interno di affittare due milioni di acri di terreni federali e 60 milioni di acri in mare aperto ogni anno per lo sviluppo dei settori del gas e del petrolio. Una disposizione, questa, che ha fatto storcere il naso agli ambientalisti duri e puri. Oltre ad alcuni gruppi di attivisti, ad esprimere critiche in tal senso è stato anche il senatore del Vermont, Bernie Sanders. Va d’altronde ricordato che l’attuale disegno di legge è il frutto di una lunga negoziazione interna al Partito democratico tra il capogruppo dell’asinello al Senato, Chuck Schumer, e il senatore dem Joe Manchin: un centrista da sempre lontano dai radicalismi ambientalisti della sinistra del suo partito e che rappresenta tra l’altro il West Virginia (uno Stato dove non sono esattamente popolari proposte come il Green New Deal). Più in generale, alcuni Stati - come il Texas e la Pennsylvania - presentano delle economie in gran parte legate al sistema delle energie tradizionali (a partire dal gas naturale): si tratta non a caso di aree che hanno sempre nutrito preoccupazione verso le posizioni ambientaliste oltranziste di Alexandria Ocasio-Cortez. Lo stesso Joe Biden, che aveva iniziato la sua presidenza imprimendo una stretta alle perforazioni sul territorio americano e bloccando l’oleodotto Keystone Xl, è dovuto tornare progressivamente sui suoi passi, soprattutto da quando - a partire da agosto 2021 - il caro energia ha cominciato ad aggravarsi, per poi peggiorare a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Quello che dunque ci insegna l’Inflation reduction act sono principalmente due cose. Primo: il concetto di sostenibilità non può avere soltanto una dimensione ambientale, ma deve presentarne anche una socioeconomica. Secondo: nonostante i repubblicani siano stati di fatto esclusi, tale disegno di legge - sul piano energetico - è frutto di un compromesso. Una parola, questa, che nelle democrazie occidentali sembra stia scomparendo, per lasciare il posto al fanatismo apocalittico (tipico di certo ambientalismo) del «tutto o niente». Del resto, in nome del realismo, anche un think tank liberal come la Brookings Institution ha finito per elogiare l’intesa energetica dell’Inflation reduction act. Si scorge infine un ultimo merito di questo disegno di legge: esso riconosce la dimensione geopolitica della questione energetica. Secondo Cnbc, la misura prevede infatti che, per quanto riguarda i minerali e i componenti necessari alla realizzazione delle batterie delle auto elettriche, gli Stati Uniti aumentino progressivamente o la produzione interna o la fornitura da Paesi con cui Washington ha stretto trattati commerciali di libero scambio. Si tratta, neanche a dirlo, di un’implicita stoccata alla Cina, che controlla oggi buona parte del mercato del litio. È in tal senso che emerge la lungimiranza di Washington rispetto alla miopia di Bruxelles. Ricordiamo infatti che a giugno l’Europarlamento ha votato per vietare la vendita di auto a benzina e diesel entro il 2035: una misura avventata che, pregna di ideologia, è stata adottata senza porsi prima il problema della dipendenza energetica e geopolitica dell’Ue da Pechino. Non a caso, il titolare del Mise, Giancarlo Giorgetti, definì quel voto come «un regalo alla Cina». Del resto, è proprio l’ambientalismo miope di Bruxelles che ci ha man mano reso ricattabili dagli autocrati di mezzo mondo. Dall’America adesso è arrivata una lezione. Sarebbe il caso di non sprecarla.
Jose Mourinho (Getty Images)