2021-04-22
L’Europa perde pezzi sui vaccini ma la Germania vuole darle poteri sanitari
Berlino spinge per aiutare le sue aziende. La francese Valneva però annuncia che tratterà con gli Stati: occasione per l'Italia.La partita per consegnare le chiavi dei vaccini Ue alla Germania, via Biontech, non è ancora chiusa, nonostante la martellante propaganda mediatica. Lo si era già capito nei giorni scorsi quando il ministro francese dell'Industria Agnes Pannier-Runacher ha ricordato che Novavax e Sanofi saranno pronti «nella seconda parte di quest'anno». Facendo così intendere che a Bruxelles si può anche dare la precedenza ai vaccini a mRna - come Biontech-Pfizer e Moderna - ma tra qualche mese non si potrà non considerare anche quelli dell'americana Novavax (in fase di rolling con l'Ema, è atteso tra un mese) e della francese Sanofi che è in dirittura d'arrivo con due nuovi prodotti: uno a base di proteine sviluppato con l'inglese Gsk e l'altro (basato su mRna) con Translate bio. Senza dimenticare l'altro vaccino francese, Valneva, che si appresta a iniziare la fase tre dei test clinici con l'obiettivo di sbarcare sul mercato in autunno. Insomma, se i tedeschi puntano a diventare dominanti nella produzione post emergenza, i francesi non si accontenteranno di fare i subfornitori di Berlino. A confermarlo è la mossa annunciata ieri proprio da Valneva che non darà più «la priorità alle trattative per la fornitura centralizzata con la Commissione europea». Questo, dopo l'arenarsi dei negoziati con la Ue che non hanno finora fatto registrare «progressi significativi». Il presidente Thomas Lingelbach ha detto di aver dedicato «molto tempo a tentare di rispondere alle esigenze del processo di acquisto centralizzato della Commissione» ma «d'ora in avanti concentriamo i nostri sforzi sugli Stati membri e su parti interessate al di fuori dell'Ue». I colloqui avviati a gennaio sul possibile acquisto di 60 milioni di dosi non hanno portato a un contratto. Al contrario, la Gran Bretagna ha già concluso a luglio 2020 un accordo con Valneva e a settembre ha firmato una partnership con il gruppo per 190 milioni di dosi (1,4 miliardi di euro). Di certo, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, la partita sulla produzione futura dei vaccini va letta attraverso la lente della campagna elettorale tedesca che andrà avanti fino a settembre, quando Angela Merkel lascerà il comando. Campagna in cui si sta combattendo una guerra interna alla coalizione tra Csu e Cdu, che ha in mano la gestione politica della sanità tedesca e del Partito popolare al Parlamento Ue. E proprio durante un incontro online organizzato ieri dal Ppe a Bruxelles, la Merkel ha detto che «in Europa negli ultimi anni non abbiamo trattato molto bene l'industria farmaceutica», e ciò «ha portato a molte rilocalizzazioni» di imprese del settore «negli Usa». Questa migrazione a sua volta è alla base dei «problemi di produzione» dei vaccini. Non solo. La Ue «dovrebbe avere più poteri in materia sanitaria» e se dovesse essere necessario allo scopo di rafforzare le competenze comunitarie nella salute allora «potrebbe essere il caso» di procedere a una modifica dei trattati, ha proseguito la cancelliera. Che parla della Ue ma pensa alla Germania e al futuro business di Biontech, Bayer e Curevac. Con l'accentramento dei contratti su Biontech-Pfizer (e in parte anche Moderna) deciso da Ursula von der Leyen - come assist ai tedeschi - sta facendo i conti anche Novavax: i negoziati con la Ue stanno andando per le lunghe anche perché Bruxelles pare stia proponendo un prezzo fuori mercato, inaccettabile per la società Usa. La strada tracciata da Valneva potrebbe dunque essere presto seguita anche da altre Big pharma nel prossimo round di contratti per le forniture delle dosi di «mantenimento», quando serviranno vaccini capaci di proteggere da nuove varianti, oltreché più facili da gestire dal punto di vista logistico e della somministrazione. Nella prossima partita sulla produzione dei vaccini resta da capire con quale squadra deciderà di giocare l'Italia, rimasta per ora ferma al palo con Reithera. «Abbiamo in corso dei contatti con soggetti per convincerli a scegliere l'Italia come localizzazione della sede produttiva. Dobbiamo offrire un ambiente favorevole rispetto a tutti quelli che in giro per l'Europa si offrono di ospitarli, dalla Gran Bretagna alla Francia», ha detto ieri il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. La mossa di Valneva sarebbe da sfruttare al volo andando a trattare con le singole case farmaceutiche prima che queste firmino un contratto con la Ue. Ma va decisa la strategia: si preferirà seguire la strada del Lazio di Nicola Zingaretti che in tandem con lo Spallanzani ha aperto le porte ai russi di Sputnik sperando di attrarre rubli sul territorio, o si porranno le basi di alleanze per riconvertire una intera filiera alla produzione e al tempo stesso garantirsi in autonomia le forniture? La Spagna lo sta già facendo con Moderna: dopo un primo accordo per infialare le dosi nello stabilimento di Rovi, a Granada, ne è stato firmato un altro per produrre nello stesso sito anche il principio attivo. Tra l'altro, proprio Moderna ha un altro vaccino a mRna nella sua pipeline clinica, già in fase uno, che in caso di successo renderà potenzialmente più facile la distribuzione (ora le dosi vanno conservate in frigo a -20 gradi come quelle di Pfizer).