2019-05-04
L’Europa consegna gli automobilisti ai tribunali stranieri
L'Italia dà l'ok a una disciplina Ue che obbliga chi commette infrazioni a difendersi sul posto. In un sistema che non conosce.C'è un esempio inquietante e attuale per descrivere l'Ue, un esempio che merita attenzione. Con il decreto legislativo 37/2016, l'Italia ha concretizzato la disciplina europeista per il reciproco riconoscimento delle sanzioni pecuniarie in materia di infrazioni amministrative stradali. Il sistema è ormai entrato a regime. Trattando di recente il tema, un quotidiano specializzato ha implicitamente - forse persino involoiStockntariamente - evidenziato alcune gravi violazioni dei diritti di difesa degli incolpati nel procedimento europeista. Al netto delle competenze della magistratura italiana, peraltro scarsissimamente incisive, la difesa del presunto responsabile di infrazioni commesse in uno Stato dell'Ue verrà attuata nel Paese che ha emesso la sanzione e nella relativa lingua straniera, salvo puntuali eccezioni. Il che significherebbe, ad esempio, inviare un ricorso in Lettonia senza ben sapere come funzioni quell'ordinamento; difendersi molto probabilmente in lettone o in russo; e restare in attesa del verdetto finale. Allarmante. Tutto questo senza dimenticare che le cosiddette multe pazze sono fisiologiche, errare humanum, non solo in Italia - persino nelle Regioni italiane più ordinate e virtuose -, ma ovunque. Il dato più minaccioso, però, è che la disciplina in questione attua anche il riconoscimento delle sanzioni pecuniarie da codice penale, con un rimando a 27 legislazioni diverse in materia di reati genericissimi che si prestano a facili strumentalizzazioni. Frode, criminalità informatica, razzismo e xenofobia, contraffazione e pirateria, violazione dei diritti della proprietà intellettuale, eccetera. Al contempo è in fase di elaborazione «imperialnazionale» anche una nebulosa disciplina penale unionista.Nel sistema penale delineato dal citato decreto, non sfuggiranno alla ghigliottina condotte tenute almeno in parte in Italia, da cittadini italiani, e non contemplate come reato anche dalla legge italiana (la cosiddetta doppia punibilità), ma ritenute criminose solo dalla normativa straniera. L'articolo 12 del decreto legislativo vuole in effetti suggerire che il reato commesso in parte in Italia non è punibile all'estero; ma poi, con una formulazione involuta, finisce per rinviare alle legislazioni e alle giurisdizioni straniere per reati commessi in parte in Italia e in parte all'estero (si pensi alle classiche azioni online). La norma, in ogni caso, è tartufesca e sarebbe tempo sprecato interpretarla in questa sede, tanto più che il sistema di competenza territoriale unionista è estensibile. Uno dei punti chiave della repressione Ue sta, dunque, nel combinato disposto dell'eliminazione della doppia punibilità e di una certa estensione della competenza su un piano continentale ai reati transfrontalieri, oggi potenzialmente quotidiani dato l'uso comune e massicio della Rete. In concreto: un'azione online, ad esempio, che dall'Italia si ripercuote all'estero, persino lecita nel nostro Paese, alla luce della normativa straniera di riferimento può trasformarsi in un incubo transfrontaliero. Ventotto legislazioni e 28 giurisprudenze diverse, dunque, per declinare la grossolana lista di reati Ue. Mentre l'Italia, e con lei gli altri Paesi dell'Unione, introietta e metabolizza di tutto in nome dei dogmi europeisti, muore come Stato. Possiamo consentire - obietterebbero però gli eurocrati - la libera circolazione delle persone, dei capitali, delle idee, ma non dei provvedimenti, delle esecuzioni forzate, della galera; insomma, dei santi manganelli istituzionali di un ordinamento imperiale? La domanda è giusta. Ci si chiede di contro: sino a che punto e in che modo vogliamo integrarci? È questo il Leviatano che vogliono gli europei? Giulio Tremonti, nel 2005, lo aveva denunciato: «Solo un numero stupefacentemente limitato di persone ha realizzato che i principi esterni dominano su quelli interni; che le norme europee prevalgono su quelle italiane; che la Corte di giustizia europea prevale su tutte le corti nazionali… Ho la non vaga impressione che chi ha parlato di democrazia perduta o erosa (in Italia, ndr) abbia una percezione davvero limitata dell'intensità dei fenomeni di ingegneria costituzionale che sono in atto da decenni in Europa, e prendono la forma storica e drammatica di crescenti cessioni verso l'alto di quote della sovranità nazionale. Chi ignora questi fenomeni o è in malafede, o è superficiale; ovviamente il cumulo delle cariche non è vietato».Un certo tipo di unionista si straccerebbe le vesti per una smagliatura contenuta nell'invettiva tremontiana; filtrerebbe così il moscerino, facendo al contempo passare il cammello. Eppure l'analisi tremontiana era complessivamente e drammaticamente corretta. Dunque, come anticipato, alle incognite di questo diritto europeo policentrico e proteiforme si sommano competenze europeiste omogeneizzanti. Anzi, il funzionamento schizofrenico di un sistema repressivo, articolato su 28 legislazioni, potrà rivelarsi un'ottima leva per giustificare come assolutamente necessari gli adeguamenti dei sistemi nazionali a regole imperiali uniformizzanti.L'Unione in effetti è molto eccitata dall'idea di mettere sempre più profondamente le mani nel diritto penale sostanziale e processuale degli Stati membri. Stanno bussando alla porta per chiederci di ampliare le competenze di una Procura europea (Pe) che non è ancora concretamente nata (disegno di legge 944, in Senato): al summit Ue del 9 maggio vorrebbero già estenderne - secondo l'istituzionale, subdolo stile alla Jean Monnet - le competenze al terrorismo. Poi si parlerà di cybercrimine: sarà facile aprire un buco nero, capace di risucchiare idee, commerci, azioni in un vortice di repressione penale elaborato su scala continentale.Insomma, salviniani, grillini autentici ed eretici di ogni sorta ci pensino bene prima di aprire nuove brecce nelle mura, facendo entrare altri cavalli di Troia dell'Unione. Limitandosi infatti alla Pe, I nostri tengano bene a mente che i più formidabili procuratori nazionali odierni saranno dei nanerottoli rispetto a un procuratore che ha un potere di impatto imperiale e che risponde all'impero.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)