2022-07-25
Letta sogna 100.000 volontari dem. Brunetta si sfoga: «Nano? Fa male»
Enrico Letta (Imagoeconomica)
Giuseppe Conte attacca il vecchio alleato: «Infamie su di me». Mercoledì vertice del centrodestra.«La scelta è chiara, o noi o Meloni». Pronti, partenza e via per il campo, non più largo, ma aperto. Visto che il segretario del Pd, Enrico Letta, ha annunciato ieri a Repubblica la creazione della lista Democratici e progressisti per allargare i suoi confini. Il patto con il M5s è morto, ora spazio «a un grande centrosinistra che parta dall’esperienza di governo per battere il centrodestra». Già accantonata l’agenda Draghi, «non sarà il programma della coalizione», Letta vuole trasformare le «400 feste dell’Unità previste in tutta Italia in luoghi di dibattito, ma anche di chiamata ai volontari. Ne metteremo insieme 100.000 e li guiderà Silvia Roggiani». Un numero più che ambizioso. Poi enuncia i requisiti per far parte della nuova lista: portare valore aggiunto, spirito costruttivo e tenersi alla larga dalla logica dei veti. Mano tesa a Carlo Calenda che però ha già posto le sue condizioni: «Non andremo con chi vuole fare un’alleanza contro la destra», ma con chi «condivide il programma di Azione». Non un grande inizio. Sui vecchi compagni di viaggio il segretario dem garantisce: «Non farò una campagna astiosa contro il M5s, abbiamo fatto un percorso insieme che rivendico. Avevo detto a Conte se prendete una decisione di questo tipo questa sarà la conseguenza. Siamo lineari con questa scelta». Lineari, ma non in Sicilia, dove le primarie giallorosse sono state vinte dalla dem Caterina Chinnici, anche se non è mancato l’altolà dell’ex socio Giuseppe Conte: «Il Pd è arrogante. I progressisti siamo noi». Non solo, il leader pentastellato mentre cala a picco nei sondaggi, respinge tutte le accuse di «Draghicidio»: «È un’infamia, ma non mi fa male», ha confidato alla Stampa. Per quanto riguarda la riapertura della caccia al fascista immaginario, Letta ha lanciato una frecciata alla destra italiana, accusandola di vittimismo: «È tipico di Meloni e Salvini: per loro è sempre colpa di qualcun altro, quando invece occorre assumersi le responsabilità di quello che si fa». A questo proposito ieri su Facebook la leader di Fratelli d’Italia ha commentato: «Con la campagna elettorale è ripartita, puntuale come sempre, la macchina del fango contro me e Fdi. Aspettatevi di tutto in queste settimane, perché sono consapevoli dell’imminente sconfitta e useranno ogni mezzo per tentare di fermarci. Se ci riusciranno o no, quello dipenderà da voi». L’incontro con gli alleati per parlare di premiership e programmi con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi è stato fissato. Appuntamento mercoledì alla Camera (e non più a Villa Grande).Sul fronte degli addii, per gli ex ministri di Forza Italia, Mariastella Gelmini, Renato Brunetta e Mara Carfagna (ormai con un piede fuori da Forza Italia) le sirene dem sono già pronte: «Non li voglio far entrare nel Pd», ha detto l’onnipresente Letta, «ma hanno dimostrato coraggio a lasciare il certo per l’incerto, meritano apprezzamento». Lo stesso ministro uscente Brunetta, ieri è tornato sulla crisi ai microfoni di Mezz’ora in più di Lucia Annunziata: «Una decisione presa alle nostre spalle. Un atto di irresponsabilità motivato da un opportunismo temporalistico». E se l’uscita da Forza Italia è stata come la fine di un amore durato 28 anni, Brunetta ha addirittura dichiarato di essersi sentito «violentato» dagli attacchi sulla sua altezza («Mi dicono nano e soffro per questo»), riferendosi alla storia pubblicata su Instagram dalla compagna del Cavaliere, Marta Fascina, in cui si parlava di «traditori» con Un giudice di Fabrizio De André e i suoi riferimenti alle persone di bassa statura in sottofondo. L’ex azzurro non deve averla presa bene e alla Fascina ha voluto inviare un messaggio: «Grazie, vai avanti: così sdoganerai anche queste violenze».