2023-02-05
Letizia Moratti: «Quest’autonomia è una boutade elettorale»
Letizia Moratti (Getty Images)
Si definisce candidata post-ideologica e «oltre i partiti»: «Il ddl Calderoli serve soltanto a portare acqua al mulino di Fontana. In Lombardia ci vuole una guida capace e tenace. L’ex locomotiva adesso arranca. Ho forti idee su sanità, famiglia e trasporti».Presidente Letizia Moratti, i sondaggi danno la sua candidatura attorno al 20%. A una settimana dal voto lo ritiene un risultato apprezzabile o deludente? «Guardo con distacco i sondaggi, difficilmente distinguibili tra veri e pilotati. Il dato che ho io mi vede testa a testa con Attilio Fontana. Ho percorso più di 10.000 chilometri lungo tutta la Lombardia, incontrando migliaia di cittadini. Mi fido di loro: vincerò».Lei si definisce una candidata post-ideologica e «oltre i partiti». È sicura di convincere l’elettorato dopo aver ricoperto ruoli chiave nel centrodestra (sindaco, ministro, presidente Rai) per quasi 30 anni?«In tutti i ruoli ricoperti sono sempre stata chiamata da tecnico. Sono stata designata presidente Rai dai presidenti di Camera e Senato, risanai un bilancio disastroso e tra le altre cose riportai in azienda la Formula Uno, soffiata a Mediaset. Sono stata eletta sindaco di Milano sostenuta in primis da una mia lista civica e ho ottimamente lavorato con il governo Prodi sul dossier Expo. Sono stata ministro nei governi Berlusconi II e III e ho realizzato una riforma dell’istruzione che in precedenza aveva visto fallire ben 34 tentativi. In ogni situazione ho sempre lavorato in modo molto indipendente e con il massimo rispetto dei ruoli istituzionali. Sarà così anche da presidente di Regione Lombardia».Dopo aver visto all’opera il governo Meloni, con un approccio europeista e moderato, è ancora convinta che i valori conservatori della coalizione differiscano dai suoi? «Non sono mai stata condizionata dal pregiudizio. Non ho paura di riconoscere le cose che vanno bene, così come ho sempre avuto il coraggio di denunciare quelle che non funzionano. Il governo di destra in carica ha tagliato i fondi destinati alla sanità, passati dal 7% del Pil del governo Draghi all’attuale 6.2%. Stessa cosa in tema di istruzione. E ha strizzato l’occhio in modo censurabile al mondo no vax. Bene invece sul fronte europeista ed atlantista. L’Italia è Paese fondatore dell’Unione europea e della Nato, doveroso ricordarsene per chi va al governo».Uscita dal centrodestra, vista con diffidenza dalla sinistra, come descriverebbe il profilo del suo elettore?«Un elettore libero, in grado di andare oltre gli steccati ideologici della destra e della sinistra ormai palesemente superati. Un elettore che bada al concreto e desidera affidarsi a persone competenti e capaci di prendere decisioni». Fra le sue proposte spiccano gli asili nido gratuiti e le strategie per combattere il fenomeno della denatalità. Nella società fluida la famiglia torna ad essere un valore assoluto?«La famiglia è il fondamento della nostra comunità. Occorre intervenire per agevolarne la formazione e per sostenerla, a partire da una reale applicazione del quoziente familiare. È fondamentale che la Lombardia torni ad essere un luogo in cui è bello, è possibile, avere e crescere figli».In ogni campagna elettorale si parla dei trasporti locali, quindi di Trenord. Come risolvere i problemi visto che la rete ferroviaria appartiene allo Stato?«Non sono abituata a fare sparate elettoralistiche. Ho studiato la situazione, anche grazie al supporto di esperti, e ho analizzato la situazione in altri Paesi. In Francia e in Germania, laddove il trasporto pubblico locale è stato messo a gara, il servizio è nettamente migliorato e i costi si sono ridotti mediamente del 30%. Significa privatizzare? Assolutamente no. In Veneto è stata fatta una gara e ha vinto Trenitalia. Metteremo a gara il servizio ora affidato in esclusiva a Trenord, a partire da alcune tratte più critiche. So cosa fare e non ho paura di decidere di farlo».A proposito di Ferrovie, cosa le fa pensare di poter essere la miglior conducente della locomotiva economica d’Italia? «Intanto la consapevolezza che il locomotore arranca. La Lombardia non cresce da dieci anni, diversamente dalle regioni europee più avanzate come la Baviera, il Baden-Württemberg, il Rhone-Alpes, cresciute tra il 6 e il 14%. L’indice di competitività lombardo è sotto la media europea. Abbiamo due province con il Pil sotto la media italiana. La Lombardia ha bisogno di una guida capace e tenace, con una visione di breve, medio e lungo periodo. Basta con una gestione che punta alla salvezza in un mediocre campionato interregionale. La Lombardia deve tornare protagonista in Europa, in Champions League».Altro tema caldo è la Salute. Majorino vorrebbe statalizzare ovunque sfasciando il miglior sistema sanitario d’Italia. Come difenderlo armonizzando meglio pubblico e privato?«L’atteggiamento della sinistra per cui va tutto male fa da contrappeso a quello della destra per cui va tutto bene. Non ci vuole molto a capire che le cose che funzionano vanno mantenute ed anzi valorizzate, per intervenire invece con decisione su ciò che non va. In Lombardia occorre proseguire sulla strada che ho avviato del recupero delle liste d’attesa. Prima del mio arrivo come assessore al Welfare, 40 pazienti oncologici su 100 venivano operati fuori tempo massimo; un’indecenza ben precedente lo scoppio della pandemia. Ho fatto realizzare una mappatura dei tempi di sforamento, che non c’è mai stata, struttura per struttura, patologia per patologia. Poi ho introdotto un sistema penalizzante per i privati accreditati che sforano i tempi standard». Con quali risultati?«In pochi mesi, il rispetto dei tempi è salito a più dell’80%. Non basta certo, e le altre delibere per migliorare le attese dei ricoveri non oncologici e dei servizi ambulatoriali saranno apprezzabili entro l’estate. Poi occorre completare la mia riforma territoriale, che prevede risorse certe e tempi certi. Due miliardi di euro, di cui 1,2 dal Pnrr e 800 milioni direttamente da Regione Lombardia, per realizzare 216 Case di Comunità, 71 Ospedali di Comunità e altri ambulatori di prossimità entro la fine del 2024».Cosa propone per ovviare alla carenza di medici? «Sui medici di medicina generale, che hanno un contratto da libero professionista, giace nel cassetto del ministro Schillaci un decreto che stava per andare in Consiglio dei ministri con Draghi per dare alle regioni la possibilità di avere 18 ore settimanali da gestire direttamente per indirizzare i medici laddove c’è necessità. Lo porti in approvazione».Qual è il suo pensiero sull’autonomia differenziata?«Non rappresenta nulla di più di una boutade elettorale della Lega per favorire Fontana alle elezioni della Lombardia. L’entusiasmo ostentato ricorda il balcone dell’abolizione della povertà. Questa non è autonomia, ma un pasticcio. Di più, una scorrettezza nei confronti degli elettori. Dopo il referendum del 2017 è trascorsa un’intera legislatura regionale nell’inerzia totale sul tema. Non sapevano cosa fare e non lo sanno neanche ora. Il testo approderà in parlamento per una discussione seria e approfondita fra sei mesi e allora, mi auguro, sarà dotato di contenuti». Come affrontare il problema sicurezza legato all’immigrazione diffusa che la sinistra alla guida di Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Varese continua ad alimentare?«Il tema sicurezza nel suo complesso va governato. Come presidente di Regione Lombardia darò vita a un tavolo di coordinamento con tutte le prefetture, le forze dell’ordine e le polizie locali. I problemi vanno analizzati per avere un quadro chiaro e sapere dove e come intervenire, senza bisogno di farlo solo davanti a un’emergenza. A Milano, da sindaco, questo lavoro ha portato significativi risultati. Sarà così per tutta la Lombardia».Qual è il maggior difetto politico di Attilio Fontana e Pierfrancesco Majorino? «Il presidente uscente ha paura del giudizio sul suo operato. Si è sottratto a tutti i confronti reali e non ha presentato la relazione di fine mandato; al suo posto fa parlare portavoce e ministri vari. Avrei discusso con lui con il massimo rispetto, ma certo con piglio e decisione su temi concreti. Majorino ha in testa il futuro del Pd schiacciato sul Movimento 5 stelle. Pensa al congresso del partito, ha un programma inconsistente basato sulla decrescita felice. Mara Ghidorzi invece mi è parsa in gamba».La sua posizione sui tassisti (tutelare le licenze) ha creato una fibrillazione con il Terzo Polo. L’alleanza politica è sempre solida? «Sono una liberale convinta. Da sempre sostengo l’esigenza di innovazione anche nei servizi. Sulla vicenda taxi non c’è alcuna contraddizione nella necessità di tutelare anche il valore delle licenze di coloro che hanno investito un’intera vita nel lavoro. Nessuna fibrillazione, Renzi e Calenda oggi partecipano con me all’evento al Teatro Parenti a Milano. Alleanza solida».Ha impostato una campagna elettorale in mezzo alla gente. Cosa risponde a chi vede in tutto ciò una forzatura, magari senza conoscere la storia di San Patrignano?«Migliaia di chilometri percorsi, centinaia di persone incontrate, ascoltate, a cui spesso ho dato risposte. Sono a mio agio fra la gente e mi fa piacere che lei abbia ricordato la mia esperienza con San Patrignano, dove torno appena posso e dove per 40 anni ho trascorso quasi ogni weekend e ogni vacanza».Non dovesse vincere rimarrebbe nell’alveo del centrosinistra di Carlo Calenda e Matteo Renzi con altri obiettivi e traguardi?«Vincerò. Il problema non si pone».Dopo una campagna elettorale molto partecipata cosa le rimane di quel cielo di Lombardia manzoniano «così bello quando è bello, così splendido, così in pace»? «Proprio questa splendida fotografia, ancora attuale a 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni. Uno scatto di serenità che voglio garantire ai lombardi per i prossimi 5 anni».