2024-02-15
I trattori hanno dato una svegliata a Forza Italia e perfino alla sinistra
Letizia Moratti (Imagoeconomica)
Letizia Moratti spiega che la transizione ecologica voluta da Bruxelles non è sostenibile. L’ultimo leader del Pci Achille Occhetto arriva quasi alle stesse conclusioni. Mentre Romano Prodi sottolinea i fallimenti della Ue in politica estera.Bisogna dare atto agli agricoltori che guidano i trattori di aver messo in movimento una grande onda che sta shakerando la politica italiana ed europea. I cavalli vapore eredi della grande rivoluzione industriale hanno il pregio di dimostrare grandezza e forza. Hanno impatto sulle masse. Al tempo stesso, l’agricoltura richiama per definizione la forza delle braccia, quindi la storia ancestrale dell’era pre industriale e l’espansione del Vecchio Continente. Due pilastri che la transizione green e, in generale, le politiche messe a terra dalla Commissione a trazione socialdemocratica stanno azzoppando. Le proteste dei trattori in piazza stanno impattando sulla prossima campagna elettorale per le Europee molto più di qualunque discussione accademica e paper di studiosi, in gran parte compromessi da relazioni troppo strette con le politiche di Bruxelles. I trattori in piazza sono anche il convitato di pietra della questione Ucraina. Nei Paesi dell’Est, infatti, non protestano solo contro il Green new deal, il farm to fork e il sistema della transizione spinta, ma anche contro l’ingresso forzato di grano e latte dall’Ucraina che cozza con le regole Ue e impoverisce in primis i produttori polacchi, romeni e bulgari. I trattori dunque rappresentano la realtà che si impone sulle decisioni prese a tavolino e l’ideologia. E l’effetto comincia a farsi sentire. Ieri sono arrivate due belle sveglie da sinistra e una importante presa d’atto nel centro destra. Iniziamo da Forza Italia. «Il voto alle prossime Europee sarà fondamentale perché determinerà quale sarà la politica Ue dei prossimi anni per l’industria e per l’agricoltura», ha detto Letizia Moratti, presidente della Consulta nazionale degli azzurri. «Presenteremo delle proposte concrete al prossimo Congresso, anche per ricucire un rapporto con l’elettorato che in questo momento è distaccato dalla politica», che «è fatta molto di slogan e di polemiche quotidiane». Insomma, dodici aree tematiche di intervento: dalla sanità alle Pmi. «Per Forza Italia ci deve essere una transizione energetica ma con una terza via: non bisogna sicuramente negare che c’è un cambiamento climatico e che c’è necessità di intervenire, ma neppure stringere i tempi rispetto a diciamo opportunità non realizzabili», ha concluso la Moratti: «ad esempio pensare che nel 2035 noi avremo solo auto elettriche - e addirittura la proposta ultima è rottamare le altre - è una proposta economicamente non sostenibile. Davvero vogliamo danneggiare tutte le nostre industrie e vogliamo danneggiare anche la possibilità economica delle nostre famiglie di poter sostenere questa transizione energetica?». La domanda è retorica. Ma che venga posta oggi quando osservatori puntano il dito contro la Commissione da almeno due anni è finalmente un segnale forte. Segnale che anche un partito europeista come Forza Italia abbandona quell’adesione dogmatica a Bruxelles che ha prodotto il mostro di norme che osserviamo oggi. Un segnale importante che si possa sperare in una qualche forma di revisione. Tanto più che, complice il clima di campagna elettorale e la necessità di chiudere a breve le liste dei candidati, anche da sinistra arrivano segnali. Interessante l’intervento a firma Achille Occhetto apparso ieri su La Repubblica. L’ultimo segretario del partito comunista chiede alla sinistra di essere più vicina alle istanze di chi lavora. «A mio avviso dovrebbe essere compito primario e unitario di tutte le sinistre porsi il problema centrale di risolvere il dilemma» scrive Occhetto, «tra sviluppo economico e rischio ecologico», specificando che il dilemma è «canagliescamente proposto dalla destra». Non siamo qui a voler smontare la contraddizione dell’ex Pci. Interessa sottolineare la sveglia che vuole dare al Pd. Così come Romano Prodi il cui pensiero finisce sulle colonne de La Repubblica tramite la penna di Concita De Gregorio. Il mini editoriale assume il tono della beatitudine di chi incontra per caso un maestro e ne è subito illuminato. La famosa scienza infusa. La De Gregorio non sembra cogliere (e se lo fa lo cela bene) la portata delle dichiarazioni di Prodi. Il centro del dialogo in questo caso non sono i trattori, ma la guerra in Ucraina. Prodi osserva che i soldati di Kiev dopo due anni di battaglie hanno una età media di 42 anni. Sono vecchi e quando arriverà un nuovo presidente alla Casa Bianca ciò si rivelerà un problema. L’Ue non sa affrontare questo tema e il nuovo asse Russia-Cina gode della deterrenza atomica. Ecco che l’ex capo dell’Ulivo suggerisce di unire le debolezze Ue e riconoscere alla Francia la supremazia del seggio Onu: Parigi ha l’atomica. Evviva, che mai potrà andare storto. Anche qui, come nella lettera di Occhetto, non siamo a disquisire sulla bontà o sulla fattibilità delle idee, ma del fatto che la necessità di cercare soluzioni al disagio geopolitico in atto nasce tutta dai fallimenti della Commissione Ue. Insomma, che sia analisi di coscienza sul fronte del Ppe, come nel caso degli azzurri, o sul fronte del Pse, come si vede da sinistra, qualcosa sta cambiando. Alla faccia di chi sostiene che le elezioni non servono.
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)