2021-01-19
L’esecutivo rinnova la Cig, ma non la paga
Oltre 80.000 domande in giacenza da ottobre. Il decreto Ristori 5 dovrebbe contenere la proroga, per altre 18 settimane, della cassa integrazione gratuita (stanziati 5 miliardi) e l'estensione dello stop ai licenziamenti. Misure criticate dalla Bce: non portano beneficiGiuseppe Conte promette sussidi. Confesercenti: «Se seguono il codice Ateco sarà un disastro»L:o speciale contiene due articoliTra cassa integrazione e pensioni il governo non sa cosa fare. Il quinto decreto Ristori dovrebbe contenere la proroga, per altre 18 settimane, della Cig gratuita e il prolungamento dello stop ai licenziamenti, al momento valido fino al 31 marzo. Per la cassa integrazione si pensa a uno stanziamento di circa 5 miliardi. Queste soluzioni, ancora al vaglio dei tecnici del Lavoro e dell'Economia per via delle coperture, sono state fin dal principio le uniche soluzioni trovate dal governo Conte per rispondere alla crisi economica portata dalla pandemia da Covid. E sembra che l'esecutivo voglia continuare su questa strada nonostante gli ammonimenti di Christine Lagarde, il presidente della Bce, che ha sottolineato come queste soluzioni (così come adottate) faranno più male che bene all'economia italiana. La Lagarde ha chiaramente detto che le azioni economiche intraprese da Paesi come l'Italia sono rischiose se diventano permanenti, come sembra ora mai essere per la cassa integrazione e lo stop ai licenziamenti. «Solo nei documenti di Francia, Italia, Lituania e Slovacchia si riportano misure che non sembrano avere natura temporanea o essere accompagnate da misure compensative», si legge nel bollettino della Bce. Le continue proroghe della cassa integrazione e dello stop licenziamenti non portano benefici alle aziende né tanto meno all'economia italiana. Queste «contribuiscono a mantenere l'occupazione nel breve periodo ma comportano anche un determinato livello di perdite secche» continua la Lagarde. E dunque, se in un primo momento, vista l'emergenza in atto, per tamponare l'esplosione della pandemia economia l'intervento dello Stato è stato necessario, adesso, a quasi un anno di distanza continuare sulla stessa linea senza prevedere aggiornamenti risulta essere dannoso per il tessuto economico del Paese. Anche perché, la situazione economica in Italia non migliorerà nel 2021. O meglio, l'economia potrà lentamente risollevarsi, ma secondo le previsioni della Commissione europea per l'Italia si prevede che si possa tornare ai livelli pre pandemici dopo il 2022: «È improbabile che la ripresa (durante il 2021) sia sufficiente perché la produzione reale torni ai livelli pre pandemici entro il 2022», sottolinea il documento Ue. L'ostinazione nel voler rinnovare la Cig non trova inoltre riscontro neanche nei fatti. Il meccanismo messo in piedi per l'ottenimento della cassa integrazione ha infatti sempre fatto fatica a dare risultati. Basti pensare che a fine 2020, secondo l'ultimo bollettino pubblicato a dicembre dall'Inps, c'erano ancora 81.072 italiani che aspettavano la Cig. Di questi, 67.707 si riferiscono a domande arrivate a ottobre, mentre 13.365 a periodi antecedenti fino al 30 settembre. E nonostante le evidenze e gli ammonimenti da parte della Commissione Ue e della Bce, l'esecutivo continua a trovare come unica soluzione alla crisi economica il rinnovo della Cig e dello stop ai licenziamenti.Lo sguardo miope del governo avrà però effetti negativi nel breve futuro, anche perché prima o poi lo stop ai licenziamenti e alla cassa integrazione dovranno essere rimossi e allora cosa accadrà? Come faranno a reinserirsi nel mercato del lavoro tutti quegli italiani che dall'oggi al domani si ritroveranno senza un posto? Da sottolineare inoltre, come il nostro mercato del lavoro, prima della pandemia, presentava già diverse debolezze, come evidenziato in diversi report dell'Eurostat rispetto agli altri paesi dell'Ue. E questo renderà la situazione ancora più drammatica e di difficile soluzione, anche perché non si sta minimamente pensando ad un «piano B» per quando si verificherà questa situazione. I problemi del governo non finiscono però qua. Oltre al quinto decreto Ristori e alle sue misure ancora incerte, l'esecutivo pare si sia dimenticato dei pensionati. Negli atti di fine anno non si è infatti trovato spazio per il rinnovo di quota 100, che vede la sua scadenza il 31 dicembre 2021. Il governo Conte, o chi verrà dopo di lui, dovrà dunque decidere in corso d'opera - entro aprile, data di approvazione del Def - se rinnovare la misura, modificarla o lasciarla decadere naturalmente. Per il momento quello che si sa, per chi vuole andare in pensione anticipata nel 2021, è la possibilità di rientrare nell'opzione donna (soluzione riservata alle quote rosa, che consente di andare in pensione in maniera anticipata rispetto ai trattamenti previdenziali ordinari) e l'Ape sociale (è stata prevista una proroga dell'anticipo pensionistico fino al 31 dicembre 2021, un anno in più rispetto alla precedente scadenza) introdotte e rinnovate nella Legge di bilancio 2021. A queste si aggiunge, fino a fine anno, anche quota 100 (pensione anticipata se si hanno 62 anni e 38 di contributi). Chi vorrà dunque andare in pensione prima, seguendo i requisiti di questa norma ha tempo per maturarli entro e non oltre fine anno. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lesecutivo-rinnova-la-cig-ma-non-la-paga-2650017146.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sempre-piu-categorie-allo-stremo-il-turismo-della-neve-non-riparte" data-post-id="2650017146" data-published-at="1611009398" data-use-pagination="False"> Sempre più categorie allo stremo. Il turismo della neve non riparte «Occorre lavorare con la massima urgenza per varare il nuovo decreto ristori». Così, ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, spiegava che «il Parlamento si pronuncerà sulla nuova richiesta di scostamento. Si tratta di una somma molto consistente, 32 miliardi di indebitamento netto: risorse che dovremo programmare con la massima oculatezza». Nel frattempo, però, mentre il quinto decreto Ristori fa il suo corso, sono sempre più le categorie di lavoratori arrivati allo stremo. Ieri Confesercenti si è scagliata contro il sistema scelto dal governo per elargire i ristori: quello del Codice di attività economica Ateco, ritenuto dall'associazione solamente dannoso. «Il codice Ateco è del tutto inadeguato a fornire una fotografia affidabile della realtà delle imprese», spiega Confesercenti in una nota, aggiungendo che «utilizzarlo vuol dire lasciare migliaia di imprese nell'incertezza normativa, visto che possono avere un codice di attività 'prevalente' che non corrisponde alla totalità dei servizi offerti. Abbiamo messo in guardia più volte il governo sul problema creato dall'Ateco. Che si estende, purtroppo, anche ai ristori: l'individuazione dei beneficiari dei provvedimenti attraverso il codice di attività economica ha infatti escluso troppe imprese, dagli agenti di commercio specializzati in ristorazione ai fornitori, per non parlare di quelle tabaccherie ed edicole che svolgono attività secondaria di somministrazione, completamente ignorate dai vari dl perché, in teoria, escluse dalle restrizioni. Per il Ristori quinques sarà assolutamente necessario abbandonare questo criterio, o sarà un disastro: gli aiuti - che dovranno essere calcolati sull'intero 2020 - dovranno includere tutte le imprese che hanno avuto un calo di fatturato superiore al 30% riconducibile alle restrizioni, o sarà un disastro», conclude Confesercenti. Del resto, la situazione è veramente critica. Solo nel caso degli operatori del turismo invernale, la chiusura degli impianti sciistici ha generato una perdita complessiva di 11-12 miliardi di euro all'economia di montagna, che ora ha bisogno di almeno 4-5 miliardi di ristori. Si tratta della prima stima fatta dalle Regioni, secondo quanto riferito nei giorni scorsi dal vicepresidente della Valle d'Aosta e assessore allo sci Luigi Bertschy. Più in generale, tutto il mondo dello sport è stato messo in crisi: soprattutto palestre e piscine. In Italia il mercato del fitness è composto da circa 100.000 centri sportivi che creano un indotto di 10 miliardi di euro. La metà di questi è già andato in fumo. Continua, inoltre, senza sosta l'iniziativa #ioapro1501. Sull'aderenza al movimento che invita i ristoratori ad aprire il proprio locale nonostante i divieti anti Covid non ci sono numeri precisi. L'avvocato Lorenzo Nannelli, coordinatore del collegio di difesa dei legali di #ioapro1501 stima che i ristoratori che hanno alzato le serrande dopo le 18 siano stati diverse migliaia. Solo a Milano, nella serata di venerdì 15, 20 esercenti hanno aperto servendo 200 clienti. La Polizia li ha multati tutti, comminando circa 80.000 euro di multa. Lo stesso è avvenuto a Pesaro, Perugia, Firenze, Modena e diverse altre città italiane. La clientela si è mostrata molto solidale con i ristoratori. In molti si sono presentati nei locali, pur sapendo che sarebbero andati incontro a una multa. E quando il locale è stato chiuso dalle forze dell'ordine, spesso le cene non consumate sono state comunque pagate dai clienti come segno di solidarietà.