2022-06-19
L’entropia dell’universo è invincibile perciò non demonizziamo il disordine
Gli animi più gentili e aperti sono quelli che si divincolano dagli stretti lacci dell’etichetta, sia nelle relazioni che nel privato domestico. Ciò che per alcuni è maleducata sciatteria, assenza di regole, per altri è ossigeno.Giusì non ha mai creduto nell’ordine. La vita è disordine, tutto quanto è disordine. Viviamo immersi nel disordine, che cos’è tutta questa mania che ci ha preso per l’ordine? Sua mamma le diceva sempre: Giusì! Metti in ordine le tue cose! Giusì! Metti in ordine la tua stanza! Giusì! Metti in ordine i tuoi libri, i vestiti, gli armadi, guarda che confusione che c’è in soffitta, metti a posto! Non c’è ricordo del suo passato nel quale, ad un certo punto, non compaia sua madre che le dice: Giusì! Metti a posto! Non esiste estate seminata nei suoi ricordi, non esiste scena di mare, non esiste scena di scuola, pigiama party o festa di compleanno, gita in una città d’arte nella quale la piccola figura di sua madre non si fermi, alzi la mano destra e quella voce spigolosa emetta il solito monito: Giusì! Metti in ordine! Ora purtroppo non glielo potrà più dire. E forse è anche per questo che non si è mai sentita così libera ma al contempo così confusa come in questi pochi giorni nei quali la voce di sua madre si è rintanata là dentro, in quel pezzo di legno sigillato, sotto terra. Ma che idea è poi questa di rinchiudere le persone dentro una cassa e sotterrarle sotto due metri di terra! L’umanità non sta per niente bene.Al contrario di quanto ritenesse sua madre, lei non crede nella necessità di rimettere a posto le cose del mondo. Il mondo va a rotoli, tutto procede e con una certa fretta verso la disintegrazione, la spoliazione, la corruzione. L’universo è vinto dall’entropia, come diceva il suo insegnate di scienze al liceo, il prof Beltrami. Alto, un bastone di scopa ingessato dentro una giacca regolarmente a scacchi, con quei baffetti spioventi sempre inumiditi da un raffreddore cronico, anche un poco schifoso, invero… in certe mattine era difficile guardarlo senza notare i baffi imperlati di… ogni volta che ci pensa un brivido le attraversa la schiena. Il mondo anzi è proprio l’opposto dell’ordine e della disciplina tanto cara ai militari, ai bigotti e agli avari di professione. Le persone più interessanti sono sempre squallidamente disordinate.Fin da bambina quando entrava in casa di qualcuno, fosse la famiglia di una sua compagna di classe, o un parente, i vicini di casa o amici di amici, il suo occhio cadeva sempre sull’eventuale disordine delle cose. Aveva anche costruito una sorta di scala del caos grazie al quale classificare le persone, o meglio le case così come le persone le abitano. A seconda del grado, nella sua scala, poteva attendersi questo o quell’altro ragionamento, questo o quell’altro comportamento. Le persone più generose, aveva imparato, secondo questo suo modo del tutto personale di capire, non hanno bisogno di darsi troppe regole, lasciano che le cose vengano a loro, e lasciano anche che le altre persone si manifestino così come sono, sono poco avvezze alle formule di rito, ai Buongiorno e ai Buonasera, tendono a dare fiducia e non a reclamarla come fosse un dovere universale, epidermico, una questione di educazione che se non l’hai ricevuta non potrai mai e poi mai recuperare. Un ciao ben detto con la luce negli occhi e una stretta di mano decisa valgono più di conferenza, registri, promesse, bandiere alzate e tante altre minuziose rappresentazioni teatrali dell’esistenza quotidiana. Anche lasciarsi andare a bere insieme, annegare il tramonto di una serata di giugno nel fondo dei bicchieri, svuotando bottiglie di barbera, di vermentino o di whisky. Sei abbastanza sicura di te da tollerare le tue insicurezze e anche quelle di un altro essere umano? Figurati tua madre al posto tuo, che cosa penserebbe, eh, che cosa direbbe! Ma quanto disordine regna in questa casa! E tutti quei bicchieri e quei piatti sporchi in cucina, le bottiglie ammucchiate intorno al secchio del vetro e non dentro, e queste tue lacrime così infantili che ti colano a picco lungo le guance! E come ti sei vestita poi? Non bisogna lasciarsi andare, bisogna mantenersi degni anche di fronte al dolore, mai cedere! Mai lasciarsi andare! Mai! Giusì! Mettiti in ordine, diamine!Ma questa è una sera come altre, una sera di dolore, una sera di solitudine, una sera improvvisa di stanchezza cosmica. Non ha la forza di rimettere a posto i calzini, non ha la forza di rimettere a posto la cucina, le bottiglie, di farsi una doccia e mettersi in tiro come se dovesse andare alla cerimonia di consegna delle lauree o al matrimonio di sua sorella. Questa sera è soltanto disordine, disordine e dolore, disordine dolore e solitudine.Come cantava Beth Gibbons in una delle sue canzoni preferite, Wandering Star? Please, could you stay / Awhile to share my grief? / For it’s such a lovely day / To have to always feel this way. Ovvero: per cortesia, potresti restare / qui a condividere il mio dolore? / In questo giorno delizioso / per sentirmi sempre in questo stato. Ecco, cara madre, vorrei che tu entrassi da quella porta e venissi qui, sedendoti accanto, sul bracciolo di questo divano, anche se è macchiato, anche se non è il divano ordinato di casa tua, ma questo divano sgualcito di casa mia, per poter condividere il dolore insieme, per sollevarci da terra e in un balzo prendere il volo e magari raggiungere quel campo costellato di lapidi dove da qualche giorno tu riposi, reclusa in quella stupida cassa di legno sotto due metri di terra! C’è un vecchio tiglio che pende la chioma proprio sulla tua tomba, è l’albero più vecchio del cimitero, tatua la sua ombra sulla tomba della nostra famiglia, là dove ora riposi, accanto al nonno e alla nonna, allo zio Piero, il maggiore dei tuoi fratelli. Domattina, quando mi sarò ripulita, verrò lì a farti compagnia. Ti leggerò alcune pagine del tuo romanzo prediletto e insieme ascolteremo il fruscio delle fronde del tiglio scosso leggermente dal vento che verso le nove si solleva sopra i prati.