2020-06-04
L’ennesima figuraccia di Bonafede: due detenuti evadono da Rebibbia
Il segretario del Sappe: «Avevo avvisato il Dap che in quel carcere la sicurezza era a rischio». Ancora latitante uno dei balordi scappato da Foggia a marzo. E Fofò, all'angolo, chiama il centrodestra per la riforma del Csm.Nella notte tra il 2 e il 3 giugno due detenuti sono evasi dal carcere romano di Rebibbia. L'impresa non è stata difficile: i due si sono calati dal muro di cinta, aggrappandosi alla manichetta del sistema antincendio, e poi sono scomparsi. Che cosa dovrebbe fare un ministro della Giustizia con un minimo di dignità? Un ministro che, tra l'altro, ha appena vissuto due mesi di polemiche al calor bianco per la scarcerazione di svariate centinaia di detenuti pericolosi e di alcuni importanti boss mafiosi, in gran parte spediti alla detenzione domiciliare proprio per l'incapacità dell'amministrazione penitenziaria che dal ministero dipende? Che cosa dovrebbe fare quel ministro, che incidentalmente è lo stesso che in marzo, mentre in 26 prigioni divampava una devastante rivolta, s'era visto fuggire sotto il naso ben 77 detenuti dal carcere di Foggia?La doppia, umiliante evasione di ieri è la classica ciliegina sulla torta. Una torta amara, per il ministro grillino della Giustizia, Alfonso Bonafede, che non ha più scuse da accampare e di fronte a questo nuovo disastro dovrebbe dimettersi. Anche perché i suoi uffici erano stati appena avvisati che la situazione a Rebibbia era rischiosa. Donato Capece, segretario del Sindacato autonomo della polizia penitenziaria, rivela alla Verità che il 28 maggio aveva inviato ai vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria una nota allarmante proprio sulla situazione di Rebibbia. La nota chiedeva «rinforzi urgenti», almeno dieci agenti in più. Cinque giorni esatti prima della doppia evasione, il sindacato denunciava che nella casa circondariale romana «l'organico dovrebbe essere di 196 agenti», ma «la presenza effettiva complessiva è di sole 150 unità». Mancano 46 agenti, insomma, il 24% del totale. Il sindacato segnalava inoltre che «sui 150 poliziotti in servizio, almeno 81 hanno più di 50 anni e quindi avrebbero diritto a essere esonerati dai turni notturni e dai servizi più gravosi; 37 sarebbero fruitori di permessi in base alla legge 104 (la norma che permette i distacchi per parenti bisognosi di cure, ndr); e dieci andranno in quiescenza nel 2020». Insomma, per gestire la notte dei 1.412 detenuti presenti in cella in base all'ultimo dato ufficiale del 31 maggio 2020, la casa circondariale di Rebibbia dispone in tutto, e se va bene, di una sessantina di poliziotti «pienamente efficienti»: uno ogni 23 detenuti. Il Sappe aggiunge però che il loro lavoro è particolarmente complesso perché molti reclusi del carcere romano «hanno problemi psichiatrici» e sono numerosi anche i collaboratori di giustizia, che richiedono maggiore cautela e sorveglianza assidua. La «richiesta urgente» inviata il 28 maggio dal sindacato al ministero purtroppo è rimasta senza risposta, e oggi sappiamo com'è finita: cinque notti dopo sono evasi Lil Ahmetovic, un croato di 46 anni, e Davad Zukanovic, nato a Olbia 40 anni fa. I due rom erano in carcere per furto, minacce, lesioni, ricettazione e false dichiarazioni all'autorità pubblica.Capece ipotizza che i due siano stati favoriti «dal probabile mancato funzionamento del sistema anti scavalcamento e dal fatto che non ci sono più le sentinelle sul muro di cinta». Il segretario del Sappe aggiunge che «anche questa evasione è conseguenza dello smantellamento delle politiche di sicurezza nei penitenziari e di 7.000 agenti in meno rispetto all'organico». Sempre da Rebibbia, del resto, il 16 agosto 2019 era evaso un altro detenuto, finito in cella per truffa e falsificazione di carte di credito: era fuggito in pieno giorno e con le manette ai polsi, mentre veniva portato in infermeria dopo aver finto un malore. Dei due nuovi evasi sono state pubblicate le foto segnaletiche, con l'indicazione dei tatuaggi che hanno su braccia e gambe: scorpioni, teschi e volti di donna.Il ministro Bonafede, che ieri ha partecipato a un vertice con le opposizioni per fare il punto sulla riforma della giustizia e del Consiglio superiore della magistratura, non ha commentato l'evasione. Del resto, il Guardasigilli non aveva commentato nemmeno il clamoroso record storico dello scorso 8 marzo. In quel solo giorno dal carcere di Foggia - che ospitava 609 detenuti contro una «capienza regolamentare» di 365 - erano scappati in 77. Avevano devastato le celle e dato fuoco a mezza prigione, poi erano usciti dai cancelli aperti, come per una passeggiata. Avevano avuto anche il tempo di terrorizzare e prendere in ostaggio alcuni residenti di un quartiere vicino. Di quella vergogna restano i video sul sito FoggiaToday.it. Il giorno dopo, grazie a una caccia all'uomo senza precedenti, le forze dell'ordine ne avevano fermati 54. Altri 22 erano stati presi alla spicciolata, nelle settimane seguenti. Secondo quanto risulta alla Verità, però, oggi ne manca ancora uno all'appello. Chissà se qualcuno l'ha detto a Bonafede.