2023-08-29
L’emergenza? C’è sul clima, non sui migranti. Parola di Cei
Il presidente della Cei, Matteo Zuppi: «Non c’è alcuna emergenza migratoria, bisogna invece predisporre un sistema strutturato di accoglienza». Che tradotto significa: il governo procuri maggiori risorse a chi campa grazie agli sbarchi. Caritas compresa.Potremmo, ancora una volta, sintetizzare in uno slogan: l’emergenza c’è se fa comodo a me, a significare l’uso strumentale che si fa di certi provvedimenti. A spanne, funziona così: quando occorre imporre alla popolazione cambiamenti rapidi e rilevanti dello stile di vita – e bisogna farlo in breve tempo, senza discussioni – ecco che tutti, dai politici ai giornalisti passando per quelli che una volta si chiamavano «corpi intermedi», sono pronti ad aggrapparsi all’eccezionalità della situazione (anche se tale eccezionalità non esiste) per giustificare misure più o meno violente e repressive. Eppure quando si parla di immigrazione il discorso è sempre girato nel senso contrario. In quel caso parlare d’emergenza non si può, non si deve. O è concesso soltanto a precise e molto stringenti condizioni.Un esempio formidabile di tale tendenza lo fornisce il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi, parlando con La Stampa. «Come si fa a definire emergenziale la questione migratoria?», attacca il prelato. «Fa parte della storia recente e dell’attualità d’Italia ormai da lungo tempo. E sarà così per anni. Bisogna predisporre prima possibile un sistema strutturato di assistenza e integrazione per affrontare finalmente le criticità con lucidità ed efficacia. Rendendole un’opportunità».Che esista una emergenza sbarchi è piuttosto difficile negarlo. Negli ultimi mesi si sono presentate condizioni effettivamente nuove e preoccupanti rispetto al passato recente: il caos ucraino, la situazione della Tunisia e altre faccende di non secondaria importanza hanno fatto raddoppiare gli arrivi. È un’evidenza che ha messo in difficoltà l’attuale governo e su cui persino quotidiani e sindaci di sinistra stanno insistendo ormai da parecchi giorni. Eppure per il cardinale parlare d’emergenza non si deve. O meglio bisogna rassegnarsi al fatto che l’emergenza sia continua e potenzialmente infinita. La situazione, egli insiste, non è emergenziale «da anni, decenni ormai. E non lo sarà per anni, considerando i disequilibri, la demografia, le scarse ed episodiche risposte messe in campo finora. Non sono liberi di restare e nemmeno di partire! La migrazione fa parte della storia e dell’attualità d’Italia, ormai da lungo tempo. Se si continua a tentare di gestirla con la concezione dell’emergenza e basta, saremo sempre in balia e vittime dell’agitazione e della paura, oltre che spettatori di tragedie del mare inaccettabili».Che cosa significa? Semplice: che bisogna accettare l’immigrazione di massa. Che essa deve essere considerata strutturale, inarrestabile e dunque non resta che rassegnarsi e smetterla di opporsi. Insomma, bisogna in qualche modo «convivere con l’immigrazione», mentre convivere con il virus – tanto per citare un caso suggestivo – non si poteva, e nemmeno si può convivere con il riscaldamento globale.In buona sostanza, non importa se via sia o meno una reale emergenza: l’atteggiamento che la popolazione e i governanti debbono tenere è legato dal posto che una determinata vicenda occupa all’interno del discorso dominante. Devo importi un radicale mutamento delle abitudini? Allora posso serenamente utilizzare l’eccezionalità come grimaldello per scardinare l’attuale ordine. Devo farti accettare un mutamento più lento ma altrettanto epocale? In quel caso ti ripeto che l’emergenza non c’è, che va tutto bene, e che se noti un problema è solo perché hai una errata percezione della realtà.A ben vedere, si tratta di due varianti dello stesso modello, due facce della medesima medaglia. Al clima che cambia non ci si può semplicemente adattare: occorre rivoluzionare lo stile di vita prima di subito, onde soddisfare precisi interessi economici, e pazienza se aziende e comuni cittadini ne vengono pesantemente danneggiati. All’immigrazione di massa invece tocca farci l’abitudine, sempre a beneficio degli interessi di cui sopra, e sempre a prescindere dai danni che si infliggono alla popolazione autoctona e agli stessi stranieri.Di interessi riguardanti l’accoglienza – ormai da anni lo sappiamo - ce ne sono fin troppi, e alcuni di questi toccano anche la Caritas. Non è forse un caso se, nelle settimane passate, alcune organizzazioni umanitarie (ad esempio Caritas Ambrosiana) hanno annunciato a gran voce di non poter ospitare più migranti. Non ci sono abbastanza soldi a disposizione, sostengono. E insistono: bisogna cambiare approccio, eliminare l’emergenza e passare a una logica di lungo periodo. Più o meno ciò che chiede Zuppi, il quale invoca investimenti sul Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), sul sostegno psicologico e legale e via buonisteggiando. Identiche richieste vengono avanzate dagli amministratori progressisti. Identico anche il fine: battere cassa.L’immigrazione è un business, ma da qualche anno il giro d’affari si era ridotto. Ora – alla presenza di effettivi elementi emergenziali – si affacciano nuove possibilità di guadagno, che il governo tenta di limitare. Da lì le proteste provenienti anche e soprattutto da coloro che fino all’altro giorno celebravano le bellezze dell’accoglienza e oggi si lagnano per i troppi arrivi. Se domani il governo aumentasse i versamenti a Ong e Comuni, di sicuro molte proteste cesserebbero, e tanti primi cittadini riprenderebbero a dichiarare ciò che hanno ripetuto per un decennio, e cioè che l’immigrazione è una ricchezza. Anche se è irregolare, anche se provoca disastri a livello di ordine pubblico, anche se si continua a morire nel mare e sulla terra.In questo caso non c’è pericolo, non c’è emergenza, non c’è stato d’eccezione. La nuova normalità si impone gradualmente, per successive ondate. Non serve modificare il comportamento perché, appunto, non c’è alcun comportamento da tenere: si deve soltanto accettare, e zitti.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.