2022-04-08
La Lega non fa passi indietro sul Fisco. Palazzo Chigi pronto a un incontro
Daniele Franco (Imagoeconomica)
Saldo l’asse di centrodestra: il partito di Maurizio Lupi stavolta respinge la proposta di smarcarsi come sul catasto. L’esecutivo nega l’aumento delle tasse. Però nessuno si prende la responsabilità di minacciare la sfiducia.Diciamolo con chiarezza. Se in altre occasioni il centrodestra aveva dato ragioni di delusione ai suoi sostenitori, stavolta, sul tema rovente della delega fiscale, gli elettori di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno motivo di essere soddisfatti dell’azione dei loro rappresentanti presso la commissione Finanze della Camera. In sequenza, l’altro ieri, è stata giusta la scelta della Lega (con le firme anche degli altri partiti della coalizione) di chiedere la possibilità per il Parlamento di esprimere pareri vincolanti sui futuri decreti delegati (no del governo); è stata giusta la richiesta della Lega di congelare la tassazione su titoli di Stato e locazioni (no del governo); è stata sacrosanta la battaglia notturna in commissione che, su un emendamento, ha portato il presidente Luigi Marattin (Italia viva) a perdere il controllo della situazione, e anzi - furbescamente - a impedire un voto che avrebbe visto la prevalenza del centrodestra. La macchina di supporto mediatico del centrosinistra è già attiva per sottolineare l’atteggiamento bellicoso del deputato Marco Osnato (Fdi) e del parlamentare del Misto Alessio Villarosa (già sottosegretario): ma è solo un pretesto per tentare di spostare l’attenzione dalla sostanza. Il cuore della questione è che il centrodestra è stato unito su un tema decisivo come quello fiscale, che il centrosinistra sarebbe andato sotto, che Mario Draghi e il ministro Daniele Franco hanno finora operato tutelando solo i giallorossi e che il presidente della commissione non ha agito da arbitro imparziale. E ora? Da quanto risulta alla Verità, la Lega ha tutta l’intenzione di tenere il punto. Se i temi sanitari potevano essere considerati divisivi presso diversi segmenti dell’opinione pubblica, l’idea di aumenti fiscali sarebbe invece ritenuta inaccettabile da tutto l’elettorato di centrodestra. Non solo: dalle parti della Lega si fa presente come un punto impegnativo (per Draghi e per la stessa Lega), al momento della nascita del governo, fu proprio quello del no a qualsiasi aumento di tassazione. E invece? Già un mese fa, con la riforma del catasto, si sono poste le basi per futuri potenziali aumenti di tasse. E ieri, su locazioni e titoli, il governo ha ancora una volta preso la strada sbagliata. È per questo che la Lega non ha alcuna intenzione di deflettere dalla sua linea.Conversando con la Verità, il responsabile economico leghista Alberto Bagnai è netto: «Abbiamo sempre mostrato buona fede e spirito costruttivo. Lo abbiamo fatto a giugno scorso, concordando di non inserire il catasto nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva delle due commissioni Finanze sul fisco. Lo abbiamo fatto a marzo, quando, nonostante la sconfitta sempre sul catasto, abbiamo comunque continuato a lavorare cercando mediazioni e miglioramenti ulteriori». Conclusione? «Saranno gli altri, per la precisione saranno coloro che dovessero decidere di fare gli oltranzisti contro le nostre tesi e a danno dei cittadini, a doversi assumere le responsabilità delle relative conseguenze». Resta l’interrogativo su quale sarà il comportamento di Fi e degli alleati minori, essendo invece chiara l’opposizione di Fdi. Alla Verità risulta che l’altra sera, prima della seduta della commissione, Palazzo Chigi abbia ritentato il colpo di provare a far sfilare dal centrodestra il rappresentante di Noi con l’Italia (operazione riuscita a marzo sul catasto, con gravissima responsabilità politica di Maurizio Lupi e Alessandro Colucci). Stavolta il bis non è riuscito al governo. E quanto a Forza Italia, per tutta la giornata di mercoledì l’azione della Lega è avvenuta in contatto e in coordinamento con il capogruppo azzurro Paolo Barelli. Momenti di tensione c’erano stati, all’inizio della seduta serale, per una momentanea assenza di un paio di rappresentati azzurri: ma il problema è stato subito risolto e la delegazione di Forza Italia si è battuta con correttezza. Del resto, in ambito leghista si fa notare che, in un anno elettorale, sarebbe clamoroso se parlamentari di centrodestra si sfilassero proprio sul delicatissimo tema fiscale. Stavolta anche il canto delle sirene ministeriali azzurre è meno ammaliante per deputati e senatori: i singoli parlamentari devono pensare a sé stessi, e un eventuale voto sbagliato e pro tasse coprirebbe loro di vergogna, non i ministri tutelatissimi dalle posizioni che attualmente occupano. Morale: Fdi si batte dall’opposizione; la Lega non arretra; e il Carroccio ha motivo di ritenere di poter contare su un rapporto più solido con Forza Italia, in questo frangente. E allora i riflettori sono puntati su Draghi. Se il premier vorrà mediare, ha margini per farlo, sia sul catasto, sia sulle locazioni, sia sui titoli di Stato. Se invece non vorrà farlo, se ne assumerà le conseguenze politiche. Peggio ancora: se dovesse davvero (come ha ventilato in conferenza stampa l’altra sera) ricorrere alla frusta della fiducia, e cioè a uno strumento ultradiscutibile su una legge delega (dove è il Parlamento a dover indicare al governo principi e criteri direttivi, non il contrario), sarà lui a determinare un trauma, una rottura. In Transatlantico, c’è chi fa notare come la magia di «Super Mario» sia conclusa nel Paese, e che le stesse contestazioni di Napoli e Torino indichino un cambiamento di umore in settori di opinione pubblica. Conviene a Draghi sfidare gli italiani sul fisco, in un momento già tanto delicato? Ieri Palazzo Chigi, dopo aver ribadito che «nessuno pagherà più tasse. Il governo non tocca le case degli italiani. E lo stesso sarà per gli affitti e per i risparmi» (in contrasto con l’evidenza dell’articolo 6 della delega), ha annunciato che settimana prossima ci sarà un incontro con i partiti di centrodestra della maggioranza. Secondo Matteo Salvini, potrebbe avvenire già lunedì.