2022-07-17
Lega e Fi per il rimpasto senza grillini. Meloni: «Basta teatrini, voto subito»
Carroccio e Forza Italia in sintonia: mai più con i pentastellati. Gli azzurri spingono per un Draghi bis. Fdi ribadisce: «È accanimento terapeutico. Si torni alle urne». Domani sera Matteo Salvini vede i suoi parlamentari.Non si intravvede ancora una strategia comune, o almeno strettamente coordinata, tra le tre maggiori forze di centrodestra, che ieri hanno parlato ciascuna per conto proprio, indicando direzioni di marcia talvolta non necessariamente coincidenti. Gli ottimisti interpreteranno la circostanza come il frutto inevitabile di una fase ancora incerta e molto tattica: siamo solo all’inizio del terzo giorno dei cinque che separano l’esplosione della crisi di governo da mercoledì prossimo, quando avverrà il chiarimento parlamentare; e sussiste tuttora un’enorme incognita sia sulle intenzioni definitive di Mario Draghi sia sull’orientamento dei grillini, persi nel loro psicodramma. Ma i pessimisti obietteranno che ancora una volta il centrodestra sembra avere una forte difficoltà sia a parlare con una sola voce sia a perseguire un obiettivo unico. Né, su un altro piano, va sottovalutato il fatto che alcuni rilevanti amministratori (sindaci e presidenti di Regione) stiano già percorrendo strade ancora diverse. A tenere il punto della richiesta di elezioni senza subordinate è Giorgia Meloni: «Basta con l’accanimento terapeutico di questo Parlamento e con i governi che non raggiungono risultati. Sarebbe scandaloso mettere assieme il quarto governo di fila caduto dall’alto solo per far vivacchiare la legislatura. Una scelta di gravissima irresponsabilità», ha scritto ieri sui suoi canali social. E ancora, rimarcando un’evidente anomalia italiana: «Si vota ovunque, mentre in Italia la sinistra inorridisce quando sente parlare di elezioni: smettiamola con questo triste teatrino sulla pelle degli italiani e restituiamo la parola al popolo sovrano». Parole inequivocabilmente interpretabili come una netta contrarietà a qualunque ipotesi di Draghi bis.Il fatto è che però ieri a battere il tasto di un Draghi bis (senza grillini e come unica alternativa alle elezioni) era stato il coordinatore nazionale di Fi, Antonio Tajani: «Provocare una crisi di governo in un momento così complicato a livello nazionale e internazionale è veramente da irresponsabili. Tutto ciò che di negativo accade e accadrà è responsabilità esclusiva del Movimento 5 stelle. Noi abbiamo le idee molto chiare, non possiamo continuare a governare con i Cinque stelle, la nostra presenza è alternativa alla loro. Se non ci sarà un altro governo Draghi senza i Cinque stelle, si tornerà a votare».Anche qui, gli ottimisti - nella logica di un centrodestra auspicabilmente unito e coordinato - interpreteranno le parole di Tajani come un mossa per sganciare Forza Italia dal Pd (che invece vuole i grillini a ogni costo), e in ultima analisi per arrivare all’obiettivo del voto senza che la colpa ricada sul centrodestra. Ma i pessimisti scorgeranno in questa stessa sortita una disponibilità di Fi a percorrere strade diverse, anche divaricate da quelle auspicate dalla Meloni. Strade su cui sono già incamminati rilevanti amministratori di centrodestra. Ieri è stato lanciato un appello di sindaci, in larga misura di centrosinistra, all’insegna della supplica a Draghi: «Chiediamo a Mario Draghi di andare avanti […]. Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità». E a seguire, prevedibilmente, tutto il gotha dei sindaci Pd, da Roberto Gualtieri a Beppe Sala, da Antonio Decaro a Giorgio Gori, passando per Dario Nardella. Ma, curiosamente, si sono aggregati anche due pesi massimi del centrodestra locale: il neoconfermato sindaco di Genova Marco Bucci e il primo cittadino di Venezia Luigi Brugnaro. Non solo: a livello regionale è il governatore della Liguria Giovanni Toti a farsi promotore di un’iniziativa analoga: «La caduta del governo Draghi - secondo Toti - metterebbe a rischio investimenti a favore dei cittadini delle Regioni. Da presidente invito i colleghi a condividere questo appello affinché Draghi rimanga al suo posto e i partiti mettano con generosità a disposizione la propria forza parlamentare». Ciascuno vede come si tratti di una linea diametralmente opposta a quella della Meloni. Quanto alla Lega, Matteo Salvini, che ha convocato i suoi parlamentari lunedì sera alle 20,30, sembra muoversi con estrema cautela, dopo un’altra giornata di contatti telefonici e incontri. In una telefonata con Silvio Berlusconi, i due leader hanno confermato la loro piena sintonia. Secondo Salvini, «la Lega è impegnata per far uscire il Paese dallo stallo e offrire agli italiani certezze, crescita, sviluppo e lavoro. La Lega conferma la propria responsabilità, nonostante le continue provocazioni e i ritardi imputabili ai Cinque stelle (che hanno provocato la crisi di governo) e al Pd che anche nelle ultime ore ha insistito sul ddl Zan contribuendo ad aggiungere confusione a confusione». E ancora, sui canali social: «La Lega sceglierà per il bene dell’Italia, capricci e minacce li lasciamo ai signori del No, cioè ai Cinque stelle, e ai loro amici del Pd». In conclusione, una domanda rivolta ai follower: «Cosa pensate succederà nei prossimi giorni?». Ma forse è quello che gli elettori di centrodestra sperano di sapere dai loro leader.