2023-08-04
L’economista «bergogliano» tifa Apocalisse ambientale: «Faremo come coi No vax»
Leonardo Becchetti (Imagoeconomica)
La guerra social di Leonardo Becchetti, editorialista di «Avvenire» e docente a Tor Vergata «La transizione utile a famiglie e imprese. Mi contesti? Allora chiamo la polizia».«Dobbiamo seminare la paura». Era il mantra di Al Gore nella prima stagione dell’accelerazione sul cambiamento climatico, una dozzina di anni fa. È rimasto un punto fermo degli integralisti del clima nell’estate della discordia, quella della polarizzazione assoluta, degli stracci che volano e delle cartine pitturate di rosso scarlatto. Accanto agli attivisti da trincea e ai meteorologi di complemento, ecco spuntare anche austeri professori calati nella parte, con l’elmetto in testa nonostante l’afa. Uno dei più agguerriti è Leonardo Becchetti, docente all’Università Tor Vergata di Roma, ex presidente di Banca Popolare Etica, esperto di finanza sostenibile e microcredito, cattolico molto impegnato nel sociale tanto da essere definito «l’economista del Papa».Editorialista di Avvenire, quindi abituato a un certo stile curiale nei suoi pensosi interventi, in queste settimane si è trasformato in un Che Guevara climatico su Twitter e ha sguainato la spada dell’invettiva (rovente, ovvio) contro chiunque osasse dubitare del sacro dogma della fine del mondo imminente. Il suo è un vangelo secondo meteo; in fondo anche questo è un giudizio universale. A 57 anni può venire una certa voglia di fare metaforicamente a cazzotti, ma se il pontefice Francesco legge non è un bel vedere. Ritieni che il riscaldamento terrestre sia ciclico? Lui aspetta l’uragano su Milano e affronta il problema con una battuta: «Tutto normale, mi ricordo ai tempi di Annibale…». Obietti che i costi della transizione green finiscono per gravare sulle spalle dei cittadini? Lui è già oltre: «Ci occupiamo di evitare che un cittadino qualunque possa trovarsi con un palazzo sventrato o di guardare con terrore all’arrivo di una precipitazione o di un po’ di vento». Catastrofismo allo stato puro, ha visto Don’t Look Up e non si è più ripreso. Firmatario con altri 99 scienziati (e apprendisti stregoni) dell’appello sulle responsabilità umane al cambiamento climatico, Becchetti non sopporta che si possa dissentire. A chi, con una certa petulanza, lo invita a farsi i fatti suoi risponde così: «Cos’è, una minaccia? facciamo scattare la denuncia alla polizia postale?». Nessuna pazienza. Lui non ha tempo di affrontare in modo ecumenico un tema così cruciale, nel frattempo la Terra potrebbe fondersi. Travolto dalla vis polemica, il professore si sente reduce da mille battaglie e forse sperava di trascorrere l’estate a camminare nelle solitudini delle Dolomiti. Invece gli tocca la guerra quotidiana online. Così twitta: «Abbiamo salvato 20 milioni di vite dalla follia No-Vax… Abbiamo salvato l’Italia dalla follia Italexit (vedasi le miserie della Brexit)… Salveremo anche il pianeta». Bruce Willis in Armageddon era decisamente più umile.Eravamo abituati a vederlo in completo grigio topo ai convegni di settore con alti prelati in prima fila. Eravamo avvezzi alle sue circonvoluzioni su transazioni finanziarie, filiere innovative ed economia circolare. Eravamo fermi alla sua simpatia per lo pseudo-partitino di centro che Giuseppe Conte avrebbe dovuto creare due anni fa attorno alle Acli, alla Comunità di Sant’Egidio e ad alcuni cardinali progressisti. Mai fossilizzarsi, ora è un’altra persona. Le ospitate Tv trasformano anche i timidi. Appoggiata sulla cattedra la Montblanc, ha imbracciato il badile. Alza il ditino e tuona sui social: «Quanti commenti stupidi». I negazionisti? «Personaggi innominabili». Chi propone dei distinguo? «Curriculum impresentabili». Chi lo critica? «Gente che mette il cervello all’ammasso». Una volta finite le metafore a disposizione chiede aiuto anche a Luigi Pirandello: «Nella tua vita (digitale) incontrerai molte maschere e pochi volti». È il Roberto Burioni del clima, con toni non propriamente normali per un accademico. Chi l’avrebbe mai sospettato? Disinnescarlo non è difficile, basta affrontarlo con la domanda di un follower di nome Arcimboldo: «Premi Nobel come Zichichi e Rubbia sono in totale disaccordo con lei. Quindi che facciamo, diamo retta a lei perché va in Tv ed ha la spunta vicino al nome? Non so, mi dia un consiglio». Giammai, il prof è stanco di parlare ai cirrocumuli e si è sintonizzato sull’invettiva. Esempio più unico che raro di economista con l’ombrello, Becchetti ha capito che il combinato disposto televisione-social crea commentatori a largo raggio, crea occasioni, crea contatti e forse contratti. Di conseguenza si adegua e non si ferma più. Finalmente ha un pubblico.È già capitato a virologici e zanzarologi. Così arriva il giorno delle elezioni in Spagna e lui non si trattiene: «Crolla Vox perdendo metà dei seggi, sconfitta pesante per il negazionismo climatico. In vista delle elezioni europee i partiti si schierino chiaramente sul cambiamento climatico se vogliono evitare di perdere voti». Elon Musk decide di modificare il logo di Twitter, lui si scopre grafico e boccia la perfida X: «Pensavo ci fosse un virus nel mio computer, invece purtroppo no». Aumenta il prezzo della benzina: «Ancora a lamentarvi? Finché restiamo schiavi delle fossili non cambierà nulla». É nato un tuttologo, un altro. In autunno lo troveremo in piazza accanto all’armocromista di Elly Schlein.
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