2020-04-04
L’economia italiana perde 22 anni di crescita
A marzo l'indice Pmi sui risultati della manifattura è sceso ai minimi del '98: la contrazione colpisce tutta l'eurozona, ma noi siamo 15 punti sotto la media. Il governo intanto nicchia: promette liquidità, però non specifica con che garanzie, né se interverrà la Cdp.Sono arrivati i primi dati sull'economia di marzo. Non solo in Italia ma in tutta Europa. Purtroppo si tratta della conferma delle peggiori aspettative. L'indice Pmi, che assomma i risultati compositi dell'attività manifatturiera di un Paese o di un'area geografica, in questo caso l'eurozona, è sceso ai minimi record. A trascinare in basso l'indice è stato il settore dei servizi colpito dalle chiusure delle attività per contenere l'espansione del coronavirus. L'Italia è stata particolarmente danneggiata perché è è stato il primo Paese in Ue ad avviare stop drastici. Infatti proprio l'Italia ha registrato la peggiore performance in Europa nei servizi, tracollando a soli 17 punti ai minimi record (il 1998, anno in cui è iniziata la rilevazione). Tenendo conto che il numero 50 rappresenta il dato mediano di equilibrio ci si rende conto in modo palpabile di quanto si sia inchiodata l'economia tricolore. Il dato dell'eurozona nel suo complesso è sceso a 30 punti, mentre a febbraio era a 51,6. Germania si attesta a 35 punti, Francia a quasi 29 e Spagna a 26. «I dati di marzo indicano tempi estremamente impegnativi per l'economia italiana dove la portata dell'impatto sulla produzione, sull'occupazione e gli investimenti probabilmente peserà a lungo sull'intera società», ha commentato ieri Chris Williamson, capo economista di Ihs Markit. Riguardo all'Europa, ha aggiunto che «con i vari Paesi che intensificano sempre più le misure di contenimento del coronavirus, non sorprende vedere che il Pmi finale di marzo ha indicato un deterioramento dell'attività economica persino maggiore di quello registrato dall'ultima stima “flash". I dati raccolti mostrano già un tasso annuale di contrazione dell'economia dell'eurozona di circa il 10% e che inevitabilmente andrà peggiorando nel prossimo futuro». La lunga premessa legata ai numeri dell'economia serve per comprendere l'urgenza degli interventi. Come ha fatto capire l'ex governatore della Bce, Mario Draghi, non solo servono misure paragonabili agli interventi del periodo bellico, ma più tempo si aspetta e più sarà difficile avviare la ricostruzione. Eppure il governo continua a nicchiare. Dopo aver annunciato per ieri un decreto che promette liquidità alle aziende, ha poi fatto sapere che il cdm per il varo si terrà nel week end. Forse domani. In realtà, sembra ormai chiaro che i giallorossi aspettano l'esito dell'eurogruppo di martedì prossimo per capire quanti soldi potranno spendere. Un metro di paragone anch'essa anacronistico di fronte ai freddi dati dell'indice Pmi. Alcune indiscrezioni fanno capire che l'idea è quella di mettere in fila una serie di agevolazioni per chi ha chiuso i battenti e per chi possa riaprire a maggio. La promessa sarebbe: sospensione delle scadenze fiscali di aprile e maggio; sospensione di ritenute e contributi per i mesi di aprile e maggio; sospensione di avvisi bonari e accertamenti e dei pignoramenti dei conti correnti bancari e della cessione del quinto dello stipendio.Ieri mattina il sottosegretario all'Economia, Cecilia Guerra, ha aggiunto «che le garanzie sottostanti permetteranno alle banche di finanziare con molta più tranquillità riducendo quella trafila di valutazione del merito di credito delle imprese, perché c'è una garanzia statale del 90%». Sarà coinvolta Cdp? E quali garanzie pubbliche o europee avrà per fare da leva? Al momento non esiste alcun testo. Però il ruolo di Cdp dovrebbe essere sviscerato al più presto. Giovedì sera i vertici di Cassa hanno comunicato i risultati del 2019. Nella nota si legge che «le risorse mobilitate a supporto dell'economia del Paese sono state pari a 34,6 miliardi con una limatura rispetto ai 36 miliardi del 2018 (quando invece erano aumentate del 6,9%)». È un fronte su cui lo scorso anno si è ritagliata un ruolo più incisivo la capogruppo mobilitando 21,4 miliardi, circa il 30% in più. «Il nostro impegno», ha spiegato l'ad, Fabrizio Palermo, «è stato quello di mettere a terra iniziative sistemiche che segnano un importante cambio di passo nel supporto che Cdp può dare al Paese». Intanto, nell'impegno per l'emergenza coronavirus, la Cassa ha annunciato «la più vasta operazione di rinegoziazione dei mutui realizzata negli ultimi anni che coinvolgerà 7.200 enti territoriali: potranno rinegoziare circa 135.000 prestiti per un debito residuo complessivo di 34 miliardi liberando risorse, nel 2020, fino a 1,4 miliardi». È solo uno spunto. Ma spiega come usare le leve finanziarie per interi comparti produttivi. Se si aspetta troppo tempo e non si coinvolge al più presto Cdp, molte aziende non avranno più bisogno di liquidità: saranno già fallite, purtroppo.
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