2021-12-18
Si dicono scienziati ma poi danno i numeri
Matteo Bassetti (Getty images)
Matteo Bassetti dice in tv che «la California ha azzerato i contagi grazie al 100% di immunizzati». Balle, però chi glielo fa notare si becca gli insulti. Pierpaolo Sileri invece crea il panico sui bambini mentre dal Buzzi rassicuranoAvete presente quel fenomeno di Matteo Bassetti, il virostar che sta sempre in televisione a dispensare opinioni in materia di Covid? Beh, qualche settimana fa mi è capitato di sentirgli dire nel talk show condotto da Paolo Del Debbio che avremmo dovuto prendere esempio dalla California, che con il 100 per cento di vaccinati aveva azzerato il problema dei contagi. Conoscendo la diffusione del virus e il tasso di immunizzazione negli Usa, l’affermazione mi è subito sembrata una bufala, e infatti in pochi secondi mi sono collegato al sito dello Stato americano e in diretta tv ho esibito i dati ufficiali. Con una percentuale di vaccinati di gran lunga inferiore a quella italiana, la California registrava ogni giorno migliaia di contagi e decine di morti. Invece di ammettere di aver detto una stupidaggine, come sarebbe stato suo dovere fare (è un medico, non un piazzista di medicinali), Bassetti ha reagito cercando di impedirmi di parlare e, non riuscendoci, è passato agli insulti. Il giorno dopo, non contento, ha scritto via Facebook un commento in cui se la prendeva con i giornalisti, responsabili secondo lui della morte di un suo conoscente, il quale dopo tre mesi in ospedale sarebbe deceduto perché non vaccinato. Non è dato sapere in quale modo i cronisti possano essere colpevoli del decesso, così come non è dato sapere perché il defunto non si sia fidato dei consigli di uno scienziato come Bassetti. In compenso, è noto che ieri in California, Stato portato ad esempio dal luminare illuminato dalla lanterna (è di Genova), il governatore ha reintrodotto l’uso della mascherina in seguito all’aumento dei contagi. Il virus, lungi dall’essere stato debellato, continua infatti a mietere vittime e, per effetto delle varianti, anche tra i vaccinati. Ma tutto ciò non lo potrò dire al virostar, in quanto a chi lo invita in tv, il primario che primeggia nelle bufale precisa di non volere confronti con i giornalisti della Verità. Povero, lo capisco.Ma tra i fenomeni del momento non c’è solo Bassetti. A distinguersi nella comunicazione di bufale c’è anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, il quale sempre a Dritto e rovescio ha detto che su 10.000 bambini che si infettano, 65 finiscono in ospedale e uno muore. Peccato che appena pochi giorni fa, il primario del più importante ospedale pediatrico della Lombardia, il Buzzi, intervistato dal Corriere della Sera, avesse negato qualsiasi allarme fra i più piccoli a causa del Covid. Al quotidiano milanese, Gian Vincenzo Zuccotti, preside della facoltà di medicina dell’università Statale, oltre che direttore del pronto soccorso pediatrico, ha detto: «Nel mese di novembre abbiamo avuto 4.000 accessi al pronto soccorso. Fortunatamente, bambini ricoverati per Covid si contano sulle dita di una mano. Non da novembre, ma da settembre a oggi. Del resto, l’infezione del Covid in età pediatrica non ha mai messo in difficoltà né le pediatrie né tantomeno le terapie intensive fin dal suo inizio e questo è un dato consolidato». Sbaglia Zuccotti? A leggere i dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità si direbbe che a dare i numeri sia Sileri. Su 251.000 positivi di età compresa fra i 6 e gli 11 anni, i decessi sono stati nove e spesso associati ad altre patologie, ma applicando i parametri adottati dal sottosegretario avrebbero dovuto essere 25: uno ogni 10.000. Forse occorre estendere il campione a tutti i minorenni, calcolando contagi e decessi da 0 a 19 anni? Su 826.000 positivi, i morti sono 35, ovvero meno della metà di quanto minacciato dal sottosegretario. A tener compagnia a Bassetti e Sileri poi, ogni tanto ci pensa Franco Locatelli, il portacroce del Comitato tecnico scientifico, il quale in una conferenza stampa a novembre disse che in terapia intensiva non era ricoverato nemmeno un vaccinato con meno di 60 anni. Anche in questo caso a smentirlo ci hanno pensato i dati dell’Istituto superiore di sanità, ma neanche di fronte ai numeri ufficiali il professore fece un plissé, salvo poi correggersi qualche tempo dopo con molta nonchalance, comunicando le vere cifre senza chiedere scusa. Tuttavia, l’ineffabile Locatelli non si è distinto solo per sparare numeri a caso, ma anche per aver suggerito di obbligare ai tamponi i vaccinati che partecipano a grandi eventi, riconoscendo dunque implicitamente che pur in presenza di una prima, una seconda e perfino una terza dose ci si può contagiare, cosa che spieghiamo da tempo. «Finalmente», ha chiosato Massimo Gramellini. A dire il vero «finalmente» lo possiamo dire noi, che abbiamo sempre segnalato il baco nel sistema dei vaccini, mentre Locatelli e compagni preferivano ignorare. Gramellini, per spiegare gli errori di comunicazione della campagna vaccinale, porta ad esempio la mela di Biancaneve, con una parte velenosa e l’altra no. Ma in questo caso il problema non sono la mela e neppure Biancaneve. Il problema sono i nani, che abbondano tra gli esperti e anche tra i giornalisti, i quali non riescono ad alzarsi di livello e a guardare un po’ più in là della propaganda.