2020-06-13
Il governo sotto torchio per sei ore davanti ai pm
Il procuratore di Bergamo a Palazzo Chigi per sentire Giuseppe Conte, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza sulla mancata zona rossa ad Alzano e Nembro. Ma il premier ostenta sicurezza.«Clima ottimo». Cosi fonti della presidenza del Consiglio descrivono alla Verità l'atmosfera dell'interrogatorio del premier Giuseppe Conte, al termine di una giornata, quella di ieri, che resterà, comunque finisca questa vicenda giudiziaria, nella storia. L'unico precedente di una visita di un pm a Palazzo Chigi risaliva al 29 novembre 2002, quando Antonio Ingroia varcò l'ingresso per interrogare Silvio Berlusconi, come teste assistito, nell'ambito del processo per concorso esterno in associazione mafiosa che vedeva imputato a Palermo Marcello Dell'Utri. Berlusconi si avvalse della facoltà di non rispondere, il meeting durò una decina di minuti in tutto. I meno giovani tra gli addetti ai lavori ricordano quei momenti quando, alle 9.45 di ieri, il procuratore facente funzione di Bergamo, Maria Cristina Rota, si avvicina a passo svelto all'ingresso principale di Palazzo Chigi. La Rota ha fretta di percorrere quei cento metri, seguita da altri magistrati, Paolo Mandurino, Silvia Marchina e Fabrizio Gaverini, e di ridurre al minimo l'inevitabile assedio di fotografi e telecamere. Il procuratore sa bene di avere gli occhi dell'Italia e non solo puntati addosso. Sta infatti per interrogare, come persone informate sui fatti, il presidente del Consiglio Conte, il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, e il ministro della Salute, Roberto Speranza. L'inchiesta è quella per epidemia colposa a carico di ignoti relativa alla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, nel Bergamasco, nel periodo che va dal 27 febbraio all'8 marzo scorso, quando un decreto della Presidenza del Consiglio, che entrò in vigore il 9, decise la chiusura di tutta la Lombardia e di 14 province. Una indagine che ha altri due filoni, uno relativo al pronto soccorso dell'ospedale di Alzano, l'altro alle morti nelle Rsa, per i quali si procede per epidemia colposa e omicidio colposoL'inchiesta, partita all'inizio di aprile sulla base di articoli giornalistici e dell'esposto dell'ex inviato di Striscia la notizia, Stefano Salvi, ha l'obiettivo di verificare se la mancata istituzione della zona rossa nei due comuni sia stata una delle cause che hanno prodotto la catastrofe della Val Seriana, e se istituire la stessa zona rossa spettasse al governo, alla Regione Lombardia o a entrambi. Un interrogativo al quale la Rota ha già risposto pubblicamente lo scorso 29 maggio quando, intervistata dalla Rai, disse: «Da quello che ci risulta è una decisione governativa». Il pool di Bergamo interroga Conte per ben tre ore. I giudici vogliono ricostruire, tassello dopo tassello, il puzzle di quei giorni drammatici, verificare eventuali responsabilità, appurare quella verità chiesta a gran voce dalla popolazione del bergamasco. Conte risponde a tutte le domande, del resto se ce una cosa che sa fare bene è l'avvocato. Sorridente, garbato, ribadisce la sua versione dei fatti, sottolinea di aver agito «in scienza e coscienza», come ieri ha detto in una serie di interviste ai giornali. «Non temo affatto di finire indagato», ha aggiunto il premier nelle interviste apparse ieri mattina, «mi sono subito messo doverosamente a disposizione dei magistrati per informarli sulle circostanze di cui sono a conoscenza e rifarei tutto quello che ho fatto». L'interrogatorio di Conte termina intorno alle 13, mezz'ora dopo tocca al ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, essere ascoltata dal pool di Bergamo. L'audizione della Lamorgese dura un'altra oretta, poi è il momento di Roberto Speranza. Alle 17.20, il giudice esce da Palazzo Chigi e si ferma a parlare con i giornalisti, per rilasciare una breve dichiarazione: «Abbiamo sentito come persone informate dei fatti», dice il procuratore facente funzioni, «il presidente del Consiglio, il ministro della Salute e il ministro dell'Interno. Le audizioni si sono svolte in un clima di massima distensione e collaborazione istituzionali. Ora», aggiunge, «ce ne andiamo grati di queste dichiarazioni a completare il nostro lavoro». Una cronista le ricorda le affermazioni del 29 maggio, quando aveva detto che l'istituzione della zona rossa era una decisione governativa. La Rota gira in retromarcia: «No. Avevo dichiarato», sottolinea il giudice, «che dalle dichiarazioni che avevamo in atti emergeva quello in quel momento. Oggi non ho altro da aggiungere». Alla domanda «ci saranno indagati?», la Rota dice di non poter rispondere. Passa una mezz'oretta, e arriva il commento di Conte: «Ho voluto chiarire tutti i passaggi nei minimi dettagli», dice il presidente del Consiglio. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, affida a Facebook le sue considerazioni: «Penso», scrive Speranza, «che chiunque abbia avuto responsabilità dentro questa emergenza, dal capo dell'Oms al sindaco del più piccolo paese, debba essere pronto a rendere conto delle scelte fatte. È la bellezza della democrazia. È giusto che sia così. Da parte mia», aggiunge Speranza, «ci sarà sempre massima disponibilità nei confronti di chi sta indagando».
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