2019-12-06
Le «tasse etiche» sulle bibite fanno evaporare migliaia di posti di lavoro
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La guerra alle bottigliette Pet avrà pesanti ripercussioni sulle aziende italiane, in particolare in Abruzzo e in Campania. Coca Cola e Assobibe in campo per smontare le bufale del governo. Che al vertice non trova l'intesa sui balzelli.Due stabilimenti della Coca Cola a rischio chiusura, ma a pagare la sugar tax e la plastic tax potrebbero essere soprattutto le piccole realtà che producono bibite gassate.Lo speciale contiene due articoli.Il pericolo della plastica negli oceani. L'inquinamento della plastica. La plastic tax. Tasse ambientali. Tasse green. La necessità di riciclare tutta la plastica possibile con l'obiettivo di salvare il pianeta. E poi ancora la sugar tax, la tassa sulle bevande zuccherate. Negli ultimi mesi, dopo gli appelli della svedese Greta Thunberg per salvare il pianeta e la politica dei 5 Stelle contro le bibite gassate, è andata via via montando una campagna sempre più dura contro le bibite gassate in bottiglie di plastica, la famigerata Pet. Non si contano ormai le uscite dei ministri Lorenzo Fioramonti e Sergio Costa in favore delle cosiddette «tasse etiche». Eppure, in pochi lo sanno, ma in Italia ci sono pesanti limiti normativi a utilizzare plastica riciclata al 100%, e si dà spesso per scontato che utilizzare il vetro sia più vantaggioso per l'ambiente. Niente di più sbagliato, secondo quanto sostiene Coca Cola, che ha nella bottiglietta di vetro uno dei suoi punti di forza. A quanto sostiene la multinazionale di Atlanta i dati indicano che sia per la produzione, sia per lo spostamento di bottiglie in vetro come per l'impossibilità di utilizzo durante manifestazioni pubbliche, ci sarebbe un aumento di emissioni di anidride carbonica. In questi giorni il governo di Giuseppe Conte, alle prese con la manovra di bilancio, sta provando a venire incontro agli industriali, che un po' ovunque - ieri è stato il turno il presidente dell'Unione degli industriali della Provincia di Varese Roberto Grassi - stanno cercando di far sentire la loro voce. Una tassa sulla plastica come una sullo zucchero, rischiano di mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, con la chiusura di azienda o anche di stabilimenti. «È un'imposta insostenibile», ha spiegato Grassi, riferendosi a quanto previsto nella bozza della legge di bilancio, ovvero un'imposta «fissata nella misura di 1,00 euro per chilogrammo di materia plastica» contenuta nei «manufatti con singolo impiego che hanno o sono destinati ad avere funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari».Coca Cola e Assobibe (Associazione italiana tra gli industriali delle bevande analcooliche) sono sulle barricate. Da mesi provano a smentire bufale che circolano un po' dovunque e provano a informare la cittadinanza, ricordando che la stessa direttiva europea non vieta la produzione di bottiglie di plastica e, anzi, che si adegueranno entro il 2024, come previsto dalla legge, alla produzione di tappi attaccati alla bottiglia: una disposizione quest'ultima che rischia di aumentare sempre la produzione di plastica. Del resto da ogni parte ci si volti lo spettro della plastica incombe sui cittadini italiani. Il valore complessivo del mercato di bibite, succhi di frutta e energizzanti, è pari a 4,9 miliardi di euro. Il valore dei consumi equivale allo 0,29% del Pil. Nel settore sono impiegate 80.000 persone e «ogni posto di lavoro diretto nelle aziende di produzione genera 14 occupati indiretti: 3 nella filiera a monte e 11 in quella a valle».«In Italia nessuno parla di una legge che non permette la produzione di bottiglie di plastica totalmente riciclate» ricorda alla Verità Giangiacomo Pierini, direttore Affari istituzionali Coca Cola Hbc Italia. «Eppure basterebbe partire dalle modifiche di quella norma, che esiste solo in Italia, per poter utilizzare solo plastica riciclata come in molti altri paesi dell'Unione europea». Il riferimento è a una norma introdotta nel maggio 2010 (L'articolo 1, D.M. 18 maggio 2010, n. 113) dove si stabilisce un limite del 50% di plastica riciclata (ovvero la rPet) che è possibile utilizzare.Rispetto ai numeri l'impatto della plastic tax, su Coca Cola sarebbe di 42,7 milioni di euro, unita a quella per lo zucchero si arriverebbe a 180 milioni in più di tasse all'anno. Il prezzo del prodotto potrebbe aumentare tra il 15 e il 20%, mentre le vendite, già da 10 anni in calo del 25%, subirebbero un ulteriore contraccolpo di almeno il 10%. A farne le spese sarebbero sempre i volumi di vendita che subirebbero un contraccolpo del 10%. La botta più dura, però, potrebbe arrivare sia sui posti di lavoro sia sull'indotto italiano, anche perché Fanta utilizza arance coltivate in Italia e per tagliare i costi potrebbe cercarle all'estero. Chiuderebbero con tutta probabilità due stabilimenti nel Sud Italia, quello di Oricola in Abruzzo e un altro a Marcianise, in Campania dove si producono bibite gassate in Pet: solo per Oricola si prevede una perdita di 1.500 posti di lavoro. Per Marcianise a spiegarlo è stato Pierini: «Contando anche l'indotto siamo oltre 830 dipendenti. Una realtà importante per Napoli ma anche per l'intera Campania. Una realtà che è a rischio in questo momento perché la doppia tassazione che si sta discutendo mette fortemente in discussione la nostra presenza industriale sul territorio». Secondo Assobibe, «la somma delle due imposte, a regime, supererebbero i 400 milioni di euro di nuove tasse rispetto ad un fatturato di 2.900.000 milioni di euro». Ma a parte i grandi marchi, le vere ripercussioni si avrebbero sulle piccole medie imprese, dove si è stimato che l'80% passerebbe da un utile a una perdita. Per l'associazione di categoria, «questa ipotesi di tassazione comporterebbe l'uscita definitiva dal mercato di una quota significativa di piccoli produttori con conseguenze rilevanti sull'occupazione diretta e indiretta. Il fatturato medio di tali imprese è pari a 18 milioni di euro con una media di circa 30 dipendenti a impresa». Alessandro Da Rold<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/le-tasse-etiche-sulle-bibite-fanno-evaporare-migliaia-di-posti-di-lavoro-2641529863.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="due-stabilimenti-in-italia-a-rischio-chiusura" data-post-id="2641529863" data-published-at="1757550099" data-use-pagination="False"> Due stabilimenti in Italia a rischio chiusura Due stabilimenti della Coca Cola a rischio chiusura, ma a pagare la sugar tax e la plastic tax potrebbero essere soprattutto le piccole realtà che producono bibite gassate. Le nuove tasse previste dalla manovra economica rischiano di essere una mannaia per i produttori di bevande analcoliche. Lo dice Coca Cola, ma gli fa da spalla anche Assobibe. I dati parlano chiaro: i veri problemi si avrebbero sulle piccole medie imprese, dove si è stimato che l'80% passerebbe da utile in perdita. Per l'associazione di categoria, «questa ipotesi di tassazione comporterebbe l'uscita definitiva dal mercato di una quota significativa di piccoli produttori con conseguenze rilevanti sull'occupazione diretta e indiretta. Il fatturato medio di tali imprese è pari a 18 milioni di euro con una media di circa 30 dipendenti a impresa». In Italia sono a rischio gli stabilimenti di Oricola e Marcianise, più di 2.000 posti di lavoro a rischio. Dice Giangiacomo Pierini, direttore delle relazioni istituzionali di Coca Cola: «Stiamo valutando diverse opzioni per rispondere a una tassa che prevede, ad esempio, un aumento della materia prima, il Pet, del 110%: aumenti di costo di questo tipo non possono essere assorbiti dalla struttura industriale presente sul Paese - continua - In questo momento abbiamo tre stabilimenti di produzione di bevande gassate uno al Nord, a Nogara, vicino a Verona, uno a Oricola e uno a Marcianise in Campania, i due stabilimenti del Centro e del Sud sono quelli più a rischio».Lo stabilimento di Oricola, per esempio, produce solo bevande gassate in Pet e - segnala l'azienda - non è riconvertibile. Inaugurato nel 1988, con cinque linee produttive produce circa 230 milioni di litri di bevande all'anno e conta 286 dipendenti diretti e un indotto di oltre 1700 posti di lavoro. «Noi vorremmo continuare a parlare di investimenti come abbiamo fatto negli ultimi 10 anni e ci troviamo costretti a valutare scenari contrari: ipotizziamo, da un alto, un aumento dei prezzi, dall'altro, un rischio per l'occupazione in Italia negli stabilimenti più esposti a questa doppia tassazione che è pesantissima per noi e per l'intera industria delle bevande analcoliche», continua. Da qui l'appello di Pierini: «Al governo chiediamo di sedersi a un tavolo e di discutere con noi perché queste tasse non vanno né nella direzione di migliorare la tutela dell'ambiente né l'obesità».
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