2020-01-31
Le sirene di Palazzo invitano la destra a stare con il sistema per governare
Primo Barol/Anadolu Agency/Getty Images
Ernesto Galli della Loggia sul Corriere dice alla Lega e ai suoi alleati di abbandonare il populismo perché i voti si conquistano al centro. Ma gli italiani sono arrabbiati. E vogliono qualcuno che cambi davvero le cose.Ormai è un coro: il centrodestra, dicono, deve stare con l'establishment. L'ultimo è Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere della Sera di ieri. Ma la voce circola con insistenza negli ultimi mesi ed è diventata quasi frenetica nei conciliaboli e nei cenacoli dopo il voto in Emilia. Basta con le felpe, è ora della camicia e cravatta. Basta con i toni urlati, bisogna tornare a sussurrare nei corridoi. Anche tutta la menata insopportabile sul citofono di Matteo Salvini, con l'episodio riproposto all'infinito, viene caricata di significati quasi miracolistici, come se fosse vero che una scampanellata possa aver realmente deciso le elezioni. Ma tant'è: tutto serve a far capire la lezione che si vuole impartire. E cioè: Capitano, se vuoi vincere pensa all'establishment. Lì quel gesto non è piaciuto nemmeno un po'. Loro, si sa, i citofoni al massimo li fanno suonare alla servitù.Il coro è insistente e Galli della Loggia, con l'editoriale del Corriere, ovviamente ne è il perfetto portavoce: invoca un centrodestra capace non solo di tagliare i ponti con il passato ma soprattutto capace di inchinarsi ai salotti costituiti, a cominciare dai Palazzi vaticani. Basta, insomma, con questa ansia di cambiare, basta con questo spontaneismo popolare, si vince al centro, bisogna conquistare i moderati, bisogna fare un inno a Mario Draghi (già fatto? Bravi), bisogna dire che l'euro è irreversibile (l'avete già fatto? Bravi), magari organizzare un bel convegno contro l'antisemitismo che fa sempre chic (già fatto? Bravi). E allora avanti su questa strada: smettetela di postare quelle foto con i tortellini attaccando l'Europa: a Bruxelles potrebbero aversene a male. E smettetela di parlare di porti chiusi e immigrazione, che il tema potrebbe disturbare Sua Eminenza, Sua Eccelleza e persino Sua Santità.Ovatta dura, cloroformio senza paura, insomma. Così dicono i Grandi consiglieri del centrodestra, fra cui l'esimio Galli della Loggia. Loro ne sono certi: schierandosi con l'establishment, abbassando i toni, facendo quello che dice la Chiesa cattolica, Salvini, la Meloni e Berlusconi potrebbero vincere le elezioni. E sarebbe fantastico, anche se ogni volta che sento questo ragionamento (e lo sento sempre più spesso) non riesco a togliermi dalla testa una fastidiosa domanda: ma a che servirebbe vincere le elezioni, se poi bisogna continuare a fare esattamente ciò che facevano quelli di prima? Che senso avrebbe vincere le elezioni, se poi bisogna fare la politica economica che piace all'establishment di Bruxelles e del Fondo monetario, e cioè per esempio mettere una patrimoniale? Che senso avrebbe vincere le elezioni se poi bisogna fare la politica economica che piace al Vaticano, e cioè per esempio una bella sanatoria per gli stranieri? Per fare tutto ciò non bastano Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti?Se la maggioranza degli italiani in questo momento predilige il centrodestra, ci sarà una ragione. E la ragione è che ne hanno piene le scatole (eufemismo) di questo establishment, di questi Palazzi, delle ricette di Bruxelles e del Fondo monetario che hanno fallito ovunque (citofonare Grecia, per informazioni e scusate se ho detto citofonare), di chi predica l'accoglienza sulla pelle di chi vive in periferia, delle sanatorie e delle porte aperte dappertutto (tranne che in Vaticano), di chi non ha fatto niente per difendere le aziende dell'Italia, i patrimoni dell'Italia, il cibo dell'Italia e financo gli italiani dell'Italia, perché li ha lasciati morire a 21 anni mentre raccoglievano legna per 10 euro al giorno, come è successo l'altro giorno in Sicilia (a proposito: dove sono quelli che dicono che i giovani italiani non hanno voglia di lavorare?). Gli italiani vorrebbero cambiare tutto ciò. Ed è per questo che, ora come ora, prediligono il centrodestra. E se il centrodestra dovesse diventare come quelli che hanno governato finora, è chiaro che Ernesto Galli della Loggia e altri autorevoli commentatori del Corriere della Sera sarebbero assai contenti. Ma la maggioranza del Paese un po' di meno.E allora, con il permesso del consesso dei Grandi autorevoli consiglieri, vorrei domandare: ma l'obiettivo del centrodestra è ottenere il plauso nei salotti o ottenere i cambiamenti attesi dalla maggioranza degli italiani? Perché le due cose sono piuttosto inconciliabili tra di loro, a quanto pare: fermare l'immigrazione, per dire, non entusiasmerebbe le terrazze romane e neppure quelle vaticane, ma forse è quello che il Paese si aspetta. Allo stesso modo una politica diversa da quella dettata dall'Europa e dal Fondo monetario in questi anni irriterebbe assai i federicofubini e il Club dello spread, ma forse farebbe finalmente respirare la nostra economia e magari persino le nostre famiglie. È possibile cambiare strada, provare qualcosa di diverso oppure quello che ci stanno dicendo lorsignori è che si può governare solo se, prima, si garantisce che si fanno le stesse cose di quelli di prima? E che non si disturbano i sonni beati degli eterni Palazzi romani?Se è così, però, attenzione. Perché ho l'impressione che non sia poi così vero quello che dicono gli ultras dell'establishment: non è così vero, cioè, che le elezioni si vincono al centro, che bisogna attirare i voti moderati, che gli italiani respingono chi prende posizioni radicali. Ho l'impressione, al contrario, che gli italiani respingano i brodini caldi, le minestre riscaldate, gli inciuci del retrobottega, e apprezzino invece chi prende posizioni chiare, nette, decise, chi è capace di smarcarsi e di essere coerente sulla sua linea, e chi propone un cambiamento forte rispetto al presente che li fa arrabbiare. Perché gli italiani, oggi, non sono per niente moderati nella loro incazzatura. E il centrodestra, quegli italiani incazzati, li ha spesso saputi capire: anche quando nacque, in fondo, esso era la cosa meno moderata e più anti sistema che si potesse immaginare. Sarebbe folle se oggi, a un passo dalla possibilità di cambiare davvero il Paese, si facesse soffocare dalle ovattate sirene dell'establishment.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.