2021-06-25
Le sequenze virali di Wuhan fatte sparire e il sospetto del legame con il laboratorio
Un virologo Usa scopre in Rete 13 tracce di un ceppo antecedente al cluster originario In totale erano 241, ma sono state cancellate da un database. Tutto porta ai pipistrelli...Alla controversa indagine sulle origini del Covid s’aggiunge l’ennesimo mistero. Un virologo di Seattle, Jesse Bloom, del Fred Hutchinson cancer research center, ha scoperto in Rete alcune sequenze di un ceppo del Sars-Cov-2, con ogni probabilità antecedente a quello che aveva generato il focolaio nel mercato di Wuhan, registrate nel marzo 2020 su un database americano dall’ateneo della metropoli cinese, ma poi improvvisamente cancellate tre mesi dopo. Perché quei campioni sono stati fatti sparire? Bisognava nascondere qualcosa? C’è di mezzo lo zampino del regime di Pechino? Bloom ha diffuso martedì i risultati della sua analisi, oggetto di un saggio in fase di revisione paritaria da parte degli esperti. La storia del ritrovamento, riferita dal New York Times e rimbalzata su tutti i media occidentali, è rocambolesca. Il ricercatore si era imbattuto in uno studio del marzo 2020 che conteneva un tabulato con le informazioni su 241 sequenze genetiche del virus, raccolte dal dottor Aisi Fu all’ospedale Renmin di Wuhan. Il documento rinviava al database Sequence read archive, gestito dalla National library of medicine, la più grande biblioteca medica al mondo, creata dal governo federale Usa e situata nel Maryland, negli edifici dei National institutes of health. Solo che, quando Bloom è andato a spulciare l’archivio americano, non ha trovato nulla. I campioni si erano volatilizzati. Nondimeno, qualche traccia l’ha rinvenuta su Google cloud: erano 13 delle 241 sequenze di Sars-Cov-2 che, combinate con alcune delle altre sequenze individuate nei primissimi «esemplari» di coronavirus, hanno portato lo scienziato a una sorprendente conclusione. Il materiale rimosso dal Web, infatti, riconduceva a un ceppo privo di tre delle mutazioni presenti, invece, nel virus del mercato di Wuhan. Il luogo in cui, secondo il rapporto congiunto Oms-Cina, è emerso il primo cluster epidemico. Cosa se ne deduce? Primo, che in città il patogeno circolava già da un tempo sufficiente a generare quella variante. Secondo, che esisteva un tipo di coronavirus diffusosi a prescindere dal focolaio del «wet market».Non solo. L’assenza delle tre mutazioni nelle sequenze cassate rende queste ultime «tre gradini più simili a quelle dei coronavirus dei pipistrelli, rispetto al virus del mercato del pesce di Wuhan». Il paper di Bloom non si pronuncia sull’ipotesi per cui il Sars-Cov-2 provenisse dal laboratorio cinese. Ma se i ceppi virali originari sono così vicini a quelli del virus dei pipistrelli, si rafforza lo scenario della zoonosi diretta, senza altri animali come intermediari. Un salto di specie che può essere avvenuto proprio nel laboratorio di Wuhan, dove si maneggiavano quei mammiferi senza particolari accortezze. D’altro canto, lo stesso scienziato di Seattle, a maggio, aveva firmato un appello per chiedere investigazioni più approfondite sulle prime fasi dell’epidemia. Curiosamente, un’altra delle sottoscrittrici, Alina Chan, aveva in seguito ammesso che molti suoi colleghi erano stati refrattari ad avvalorare la tesi della fuga del virus dal laboratorio, per timore di «essere associati» a Donald Trump. Ora che il puzzone ha lasciato la Casa Bianca, però, fioccano indizi sulle colpe del Dragone. Come minimo, sul piano della trasparenza: condividere informazioni sui primi pazienti, infatti, equivale a mettere a disposizione «una miniera d’oro» a chi «cerchi di comprendere» come si è diffuso il Covid. Il giallo delle sequenze cancellate e poi parzialmente recuperate su Google cloud, comunque, non finisce qui. Renate Myles, portavoce dei National institues of health, ha rivelato che, nel giugno 2020, la stessa non meglio specificata persona, che le aveva fatte inserire nel Sequence read archive, chiese di rimuoverle. Il motivo? Assicurò che le sequenze sarebbero state aggiornate e poi caricate in un altro database. Tuttavia, il dottor Bloom assicura: «Non sono stato in grado di trovarle in nessuno dei posti più ovvi in cui ho cercato», cioè archivi online e altre pagine Internet dedicate. Chi aveva presentato formale richiesta di eliminazione dal Sra sapeva già che non avrebbe mai più ripubblicato il materiale? Pertanto, ingannò deliberatamente l’ente americano?Il punto è che, come nota il virologo Usa nel suo scritto, «non c’è alcuna ragione scientifica plausibile per la cancellazione» delle sequenze. Esse «concordano perfettamente» con quelle utilizzate per realizzare uno studio cinese del 24 giugno 2020 su un nuovo test Covid; non risultano successive correzioni al paper; era stata ottenuta l’approvazione per condurre le ricerche su soggetti umani; e non erano state rilevate contaminazioni. Tant’è che Bloom collega l’improvvisa rimozione delle informazioni sul virus a «diverse ordinanze» del governo di Pechino, tra cui la disposizione che venissero distrutti i «campioni precoci» del Sars-Cov-2. Magari, in modo da eliminare le prove che collegassero al laboratorio di Wuhan il flagello del Covid. Finché qualcuno, all’Oms, non si è messo a cercarlo in Italia...