2019-11-22
Le nozze Fca-Psa lasciano orfana Alfa Romeo
Nell’universo di marchi nato dalla fusione, quello del Biscione vive un paradosso: gli esperti lo amano, ma i suoi modelli vendono meno della Lancia, che ha solo Ypsilon. A penalizzarlo, l’arretratezza sull’elettrico e le tasse sui carburanti. Parigi vorrà investirci?Salvare Alfa Romeo dopo il matrimonio tra Fca e Psa? Secondo il quotidiano Le Monde richiede un «miracle à la française». Un miracolo che ha bisogno di «mobilitare ingenti mezzi» ed è tutto da verificare se il partner transalpino ne vorrà sopportare il peso.Già perché i risultati commerciali dello storico marchio italiano non convincono affatto: nei primi nove mesi dell’anno la berlina Giulia, apparsa nel 2016, ha visto le vendite scendere del 31% in Europa e anche il Suv Stelvio arranca calando del 17% negli ultimi dodici mesi. In totale l’azienda di Arese produceva 205.000 veicoli nel 2001, mentre ne ha fabbricati solo 83.000 nel 2018. Le Monde aggiunge che in Francia soltanto 2.960 Alfa hanno trovato acquirenti nei primi dieci mesi del 2019. Preoccupa anche il fatto che Alfa Romeo abbia venduto in tutta Europa, dal 1° gennaio 2019, un numero inferiore di auto rispetto a Lancia, che distribuisce un unico modello e piuttosto datato come la Ypsilon, oltretutto sul solo mercato italiano. Come ha fatto a ridursi così la casa del Biscione, che conta ancora tanti appassionati nel mondo? Secondo il giornale francese stiamo assistendo a un paradosso perché, sebbene sia «commercialmente moribonda», Giulia e Stelvio sono vetture eccellenti e apprezzate dalla critica specializzata. Il nocciolo problema starebbe nel «sotto investimento cronico» dettato dall’assoluta priorità accordata da Fca al mercato Usa e di cui anche la Fiat ha sofferto molto. I modelli offerti dall’Alfa sono limitati a tre, dopo l’abbandono di progetti annunciati e poi finiti in qualche cassetto: Giulia, Stelvio e Giulietta. Quest’ultima ormai non al passo con i tempi e la cui produzione non dovrebbe andare oltre il 2020. Inoltre c’è il nodo dei motori, brillanti ma in ritardo rispetto all’elettrificazione. Motori che sono stati colpiti anche dalle sanzioni ecologiche grilline, quelle imposte dalla nuova modalità di calcolo del consumo di carburante.Terzo scoglio è rappresentato dalla connettività e dai sistemi autonomi di guida, campo in cui la casa italiana non è certo all’avanguardia. Vero è che, proprio in questi giorni, su Giulia e Stelvio sono stati annunciati un moderno infotainment con servizi connessi, touchscreen, nuovi sistemi d’assistenza pronti per il 5G e guida autonoma di livello due. Migliorie che però arrivano in grave ritardo, perché sono tecnologie già molto diffuse tra la concorrenza. Infine, spiega ancora Le Monde, «l’Europa rimane l’unico orizzonte di un marchio in cui l’Italia assorbe il 40% delle vendite e che, nonostante gli sforzi, non è ancora riuscito a sfondare negli Stati Uniti o in Cina».La fusione tra Fca e Peugeot potrebbe anche riuscire nell’impresa di salvare il quadrifoglio, sempre che ci sia la volontà di farlo. Infatti il gruppo d’oltralpe non ha nel suo portafoglio un marchio premium così prestigioso. E nel contempo potrebbe fornire al Biscione piattaforme moderne, più adatte del telaio della Jeep Compass che dovrebbe servire come base per il Suv compatto Tonale, previsto nel 2021. Inoltre Psa ha già sviluppato piccoli motori efficienti, plug-in o ibridi elettrici al cento per cento che sono immediatamente sfruttabili anche sulle macchine italiane. In altre parole la fusione potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza per il Biscione e, grazie anche alle economie di scala, offrire un’opportunità unica per ricostituire un catalogo Alfa Romeo ampliato e al passo con i concorrenti. Ma in Italia c’è anche un altro soldato da salvare, parliamo di Lancia, la cui scomparsa definitiva è prevista dagli esperti del settore per il 2020. In questo caso difficile essere ottimisti. Se dobbiamo credere alle parole di Carlos Tavares, attuale capo di Psa, nessuna casa automobilistica rischia l’estinzione: «Oggi non vedo alcun bisogno, se questo accordo dovesse essere concluso, di cancellare marchi perché hanno tutti la loro storia e tutti hanno la loro forza», ha dichiarato alla tv BFM Business. Aggiungendo: «Fa parte della posta in gioco gestire correttamente la complementarità di questi marchi per coprire il mercato».Ma nonostante le entusiastiche rassicurazioni i dubbi restano perché il sodalizio conterebbe più di 10 differenti brand, che non è affatto semplice far convivere: Peugeot, Citroën, DS, Vauxhall e Opel per la parte francese e Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Maserati, Abarth, Chrysler, Dodge e Jeep per gli italo-americani. Per questo motivo Le Monde sottolinea che ci vorrebbe un «miracolo alla francese» per salvare Alfa Romeo e Lancia. Sempre che le nozze si riescano a celebrare. Dall’inizio di novembre, cento persone lavorano giorno e notte per preparare il matrimonio. I rappresentanti di Psa di Fca, una serie di banchieri d’affari e studi legali anglosassoni sono tutti impegnati a discutere i termini dell’accordo. Che, bene o male, pare essere l’unica via per non chiudere in un museo un’epopea industriale cominciata il 24 giugno 1910.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)