2021-05-10
«Le liti nel governo? Manfrine. Speranza e il Cts hanno vinto»
Gianluigi Paragone (Ansa)
Il fondatore di Italexit, Gianluigi Paragone: «Per le riaperture bisogna attendere. Se voleva discontinuità Matteo Salvini poteva sfiduciare il suo ministro. Il premier ragiona da Bce, un guaio per le Pmi».«Un enorme “bla bla" sta facendo capolino nel Palazzo. A cominciare dalla telenovela sul coprifuoco, dove tutti stanno facendo la figura di Sbirulino». Senatore Gianluigi Paragone, leader di Italexit, il fronte per superare il coprifuoco si allarga. Per quale motivo non è convinto?«Nel giochino dei distinguo non ci casco: se a maggio siamo ancora qui a discutere di coprifuoco e restrizioni è perché ha vinto la linea di Roberto Speranza, che è il ministro della Salute dell'intero governo, anche di quei leader che ne criticano le posizioni».A chi si riferisce? A Matteo Salvini?«Speranza è anche il suo ministro, punto. È il peggior ministro della Salute, ma è lui che dà le carte, insieme al club del Cts e ai consulenti di cui si circonda. Se pensavano di dare una risposta concreta, avrebbero potuto sfiduciarlo. Pochi giorni fa, invece, anche la Lega ha rifiutato di votare la mozione. Non vengano a fare il gioco delle tre carte perché non glielo consento». Ci sono molti punti interrogativi in vista della stagione estiva che sta per arrivare. Crede ci sia il rischio di farsi trovare impreparati? «Sotto il profilo imprenditoriale, sarà un'estate complicata. Con ogni probabilità, peggiore rispetto a quella passata: l'anno scorso la maggior parte degli italiani sono rimasti qui e quindi, seppur per un periodo limitato, gli operatori del turismo hanno contenuto i danni. Quest'anno, invece, la tendenza sembra portare all'estero, la concorrenza è asimmetrica».Ci stiamo giocando l'estate?«Gli altri Paesi stanno già ricevendo i turisti, l'Italia no. Il turismo richiede programmazione, non si improvvisa. Siamo alla prima metà di maggio e ancora vietiamo agli italiani di consumare all'interno dei ristoranti. Non si può pensare che la ristorazione viva sperando nel bel tempo mentre i grandi gruppi del delivery proliferano. Gli operatori non hanno liquidità né ristori, mentre le multinazionali spadroneggiano gestendo enormi flussi di dati ed eludendo le tasse». Teme che il passaporto verde, nelle sue varie declinazioni, possa rivelarsi un boomerang e generare ulteriore caos?«Mi sembra l'ennesimo esercizio contorto di burocrazia. Il vaccino, che è una delle condizioni per poter ottenere il pass, è gratuito. Non lo sono invece i tamponi e i test, necessari per chi non ha ancora ricevuto la doppia dose o per chi non ha contratto il virus e ne è guarito. Se vaccini e tamponi sono sullo stesso piano, si va verso una limitazione della libertà di circolazione in base al censo. Come Italexit, proporrò che il tampone o il test sierologico siano gratuiti».Il Garante della privacy ha sollevato non pochi dubbi sull'operazione «green pass».«Ciò dimostra che in Italia l'ufficio complicazione affari semplici è sempre aperto, 24 ore su 24». A proposito di norme, molte Regioni rischiano un inasprimento delle misure anti contagio nonostante le corsie degli ospedali si stiano progressivamente svuotando. Crede sia il momento di rivedere alcuni parametri, come il tasso di contagio Rt? «L'indice Rt, come parametro di riferimento, va archiviato. Abbiamo sostenuto un lungo lockdown, ma in proporzione abbiamo il più alto numero di morti. Qualcosa non ha funzionato e continua a non funzionare: è sbagliata la matrice del rimedio all'emergenza coronavirus. Al governo non sono riusciti a fronteggiare la pandemia e le loro decisioni hanno ammalorato l'economia reale. Non quella finanziaria e delle multinazionali, che invece sta facendo affari d'oro».Che cosa pensa della svolta diplomatica del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che promette la sospensione temporanea dei brevetti per i vaccini?«Solo oggi gli Stati capiscono l'importanza della ricerca. Se lasci alle case farmaceutiche il compito di finanziare la ricerca, il loro potere contrattuale cresce, soprattutto in un momento di emergenza. Sui vaccini, Ursula von der Leyen e i governi europei sono arrivati 5 minuti dopo l'esplosione del problema. Oggi discutiamo di come evitare l'allagamento della casa quando dovremmo liberarla dall'acqua». Ritiene che, prima o poi, qualcuno risponderà delle decisioni prese in questi mesi? «Finora, tutte le interrogazioni che ho posto non hanno ottenuto risposta. Ho presentato un emendamento per togliere l'obbligatorietà vaccinale nei confronti del personale medico sanitario. In Italia si continuano a scrivere delle norme che esaltano la sclerosi burocratica: c'è una compressione delle libertà e una esaltazione del cavillo. Quello di Draghi avrebbe dovuto essere il governo del cambio di passo e invece mi sembra sia in assoluta continuità con quello precedente. Non vedo un Paese che sta respirando, vedo solo complicazioni e una scelta precisa: non sostenere la piccola e media impresa».Per quale motivo?«Perché il governatore di una banca centrale di economia reale non capisce un tubo». Addirittura? «Mario Draghi governa con la logica della banca centrale. Io lo chiamo il “governatore dell'Italia", che è un ruolo ben diverso da quello del presidente del Consiglio: sta applicando i concetti di Francoforte alla politica. E non è esattamente la stessa cosa. Cosa volete che ne sappia del settore dei matrimoni, fermo ormai da mesi, o dei paesi di montagna, che senza più servizi rischiano di scomparire? Ci vorrebbe un direttore di filiale, non un governatore centrale. Uno di quelli della vecchia scuola, che almeno sapevano come far crescere i territori». Prima le tensioni sul ddl Zan, poi le minacce del Movimento 5 stelle in Senato sul voto di fiducia al decreto Sostegni, infine la mozione per chiedere le dimissioni del sottosegretario all'Economia Claudio Durigon. Qualcuno nel governo sta cercando un casus belli?«È tutta una finzione cinematografica, un teatrino. Ognuno cerca di difendere un pezzo dello strapuntino, ma i Consigli dei ministri, alla fine, arrivano sempre a un punto di caduta. Draghi ha capito che l'incarico che ha assunto rischia di fargli perdere la corsa per il Quirinale. Per realizzare il suo obiettivo, ha bisogno di tenere tutti buoni, il fronte largo gli serve».C'è chi sostiene che quel «fronte» sia troppo largo. «I partiti di maggioranza sono come i cagnolini che fanno la pipì sul muro, ognuno cerca di segnare il proprio territorio. La fortuna di Salvini è che Enrico Letta è un incapace, peggio di Zingaretti. Riesce a sbagliare tutte le uscite sui nodi critici di questo Paese. Se non ci fosse Letta, il ddl Zan sarebbe l'ultimo dei problemi da risolvere. Il segretario del Pd non sa che in questo Paese si arriva a licenziare solo perché un lavoratore esprime il proprio gradimento a una fiction televisiva, come è successo in Arcelormittal. Altro che ddl Zan e nuovi diritti».Il Movimento 5 stelle è alle carte bollate. Tutti aspettano Conte, ma il cambio di leadership, al momento, è bloccato. Come ne usciranno, secondo lei?«Il Movimento è una scatola rotta, non so cosa potranno mettere in piedi. Il problema non è il contenitore, semmai un elettorato che sta sparendo. Quel 33% dissidente, che cercava spazio per smontare il sistema, non c'è più. Semmai, di quel sistema oggi il Movimento è il garante povero».Pur sempre «la prima forza politica del Parlamento», come sostiene Giuseppe Conte. E come tale, «non si può fermare».«Gli conviene dirlo finché può. Stiamo parlando del partito che ha perso più pezzi dall'inizio della legislatura a oggi. A me sembra che stiano franando sotto gli occhi dei loro leader di carta».Il potere li ha logorati?«Il Movimento è imploso perché erano dei pezzenti culturali e sono rimasti affascinati dal potere. Come in Ciàula scopre la luna di Pirandello: erano tanti Ciàula, che hanno scoperto la luna del potere».Si aspetta un intervento del garante, Beppe Grillo?«Non mi stupirebbe, sarebbe l'ennesimo intervento di Grillo, artefice dello sfaldamento del Movimento. Credo sia l'unico a poterlo fare: così come li ha creati, Crono ha il diritto di divorare i propri figli». Che cosa pensa del video contro la magistratura in difesa del figlio Ciro? Perché Grillo è arrivato a tanto?«Quando si è in preda al delirio di onnipotenza, si può commettere anche il passo più falso. Il video è un errore clamoroso, da qualunque angolazione lo si guardi». Di fronte alla guerra delle correnti che sta indebolendo ulteriormente la credibilità della magistratura, crede che il presidente Sergio Mattarella debba farsi sentire?«Mattarella assisterà alla deflagrazione della magistratura così come sta assistendo alla consunzione del Parlamento. Questa è la più grande contestazione che rivolgo al capo dello Stato: come può accettare che dentro al Parlamento le già scarse voci del dissenso vengano silenziate?».