2021-08-11
Le discoteche chiuse fanno ballare il Pd
Enrico Letta è per il rigore, il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, spinge per ridar fiato a un comparto che vale 1 miliardo di euro. Sulle barricate pure i sindaci toscani e pugliesi. Intanto, senza locali disponibili i giovani allestiscono party clandestini più rischiosi. Cantavano i Righeira: «L'estate sta finendo e la fotografia è tutto quel che ho». Per le discoteche va così. Da 18 mesi sono state dichiarate inagibili causa virus cinese e i gestori sono allo stremo. Ma soprattutto sta dilagando l'abusivismo senza che nessuno lo contrasti, i rave party sono fuori controllo e ci sono anche problemi di ordine pubblico. Se ne accorgono tutti tranne il ministro per la Salute Roberto Speranza e la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese. La faccenda ora rischia di diventare un boomerang politico per il Pd con molti sindaci di comuni turistici in rivolta. Portavoce, autorevolissimo, di questo dissenso si è fatto il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Al contrario di Enrico Letta lui viene dalla scuola del Pci, conosce il territorio e il modello emiliano e sa quando bisogna lasciare la briglia al cavallo. Così va in pressing: «Bisogna riaprire le discoteche permettendo l'accesso solo a chi ha il green pass, nel rispetto dei protocolli condivisi». Perché fa capire Bonaccini, se si va avanti così, la toppa chiusura rischia di essere peggiore del buco contagi. Già nei giorni scorsi l'assessore al Turismo dell'Emilia Romagna Andrea Corsini si è era rivolto indirettamente a Cts e Speranza indicando come il dilagare dell'abusivismo sia una fonte di aggravamento della situazione. E il presidente della Regione ci ha messo sopra un carico da undici, per dirla come i romagnoli quando giocano a briscola: «Abbiamo i vaccini e la campagna d'immunizzazione da completare», sottolinea Bonaccini, «certo c'è la variante Delta e va arginata per cui bisogna stare vigili e questa è un'ulteriore ragione per prendere atto che al di fuori delle discoteche si balla ovunque, in maniera non regolata e con assembramenti molto pericolosi. Meglio quindi farlo in maniera controllata». Anche perché il Pd emiliano-romagnolo ha un'altra campagna da affrontare: è quella elettorale per il sindaco di Rimini. E l'argomento discoteche è di quelli sensibili. Così il candidato dei democrat Jamil Sadegholvaad - attuale assessore al commercio arrivato dall'Iran da ragazzino in vacanza e rimasto per amore di Maria - manda un messaggio chiaro a Letta: «C'è un intero settore congelato da oltre 18 mesi. Una filiera fatta d' imprenditori, dipendenti specializzati travolta dalla pandemia e che ancora non vede prospettive di ripresa. Il mondo dello spettacolo e dell'intrattenimento è senz'ombra di dubbio quello che più di altri sta pagando le conseguenze di un'emergenza sanitaria che sta modificando in maniera radicale il nostro modo di vivere e le nostre città». Pare che abbia anche confessato: qui se non mi fanno riaprire le discoteche perdo. Anche perché a Rimini si è scatenato Gianni Idino, presidente del sindacato regionale dei locali da ballo Silb-Fipe. Dopo le chiusure a raffica delle discoteche (tre nell'ultimo fine settimana: due gestori denunciati, 1.000 ragazzi identificati, sequestrata droga, un'altra chiusura pochi giorni fa con dispiegamento, per dirla alla moda della questura, di uomini e mezzi) e la pioggia di multe Idino è chiarissimo: «Dalla prossima settimana restituiamo le licenze e ci trasformiamo tutti in circoli privati». Quanti? Almeno 200 solo in Riviera. Perché in circoli? A parte il fatto che non pagano le tasse «perché così avremo la possibilità di far ballare i nostri soci». Idino fa sul serio e sostiene che con questo governo non si può più trattare: «Ci siamo resi disponibili a controllare i green pass, siamo pronti a fare i tamponi, ma niente, abbiamo un muro di gomma davanti a noi. Ho fatto una domanda: se il vaccino funziona perché non far ballare chi è vaccinato? Non ho avuto risposta e a questo punto diventiamo tutti circoli privati. È l'istinto di sopravvivenza, moltissimi di noi non arriveranno alla fine dell'estate, tantissimi locali spariranno. E allora prima di chiudere diventiamo circoli che possono far ballare i loro soci, noi al momento possiamo solo servire ai tavoli e fare ascoltare musica». E se Idino è sulla via della provocazione a Castiglione della Pescaia i gestori delle discoteche capeggiati da Antonio Degortes - patron della storica Capannina e figlio di Aceto, il più noto dei fantini del palio di Siena - si preparano a una nuova contestazione a Roberto Speranza dopo quella clamorosa di domenica scorsa se il ministro tornerà lì per le vacanze. Lungo la riviera toscana sono tantissimi i sindaci che chiedono di allentare i divieti a cominciare da Andrea Benini primo cittadino di Follonica che propone un «tampone gratuito a tutti i ragazzi con meno di 30 anni». In prima linea a sposare le posizioni di Bonaccini ci sono i sindaci di Sant'Arcangelo di Romagna, Alice Parma, e di Riccione Renata Tosi. E così il sindaco di Gallipoli Stefano Minerva, che è anche presidente della Provincia di Lecce e parla a nome degli altri sindaci delle coste pugliesi: «Dobbiamo riaprire le discoteche o i giovani se ne vanno». Insomma: «L'alternativa - fa eco Maurizio Pasca, presidente nazionale del sindacato Silb-Fipe - è che si balli per strada o dove capita dando vita ad assembramenti che sono veicolo di contagio». Per adesso dal governo alle prese col pasticciaccio brutto del green pass è silenzio di tomba. Le discoteche restano spente: spariscono 1 miliardo di fatturato, il lavoro di 10.000 persone e un migliaio di locali, ma tanto «l'estate sta finendo e un anno se ne va».
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)