2024-08-04
Le bugie cadono: assolto Vannacci
Mentre si discuteva della sua candidatura, il «Corriere» aveva raccontato di un procedimento per peculato e truffa. Ora non solo il generale esce prosciolto dallo Stato Maggiore della Difesa, ma si scopre che i fatti non sono mai stati contestati dalle Procure. Mentre i gufi pronosticavano un interrogatorio del generale Roberto Vannacci, fresco parlamentare europeo, davanti ai pm di Piazzale Clodio come persona indagata per peculato in relazione alle spese effettuate nel periodo in cui era in servizio a Mosca (che non c’è stato, come forse non c’è nemmeno il fascicolo), per quelle stesse contestazioni lo Stato maggiore della Difesa il 26 luglio scorso (ma il provvedimento è stato notificato ieri) ha stracciato l’inchiesta amministrativa che ricalcava le accuse (esistenti?) penali. Le motivazioni: «Non sussiste alcuna responsabilità per dolo o colpa grave a carico del generale di divisione Vannacci, addetto militare pro tempore all’ambasciata italiana a Mosca». Ed ecco le presunte irregolarità contestate: l’utilizzo di una Bmw in uso all’ufficio militare di Mosca in modo difforme dalle disposizioni impartite dallo Stato maggiore della Difesa e il ricorso improprio al fondo Promozione Italia in occasione di un evento conviviale del 23 maggio 2022. Il periodo preso in esame dagli ispettori ministeriali è quello compreso tra febbraio 2021 e maggio 2022. Poi Vannacci venne espulso dal Cremlino insieme ad altri 23 diplomatici e militari italiani in risposta all’analoga mossa dal governo Draghi dopo l’invasione dell’Ucraina. Una delle cene contestate si sarebbe svolta nell’alloggio di servizio il 23 maggio 2022, quindi, secondo gli ispettori ministeriali, il giorno seguente rispetto alla decisione di Mosca di espellere i militari italiani. La stessa data in cui risulterebbe eseguito il trasloco dei mobili e delle masserizie dall’abitazione indicata per la cena.Il valore presunto dei materiali e dei beni coinvolti in quello che era stato definito un «evento dannoso» non superava la soglia dei 50.000 euro ed era stata così ripartita dagli ispettori ministeriali: 8.904 euro per l’uso della Bmw di servizio e 2.885 euro per l’impiego dei fondi di Promozione Italia, per un totale di 11.789 euro. Che, ora si scopre, erano stati spesi legittimamente dal generale. L’ufficio della Difesa che ha giudicato Vannacci ha esaminato quindi la relazione finale redatta dall’ufficiale inquirente, l’ammiraglio di divisione Stefano Barbieri, e tutti gli allegati. Le conclusioni «non hanno evidenziato la sussistenza di condotte che potrebbero configurare ipotesi di danno erariale», è scritto nella decisione, «in modo difforme alle disposizioni impartite dallo Stato maggiore della Difesa». Dagli esiti dell’inchiesta, è scritto ancora nel provvedimento favorevole a Vannacci, «si rileva l’assenza di alcun tipo di responsabilità amministrativa». La stessa accusa, quella per l’auto di servizio, stando alle notizie riportate dai giornali progressisti, sarebbe contenuta nell’indagine della Procura di Roma, con una ipotesi ultronea, che nell’indagine amministrativa non rientrava, e che riguarderebbe le indennità di servizio percepite per i familiari (perché moglie e figlie, questa era la ricostruzione riportata dai quotidiani, non sarebbero state a Mosca nel periodo considerato o, almeno, i visti di ingresso e di uscita dalla Federazione russa non coinciderebbero con quelle indicate nelle richieste di rimborso). I pm capitolini, però, se dovessero avere davvero aperto un’istruttoria, si ritroveranno già con una delle ricostruzioni investigative smontata da una sentenza che porta la firma del sottocapo di Stato maggiore, il generale Giovanni Balestri. Peraltro, quella dell’uso della Bmw era anche l’ipotesi che aveva fatto più clamore e che era finita sui titoli dei giornali della vulgata, con il Corriere della Sera lancia in resta.E, così, Vannacci, che dopo la pubblicazione del suo libro Il mondo al contrario aveva fatto incetta di procedimenti penali e militari, sta segnando le tacche sul calcio del fucile per contare archiviazioni e assoluzioni. Per il libro sono stati aperti due fascicoli: uno della Procura militare, che si è vista rigettare una richiesta di archiviazione dal gip, e uno dei pm di Piazzale Clodio per istigazione all’odio razziale (la notizia, coincidenza, uscì proprio dopo le indiscrezioni pubblicate dalla stampa su una sua possibile candidatura con la Lega). Per la pubblicazione, che su Amazon è diventata un bestseller, il generale fu trasferito e poi sospeso dall’impiego «per gravi violazioni disciplinari» e infine destituito dal comando. Il generale ha poi dovuto affrontare un procedimento penale per una querela sporta nei suoi confronti dalla pallavolista Paola Egonu che era citata nel suo libro: il gip ha mandato in archivio il fascicolo ritenendo il passaggio sulla Egonu «inopportuno ma non denigrante». A Ravenna, invece, a seguito di una querela sporta da Vannacci, la Procura ritiene che costituiscano diffamazione aggravata le affermazioni pronunciate alla Festa dell’Unità della città romagnola l’1 settembre 2023 da Pier Luigi Bersani, che gli diede del «coglione». Dal palco rosso, riferendosi al libro del generale, con il suo solito piglio aveva sentenziato: «Io ho letto solo i sommari. Quando leggi quelle robe lì pensi sciogliamo l’esercito, sciogliamo le istituzioni, facciamo un grandissimo bar, il bar Italia. Mi resta una domanda, se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile dare del coglione a un generale?». Vannacci e Bersani ora potrebbero ritrovarsi faccia a faccia al processo.«Ho sempre agito nel massimo rispetto delle leggi e con il solo intento di rappresentare al meglio il nostro Paese. Sono grato che la verità sia emersa e che la mia integrità sia stata confermata», ha commentato il generale ed europarlamentare dopo aver appreso dell’archiviazione dello Stato maggiore. Il suo difensore, l’avvocato Giorgio Carta, ha precisato che il fascicolo e gli atti relativi sono stati trasmessi «alla competente Procura regionale del Lazio della Corte dei conti che, peraltro, a differenza di quanto riferito dai media, non aveva comunicato all’ufficiale alcun procedimento a suo carico». E ha aggiunto: «Contrariamente a quanto riportato dalla stampa, i fatti in questione non sono stati contestati nemmeno dalla Procura militare né da quella ordinaria. Tanto si rappresenta anche nella considerazione che la notizia dell’avvio della inchiesta era stata riportata con grande clamore su tutti gli organi di stampa».
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