2023-07-24
«Le badanti costano sempre di più. E in estate trovarle diventa un’impresa»
Il capo dell’associazione datori di lavoro domestico Andrea Zini: «Vanno sostenute le famiglie, il salario minimo favorirebbe solo il nero». «Forse in pochi hanno capito che il salario minimo sarebbe una bomba a orologeria per le famiglie che impiegano un badante. I costi lievitano e senza un aiuto alle famiglie aumentano i rapporti di lavoro irregolari. Meglio sarebbe la possibilità di dedurre i contributi e una quota della retribuzione, se non tutta, dell’assistente familiare. Solo così si combatte il nero. Contiamo si affronti il tema con la prossima legge di bilancio anche se c’è un problema di compatibilità con le risorse economiche disponibili. Allo stato dei fatti, abbiamo davanti un’altra estate problematica per le famiglie con anziani e la normativa sull’assistenza ai non autosufficienti va avanti a rilento». Il presidente di Assindatcolf (l’Associazione dei datori di lavoro domestico), Andrea Zini, lancia il sasso. «La legge 33 sull’assistenza ai non autosufficienti non ha ancora i decreti attuativi e se non si fa presto, rispettando i tempi, i fondi previsti dal Pnrr rischiano di andare persi». Cercasi badante disperatamente, sembra che non si riesca a risolvere il problema. «Non si risolve perché nei mesi estivi esplode la domanda di assistenza con le famiglie che vogliono staccare e andare in vacanza, i badanti che hanno le ferie e gli anziani che non possono stare da soli. E con l’aumento della domanda crescono anche i costi. È la situazione perfetta per far proliferare il nero. La normativa che potrebbe dare una risposta a questa situazione è ancora al palo. Mancano i decreti attuativi. Devono essere varati entro febbraio del prossimo anno. Un buon risultato è aver introdotto la prestazione universale che si basa sul grado di non autosufficienza e non è quindi graduata sulla condizione economica della famiglia. Stiamo cercando di far introdurre un doppio binario: un assegno per chi ha bisogno di assistenza ma ha la famiglia alle spalle e un contributo più sostanzioso per chi invece ha bisogno di un badante». Il decreto sulla programmazione dei flussi di ingresso di migranti per il 2023-2025, ha esteso le categorie coinvolte tra le quali figurano anche gli assistenti familiari. Una boccata d’ossigeno per il settore? «È una novità importante che colma un vuoto che si protraeva dal 2012. Ora auspichiamo che nella definizione delle quote da destinare ai vari comparti si tenga conto dei dati sul fabbisogno aggiuntivo di personale straniero nel comparto domestico. Secondo un rapporto del Centro Studi e Ricerche Idos, per coprire le esigenze familiari di assistenza e cura domestica in Italia, servirebbero fino a 23.000 lavoratori non comunitari l’anno da assumere come colf e badanti e circa 68.000 per il triennio 2023-2025. Questo però non risolve il problema del nero». Vuol dire che anche gli immigrati regolari preferiscono i rapporti di lavoro sommersi? «Una volta ottenuto il permesso di soggiorno molti rifuggono dalla regolarità. In una impresa ci sono meccanismi di controllo mentre in una famiglia occorrono gli incentivi della deducibilità fiscale. Il rapporto di lavoro sommerso fa comodo: il reddito ai fini dell’Isee risulta più basso e si può accedere a una serie di contributi pubblici che altrimenti sarebbero preclusi. Anche alle famiglie questo tipo di contratti conviene per risparmiare sulle retribuzioni e sui contributi. È un meccanismo che mette tutti d’accordo. Le rilevazioni Inps a giugno 2022 indicavano 76.000 contratti di assistenza domiciliare in meno. Siccome gli anziani aumentano e diminuiscono i badanti, significa che si estendono le posizioni irregolari». Come se ne esce? «La famiglia deve avere una convenienza a non fare il nero e questo avviene se lo stipendio in chiaro è più basso di quello in nero, una condizione possibile solo se c’è la deducibilità fiscale. Il governo pare che voglia affrontare questo tema per rendere più sostanziose le retribuzioni dei badanti e attrarre i lavoratori italiani».