2021-06-05
L’assegno unico per i figli non basta
Può essere un primo passo, però i calcoli lasciano dubbi sulla sua reale efficacia. Quello che serve davvero è una sola misura che spazzi via l'intricata selva di sussidi.Ve la ricordate la leggenda di Teseo che fece innamorare Arianna che a sua volta lo aiutò a trovare la via di uscita dal labirinto dandogli la famosa matassa di filo e la spada avvelenata con la quale uccise il Minotauro, da cui il famoso filo di Arianna? Ecco, chi ci governa da anni deve aver pensato che gli italiani sono tutti dei piccoli o grandi Teseo perché, nel caso in cui si trovino in condizioni economiche disagiate, per orientarsi nel labirinto di tutti gli strumenti messi a disposizione dall'Inps, più che il filo di Arianna ci vuole un localizzatore satellitare. Ieri è stata annunciata l'introduzione dell'assegno unico per ciascun figlio alle famiglie voluto dal ministro alla Famiglia Elena Bonetti, fino a 7.000 euro l'anno valido dal luglio a dicembre 2021, dal settimo mese di gravidanza a 21 anni di età, soldi messi a disposizione 20 miliardi di euro. Vedremo se funzionerà, come funzionerà e, soprattutto, se veramente le famiglie alla fine ci guadagneranno o no. A oggi per noi i calcoli non funzionano, ma si vedrà. È un bene o un male? La risposta sembrerebbe ovvia, è un bene. A scuola ci vanno sempre meno bambini perché nascono sempre meno figli e quindi misure che incoraggino le famiglie a mettere al mondo i figli sono tutte misure ben venute. Però c'è un però, e torniamo al labirinto di Teseo, solo che il nostro Teseo invece di trovarsi a Creta per sfidare il Minotauro si trova nell'Inps per sfidare il Burotauro che è un animale feroce e molto insidioso che alberga nella burocrazia italiana e divora il tempo e la pazienza dei cittadini italiani. Giusto per darvi un'idea, dei vari strumenti che ci sono oggi nel labirinto dell'Inps, ne diciamo alcuni: casse integrazioni varie, reddito di cittadinanza, reddito di emergenza, pensione di cittadinanza, reddito di inclusione, assegno per i nuclei familiari ai pensionati, pensioni al minimo e relativo importo aggiuntivo, bonus baby sitting e centri estivi, assegni di natalità (bonus bebè), contributi al Fondo clero (amen), accredito contributi figurativi dei lavori socialmente utili a carico degli enti utilizzatori locali, Naspi e Aspi (indennità mensile di disoccupazione), congedo papà, Ape volontario, Ape sociale. Cosa comporta questo affastellamento di strumenti? Incertezza, sovrapposizione possibile a danno dei cittadini onesti e a favore dei furbetti, estreme difficoltà di accesso (a Roma pensano che tutti i cittadini italiani siano navigatori di Internet quando non è così soprattutto nelle fasce anziane della popolazione). E soprattutto è dimostrato che il famoso Isee, cioè l'indicatore della situazione economica equivalente, quello che dovrebbe determinare la situazione economica reale della famiglia e quindi il suo bisogno, non funziona. Esempio: una famiglia con un invalido che richiede 24 ore su 24 di assistenza e che non possiede un immobile ha un Isee minore di una famiglia che ha lo stesso invalido e possiede un immobile. Capite che è irragionevole. Cosa se ne fa dell'immobile per trovare i soldi per le cure di questo invalido? Quindi per prima cosa occorre riformare il modo di misurare la condizione economica reale delle famiglie. Stabilito, famiglia per famiglia, quello che è necessario perché la famiglia stessa arrivi a disporre di un reddito sufficiente a soddisfare i bisogni essenziali, occorre predisporre uno strumento unico, temporaneo o permanente a seconda dei casi, che eroghi a quella famiglia la quota necessaria per arrivare al reddito che potremmo chiamare di dignitosa sussistenza. Gli studi nazionali e internazionali su questo tema sono abbondanti, ma tutti indicano la necessita di uno strumento unico che eviti il frastagliamento, la confusione, la difficoltà di accesso e le complicazioni burocratiche. Per primo ne parlò tale Milton Friedman, padre del liberismo, ma l'ignoranza italiana in materia economica forse pensa, ancora più che a uno strumento unico, a tanti piccoli strumentini che servono a raccogliere quote di consenso dalle diverse categorie interessate. Ma così non si va da nessuna parte.