2019-10-05
Lezioni di decostruzione della sessualità
alle elementari. In cattedra va l’Arcigay
Il Comune di Ravenna include nelle proposte formative per alunni di primarie e medie i corsi per «decostruire le rappresentazioni delle identità sessuali» e dare «giuste informazioni sull'orientamento di genere». In classe «esperti» bolognesi del centro Cassero.L'obiettivo del progetto è quello di spingere bambini e ragazzi verso la «decostruzione delle rappresentazioni delle varie identità sessuali». Attraverso «l'analisi delle rappresentazioni stereotipiche», i più piccoli impareranno a «creare un contesto scolastico inclusivo, multiculturale e aperto a tutte le forme di alterità». Non è una cosa facile, ce ne rendiamo conto. Ma fortunatamente i giovani e i giovanissimi saranno seguiti da esperti che forniranno loro «giuste informazioni relative all'orientamento sessuale, l'identità di genere ed i ruoli di genere». E chi sono, secondo voi, questi esperti? Ovviamente gli attivisti dell'Arcigay.Questa è una delle imperdibili proposte formative che il Comune di Ravenna ha deciso di offrire ai suoi piccoli cittadini per l'anno scolastico 2019/2020. Il progetto in questione si intitola «Educare al rispetto», e fa parte del «piano offerta formativa del territorio» chiamato «Verso una scuola civica» e patrocinato dall'Emilia Romagna. Non per nulla è la stessa regione che ha da poco approvato la legge bavaglio contro l'omotransnegatività, la quale prevede fra le altre cose una imponente campagna propagandistica a favore dell'ideologia Lgbt. La stessa che verrà veicolata nelle scuole di Ravenna grazie all'Arcigay locale, che per l'occasione si avvale della collaborazione dei colleghi bolognesi del Cassero (quelli che organizzano il festival Gender Bender finanziato dalla Regione con 100.000 euro). Sulla brochure illustrativa del piano formativo, i propagandisti arcobaleno si descrivono così: «Il Cassero Lgbti center è il comitato provinciale Arcigay di Bologna, un circolo politico impegnato nel riconoscimento dei diritti delle persone trans* lesbiche, gay e intersex, uno spazio culturale che progetta e realizza rassegne artistiche e attività di aggregazione sociale e di intrattenimento, un laboratorio attivo nello sviluppo di servizi dedicati al benessere e alla tutela della nostra comunità». Che cosa c'entri il benessere con la decostruzione delle identità sessuali sarebbe molto interessante scoprirlo. L'aspetto più discutibile della faccenda è che «Educare al rispetto» è rivolto a «insegnanti ed educatori, personale Ata, volontarie/i, genitori» delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Stiamo parlando, dunque, di persone che si occupano dell'educazione dei bambini delle elementari. Lo aveva già spiegato con orgoglio, nel 2018, il presidente dell'Arcigay di Ravenna, Ciro Di Maio: «I nostri progetti, che attiveremo in forma di laboratori esperienziali partono dalla quarta elementare e arrivano alla quinta superiore. Ogni percorso potrà essere sperimentato con gli alunni, direttamente in classe, o anche con il personale scolastico, in piccoli gruppi, su richiesta».«A seconda delle età ci concentreremo sugli stereotipi e sulla parità di genere, sul sessismo e sul rispetto delle alterità, così come sull'identità di genere», aggiunse Di Maio. «Noi speriamo che dirigenti e insegnanti non si chiudano e che non debba essere solo la passione di qualche “illuminato" a far capire che, per crescere cittadini consapevoli e pronti a entrare in società, sia necessaria una formazione anche su questi argomenti. Noi ci crediamo». Tale formazione prevede 9 ore di laboratorio, suddivise in 3 incontri da 3 ore ciascuno. Il tutto sarà gestito da 2 o 4 operatrici a seconda dei casi. Viene da chiedersi quali immense competenze abbiano gli attivisti per spiegare ai ragazzini come «approfondire le questioni di genere, corporeità, orientamento sessuale». Soprattutto, però, sorgono parecchie perplessità quando si legge che «lo scopo è superare stereotipi, pregiudizi e discriminazioni per migliorare il dialogo e il benessere relazionale a scuola, offrendo strumenti per l'integrazione di studenti e studentesse nel gruppo dei pari, e la realizzazione di un ambiente sicuro». Che cosa si intenda per stereotipi e pregiudizi lo abbiamo già capito da tempo. Una associazione impegnata da anni nella lotta alla famiglia naturale che cosa potrà mai raccontare ai bambini delle elementari?«Arcigay non ha alcuna titolarità a educare i nostri figli su temi delicati come questi», dice Galeazzo Bignami, deputato bolognese di Fratelli d'Italia. «È inquietante che le istituzioni li lascino entrare nelle scuole così facilmente, banalizzando temi che vanno affrontati prioritariamente in famiglia».Il problema è che la rieducazione arcobaleno è espressamente prevista dalla legge regionale sull'omotransnegatività. La quale recita: «La Regione, nell'ambito delle proprie competenze, in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale, le agenzie educative del territorio e le associazioni, sostiene la promozione di attività di formazione e aggiornamento del personale docente diretta a favorire inclusione sociale, superamento degli stereotipi discriminatori, prevenzione del bullismo e cyberbullismo motivato dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere».Progetti come «Educare al rispetto» dimostrano chiaramente a che cosa servano provvedimenti come quello approvato dall'Emilia Romagna (con il sostegno incondizionato del Pd - salvo rare eccezioni - e del Movimento 5 stelle). Servono a distribuire soldi e a regalare spazi alle associazioni «amiche», in modo che possano al contempo prosperare grazie all'aiutino pubblico e spargere ideologia a piene mani. E a rimetterci, come spesso accade, sono i più piccoli.