2025-08-25
Con l’antisemitismo l’Europa nega sé stessa
L’Occidente guarda alla tragedia di Gaza rimuovendo quanto è accaduto il 7 ottobre. E nascondendo un fatto: se Hamas restituisse gli ostaggi, la guerra finirebbe. La narrazione pro Pal ha riacceso un odio anti ebraico che covava sotto la cenere.Il vizio tragico dell’Europa cristiana, l’antisemitismo, dopo aver sfigurato l’anima del continente ne sta distruggendo ogni possibilità di futuro. L’Occidente è ubriaco di antisemitismo: le sinagoghe bruciano, gli ebrei sono picchiati negli autogrill, uccisi nelle strade, cacciati dai campus universitari. La guerra a Gaza è cominciata con il massacro più atroce del terzo millennio. Bambini sono stati mitragliati, bruciati vivi o decapitati davanti agli occhi dei genitori, ragazzine sono state stuprate a morte e mutilate, civili sono stati massacrati da persone che riprendevano la scena. Sono stati presi in ostaggio più di 200 israeliani, tra cui bambini. I due bambini che non sono stati restituiti sono i due bimbi con i capelli rossi, i fratellini Ariel e Kfir Bibas, rispettivamente 4 anni e 9 mesi, rapiti insieme alla loro madre dopo averli fatti assistere all’assassinio dei nonni, e strangolati insieme alla loro madre dopo un mese di cattività. Non c’è stata nessuna vendetta da parte degli israeliani. Vendetta avrebbe voluto dire stuprare donne e ragazzini e ucciderli ridendo e mettere poi i video su Instagram. Vendetta sarebbe stato un bombardamento a tappeto come quello di Dresda, una volta al giorno per dieci giorni, in grado di cancellare dalla faccia della terra Gaza. Tutte le mattine gli abitanti di Gaza si svegliano perché gli israeliani non li hanno voluti uccidere. Tutte le mattine gli israeliani si svegliano perché gli abitanti di Gaza non hanno potuto ucciderli. Israele sta combattendo una guerra giusta: giusta vuol dire inevitabile. Non può sopravvivere se non ricupera i suoi ostaggi e se non disarma Hamas. La costituzione di Gaza prevede la distruzione dello Stato di Israele e lo sterminio di ogni ebreo nel mondo, come specificato nell’articolo 7. I nostri media dedicano i primi 20 minuti di ogni trasmissione a raccontare con voce accorata di ogni proiettile sparato a Gaza, secondo Hamas, e di ogni vittima che il proiettile ha fatto, sempre secondo Hamas, poi si dedica qualche secondo all’Ucraina, con tono distaccato. L’enorme numero di bambini che stanno morendo in Sudan tra sofferenze atroci e senza nessun soccorso, massacrati dalle milizie islamiche o sterminati con la fame, non è mai nominato: come se quei bambini fossero irrilevanti. I cristiani che continuano ad essere martirizzati per la loro fede nelle atroci terre dell’islam reale continuano a non essere visti. Il massacro del 7 ottobre non viene più nominato, come se le ferite atroci del 7 ottobre potessero essersi rimarginate: nei sotterranei di Gaza ostaggi israeliani ridotti a scheletri scavano la loro fossa. Moltissime persone non sanno nulla del massacro del 7 ottobre. Giovanni Zenone, editore della casa editrice Fede & cultura, e io abbiamo osato parlare del massacro del 7 ottobre in un video in cui abbiamo correttamente definito «orchi» coloro che uccidono ridendo i bambini, con il maggior dolore possibile inflitto a loro e ai loro genitori. Come l’orco della fiaba di Pollicino, gli appartenenti a una cultura di morte dopo aver assassinato i bambini degli altri, causano la morte dei propri, usati come scudi umani, non protetti nei rifugi, oscenamente trasformati in bambini soldato. I palestinesi potrebbero interrompere in qualsiasi momento la morte e la distruzione della guerra restituendo gli ostaggi, ma preferiscono non farlo. Dopo la trasmissione molte persone mi hanno chiesto cosa fosse successo il 7 ottobre, perché non lo sapevano. Dopo la trasmissione sia io che la casa editrice Fede & cultura siamo sotto un boicottaggio micidiale. Sostenere le belve di Hamas paga, anche in termini economici, non solo per i fiumi di denaro che arrivano dagli anni Novanta, ma anche per il consenso. Sostenere Israele è un suicidio economico. Le armi di Gaza sono state pagate con i nostri soldi. Anche i tunnel dove sono stati strangolati i due bimbi con i capelli rossi e la loro mamma sono stati pagati con le nostre tasse, e così ogni rampa di missile da cui sono sparati missili in continuazione da anni. A Gaza, come in Giudea e Samaria, ora chiamate Cisgiordania, distribuivano dolcetti dopo che le belve palestinesi avevano compiuto in Italia i due massacri a Fiumicino, per un totale di 48 morti, dopo che avevano sparato sui bambini ebrei davanti alla sinagoga di Roma. Si distribuivano dolcetti mentre 3.000 creature umane morivano nelle Torri gemelle, mentre i treni spagnoli e la metropolitana di Londra si riempivano morte e distruzione. Hanno gioito per i trecento bambini di Beslan uccisi, per il massacro del Bataclan e soprattutto per ogni attentato in Israele, per ogni bus scolastico in cui i bambini ebrei sono stati ridotti a tizzoni. Ogni bambino di Gaza, in età scolastica, dai sei anni in su alla domanda classica «cosa vuoi fare?» risponde che vuole assassinare ebrei, che il suo unico sogno, l’unico scopo della sua vita non è curare il cancro, scrivere un racconto o una canzone che commuova il mondo. Il suo unico sogno è rendere fieri i suoi genitori assassinando almeno un ebreo. Quel bambino, come suo padre, come suo nonno, dal 1967 in poi, ha studiato l’aritmetica su libri pagati con le tasse di tutti noi, libri forniti dall’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. Su questi libri l’aritmetica si insegna così: se hai dieci ebrei e ne hai già uccisi sette, quanti ne devi ancora ammazzare? Gli stessi individui che hanno commesso questi massacri nella letizia loro e in quella dei loro genitori in contatto telefonico, ora diffondono notizie false. Non c’è nessun genocidio a Gaza. Da quando nel 1967 sono arrivati gli israeliani, la popolazione di Gaza è quadruplicata. È dal 1974, cioè da dopo la guerra del Kippur, che qualsiasi azione faccia Israele arriva puntuale l’accusa delirante di genocidio. Israele è l’unica nazione in guerra che, benché tragicamente offesa e benché con la necessità assoluta di ricuperare i suoi ostaggi, ha evitato di condannare a morte i suoi nemici e ha addirittura fatto passare enormi quantitativi di cibo, unica nazione in guerra che sfama i propri nemici. Eppure con fotografie false è accusata di affamare i bambini palestinesi. Israele viene accusata di portare derrate alimentari, distribuirle per poi sparare su coloro che vanno a prenderle, operazione che da un punto di vista militare sarebbe una comportamento assolutamente idiota e ovviamente non dimostrato da nessuna foto. L’antisemitismo non aspettava altro. La Shoah è stata possibile perché nessuna nazione estera ha accettato di accogliere gli ebrei in fuga dalla Germania. Lo sterminio degli ebrei è stato possibile perché l’antisemitismo covava nel cuore di tutti. Adesso sta esplodendo di nuovo, autorizzato dal vittimismo palestinese, vittimismo che è la chiave di volta per l’islamizzazione dell’Europa insieme al vittimismo dei cosiddetti migranti. Il vittimismo palestinese ha il compito di fare accettare agli europei il concetto che il terrorismo sia sempre una reazione a un’ingiustizia, dal terrorismo spicciolo dei maranza a quello più atroce dei jihadisti. Ai palestinesi uno Stato è già stato offerto innumerevoli volte, insieme a fiumi di quattrini. Non vogliono uno Stato, vogliono lo Stato: voglio distruggere lo Stato di Israele. E per questo che la gente li ama. Deve essere una soddisfazione per università non prestigiose rifiutare sdegnosamente come partner le grandiose università di Israele, la nazione con il più alto numero di premi Nobel per milione di abitanti. Piccoli nazisti crescono.
Francesca Albanese (Imagoeconomica)