2025-08-06
L’Anm si tuffa su Almasri e attacca Nordio
Botta e risposta tra Cesare Parodi, il capo del sindacato dei magistrati, e il Guardasigilli, che invece difende il suo capo di gabinetto. Giulia Bongiorno svela di aver chiesto al Tribunale dei ministri di sentire Alfredo Mantovano, ma i giudici volevano il titolare del dicastero.E meno male che l’elezione di Cesare Parodi, esponente di Magistratura Indipendente, al vertice dell’Anm doveva rasserenare i rapporti tra magistratura e politica: il caso Almasri rende nuovamente incandescente il trentennale scontro tra centrodestra e toghe. Sulla vicenda del torturatore libico Osama Almasri, ricordiamolo, il Tribunale dei ministri ha archiviato la posizione di Giorgia Meloni, mentre risultano ancora indagati il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro dell’Interno Matteo Piantendosi e quello della Giustizia Carlo Nordio, per i quali è stata chiesta l’autorizzazione a procedere. La Meloni ha detto di ritenere «assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro». Ieri l’Ansa ha rivelato che all’inizio dello scorso giugno l’avvocato Giulia Bongiorno chiese al Tribunale dei ministri di ascoltare il sottosegretario Mantovano, poiché lo stesso aveva seguito ogni fase della vicenda e poteva, secondo la legale, garantire un’informazione completa. La risposta dei giudici fu che non erano interessati ad ascoltare la versione di Mantovano bensì quella del ministro Nordio e che ritenevano le due posizioni «non fungibili». Detto ciò, ieri mattina una intervista del presidente dell’Anm ha scatenato un putiferio, l’ennesimo: «Credo che la premier Meloni», ha detto Parodi a Radio anch’io, su Rai Radio Uno, «sulla vicenda Almasri, come normale che sia essendo il capo del governo, si sia assunta la responsabilità politica, che non sempre coincide con quella penale. Sono due cose diverse». Poi, rispondendo a una domanda sull’eventuale coinvolgimento del capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, ha aggiunto: «Un processo dove vengono accertati, magari in via definitiva, certi fatti ha evidentemente una ricaduta politica, neanche tanto indirettamente, sulle persone coinvolte». Parodi ha poi anora commentato la posizione della Meloni: «Io prendo atto di questa dichiarazione», ha detto il capo dell’Anm, «sicuramente dal punto di vista dell’onestà intellettuale apprezzabile, ma dico una cosa: la responsabilità politica e quella giuridica penale alle volte possono coincidere, ma non necessariamente coincidono, questo è il punto. Sbaglia chi ritiene che se c’è una c’è anche l’altra e se non c’è una non c’è l’altra. I meccanismi che individuano la responsabilità penale non sono gli stessi della responsabilità politica». La risposta di Parodi alla domanda sulla Bartolozzi inizia a circolare e Nordio la prende molto male: «Sono sconcertato», ha detto il ministro della Giustizia, «dalle parole di un presidente Anm considerato, sino ad ora, equilibrato. Non so come si permetta di citare la mia capo di gabinetto, il cui nome per quanto almeno mi risulta, non è citato negli atti. In caso contrario dovrei desumere che Parodi è a conoscenza di notizie riservate. Quanto all’aspetto politico, considero queste affermazioni, fatte da un autorevole rappresentante Anm, una impropria ed inaccettabile invasione di prerogative istituzionali». A quel punto Parodi ha precisato: «Il sottoscritto non ha mai citato né fatto riferimento alla dottoressa Bartolozzi», ha detto Parodi, «capo di gabinetto del ministro Nordio, rispetto al caso Almasri, come si può evincere dalla stessa registrazione della puntata dell’ intervista radiofonica andata in onda stamattina. Ho invece sviluppato un ragionamento generale che prescinde dall’inchiesta in corso. Ha assolutamente ragione il ministro a dire che in caso contrario sarebbe stata un’invasione di campo, approccio che non mi appartiene né culturalmente né caratterialmente».Ci mette il carico il capogruppo di Forza Italia in senato, Maurizio Gasparri: «È davvero paradossale», attacca Gasparri, «che la magistratura voglia mandare a giudizio ministri come Nordio, Piantedosi ed il sottosegretario Mantovano, andando contro una realtà evidente che il presidente del Consiglio Meloni ha descritto in queste ore. È chiaro che il vertice del governo era informato di quanto stava avvenendo in riferimento alla vicenda del libico. E pensare di separare responsabilità non si capisce a quali esigenze risponda. La verità è che la magistratura, ancora una volta, appare mossa solo da intenti politici e non da accertamento della verità. Semmai bisognerebbe mettere nel mirino la Corte penale internazionale che al libico dava il bollino blu quando stava in Germania per poi trasformare questo bollino in rosso quando arrivava in Italia. Prima non andava arrestato e poi, da un momento all’altro, diventava un pericolosissimo criminale. È la Corte Penale che ha fallito e la Procura di Roma si dimostra di qualità ancora più bassa. È un momento davvero triste per la giustizia italiana». All’attacco le opposizioni: «Giorgia Meloni, ti vanti di qualcosa sul caso Almasri? Ma dovrebbe farti vergognare», ha detto il leader del M5s Giuseppe Conte. «Stiamo parlando», ha aggiunto, «di una persona accusata di crimini contro l'umanità e di stupro di bambini. Gli hai dato un salvacondotto e l'hai imbarcato su un volo di Stato per rimpatriarlo». «Sulla vicenda Almasri», commenta il leader di Italia viva Matteo Renzi, «non mi interessa il profilo giudiziario, mi basta quello politico. Il governo ha mentito, Meloni ha mentito, Nordio ha mentito. Sono dei dilettanti che mandano allo sbaraglio un paese intero».
Milano, scontri in via Vittor Pisani di fronte alla stazione Centrale (Ansa)