2024-11-20
Landini sciopera anche contro il Papa
Maurizio Landini (Imagoeconomica)
Dopo aver blaterato che il sindacato rappresenta il popolo più del governo, l’ex leader della Fiom rompe con le altre sigle sul patto in vista del Giubileo. Vuole mettere la sue battaglie politiche persino sulle spalle dei milioni di pellegrini che arriveranno a Roma.A Natale è prevista l’apertura della porta santa della Basilica di San Pietro. Il 4-5-6-7 aprile del 2025, invece, c’è da fare i conti con le ricorrenze per gli ammalati e il mondo della sanità. Così come intorno al Primo maggio si celebra il lavoro e tra fine luglio e inizio agosto il focus si sposta sui giovani. Sono questi alcuni degli eventi del prossimo Giubileo ritenuti degni di particolare attenzione da una task force istituzionale e rispetto ai quali è stato chiesto al mondo industriale, economico e sindacale di fare qualche sforzo in più. Del resto parliamo dell’Anno Santo. Di un avvenimento che i fedeli aspettano con ansia e che richiama per le strade di Roma e del Vaticano milioni e milioni (ben 33 secondo il Censis) di visitatori e di pellegrini in più. C’è da lavorare sugli allestimenti, da badare all’ordine pubblico e da far sì che i diritti dei cittadini costituzionalmente garantiti (dalla sicurezza alla libertà di circolazione) vengano tutelati. Normale che venga chiesto per esempio di non indire scioperi nei servizi pubblici essenziali come il trasporto aereo, ferroviario e marittimo. Oppure nella sanità. E ancora in riferimento a chi è preposto a garantire la sicurezza: polizia, vigili del fuoco ecc. Talmente tanto normale che tutti gli attori in campo hanno risposto presente. Al protocollo d’intesa per il Giubileo ordinario (inizio 24 dicembre 2024 e chiusura 6 gennaio 2026) c’erano i rappresentanti della presidenza del Consiglio e del Campidoglio, ma anche gli uomini dei ministeri di Trasporto, Salute e Interno. Con loro le organizzazioni sindacali (più di 20) e le associazioni datoriali (da Confindustria fino alle Coop).Le regole sono state decise insieme e poi approvate da tutti. Tranne uno: la Cgil. O meglio: la Cgil insieme agli autonomi dell’Orsa, Cub, Usb e Faisa Cisal. Un unicum. A memoria, una prima volta. Perché in passato, in occasione per esempio del Giubileo 2015-2016 e prima ancora di quello del 2000, mai il sindacato rosso si era sognato di mettersi di traverso a quelle che sembrano regole d’ingaggio di puro buon senso. Ma evidentemente la Cgil è entrata in un mondo tutto suo. Dove la Costituzione viene evocata solo quando fa comodo e il rispetto per le istituzioni va tenuto a giorni alterni a seconda che l’istituzione sia di destra o di sinistra. Nel fantastico pianeta Landini gli scioperi si preannunciano ancora prima che ci sia la manovra, ma poi la colpa è della Meloni che non lo invita a discutere della manovra, si invoca «la rivolta sociale» salvo poi, quando divampa la protesta di piazza, dire che è un semplice invito a non girarsi dall’altra parte, e su Fca e Stellantis si usano due pesi e due misure: l’attacco è frontale se alla guida della multinazionale dell’auto c’è un manager illuminato come Sergio Marchionne, mentre il buffetto è di facciata se sulla tolda di comando si siede un erede diretto della famiglia Agnelli, proprietario di giornali di sinistra come John Elkann. Il mondo al contrario per un sindacalista, direbbe qualcuno. Un mondo che ha fatto un’ulteriore capriola qualche ora fa, quando il segretario della Cgil è arrivato a dire che «il governo ha la maggioranza in Parlamento ma non nel Paese» e quindi deve ascoltare i sindacati che invece sì che rappresentano lavoratori e pensionati italiani. Quali siano i principi democratici e numerici alla base del ragionamento dell’ex numero uno della Fiom è davvero difficile capirlo e quindi diventa anche normale che il Nostro pretenda di scioperare «in faccia» (non ce ne vorrà il Pontefice) al Papa, magari mentre a Natale viene aperta la porta santa di San Pietro. Del resto che le premesse fossero queste risultava chiaro anche dall’ultima querelle con la Commissione di garanzia. Riepiloghiamo. Cgil e Uil da sole, senza la Cisl, hanno proclamato uno sciopero contro la manovra per il 29 novembre. La Commissione ha inviato a Landini e Bombardieri una lettera nella quale evidenziava che in alcuni settori - trasporti, sanità e giustizia - bisognava porre dei correttivi. Motivo? Il mancato rispetto della regola secondo la quale nei dieci giorni precedenti allo sciopero generale non possono esserci proteste simili dei singoli settori. Per intenderci: oggi c’è lo sciopero di medici e infermieri (1,2 milioni prestazioni a rischio), non è possibile che gli stessi camici bianchi si astengano dal lavoro anche il 29. Puro buon senso. Ma non la pensano allo stesso modo Cgil e Uil che infatti hanno tirato dritto. Loro (hanno escluso solo i treni) se ne fregano della Commissione. Che ieri si è riunita di nuovo e ha invitato i due sindacati «a rivalutare con senso di responsabilità le determinazioni assunte in occasione dello sciopero del 29 novembre, al fine di non pregiudicare i diritti costituzionalmente garantiti dagli utenti...». In un mondo normale sarebbe una missiva lodevole. Ma qui siamo nel fantastico pianeta Landini, dove pure il senso di responsabilità ha un colore politico.
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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