2024-11-04
Landini fa scioperare la Cgil per dare più soldi agli Elkann
Nell’ennesima intervista a «Repubblica», il capo del sindacato rosso per revocare l’agitazione chiede che vengano rimessi i fondi per l’auto elettrica: quelli che farebbero comodo all’editore e padrone di Stellantis.Ai tempi della Fiat di regime - quella del bisnonno di John Elkann - le canzoni le incideva la «Voce del padrone». Oggi il segretario della Cgil, Maurizio Landini, sceglie il giornale del padrone per fare la voce grossa. Contro il medesimo Elkann? E quando mai? Anzi, la sua prima preoccupazione è portare in piazza il 29 novembre gli operai per difendere i 4,6 miliardi destinati all’auto e perciò, in larga misura, alle tasche di chi non riconosce neppure l’autorità del Parlamento, quello della Costituzione nata dalla Resistenza per dirla con Landini medesimo.La voce grossa la fa solo contro il governo, ma non s’accorge d’essere un disco rotto. Rischia di fare anche brutta figura, almeno sui fondamentali dell’economia. Del resto nelle sue biografie ufficiali, che paiono i ritratti dei gerarchi stalinisti vergati da Aleksandr Michajlovič Gerasimov con lo sguardo rivolto verso il sol dell’avvenire, lui orgogliosamente fa scrivere «nato a Castelnovo ne’ Monti da padre partigiano, s’iscrisse a “geometri” ma lasciò per sostentare la famiglia». Una volta il centro studi economici della Cgil funzionava assai bene e qualche ripetizione potevano pur dargliela. Perché nella corposa intervista rilasciata ieri a Repubblica - Landini, glielo hanno detto che John Elkan la vuole vendere? - afferma: «Chiediamo di avviare una seria riforma fiscale tassando rendite e profitti». Ma a domanda su cosa bisogna fare per raddrizzare il settore auto risponde: «Paghiamo ritardi e scelte sbagliate».E fin qui tutto bene, ma ritardi e scelte sbagliate di chi? Ah, saperlo. Certo non di John Elkann o di Carlos Tavares, l’ad di Stellantis. Paghiamo le scelte sbagliate di chi «per anni ha sostenuto che l’elettrico non era il futuro. E che era meglio investire su alto di gamma e lusso. Palazzo Chigi convochi i vertici di Stellantis (unica citazione in oltre 300 righe d’intervista, ndr) i sindacati e le imprese della componentistica per chiedere i piani d’investimento. Dopodiché tagliare 4,6 miliardi a un settore importante con 300 mila dipendenti per finanziare la difesa è un grande errore». E quando l’intervistatrice chiede se ci siano margini per revocare l’agitazione, lui dice al primo posto di «riprinstinare» i soldi. Signor Landini forse le mancano i fondamentali. Nel 2023 Stellantis ha fatto 18,6 miliardi euro di utile, il 3 giugno Exor - la finanziaria degli Elkann - ha staccato ai soci, come dividendi, un assegno complessivo da 100 milioni. Se dobbiamo tassare i profitti e le rendite possiamo cominciare da lì? Andiamo avanti: il governo, dice il nostro, ci faccia sapere gli investimenti che si faranno sull’automotive. Carlos Tavares, a settembre, ha detto: la gigafactory di Termoli (indispensabile per avere le batterie) non si fa più a meno che non la paghi tutta il governo. Per far piacere a chi, come John Elkann, ritiene di non dover dialogare col Parlamento perché lui è superiore. Il segretario della Cgil per una volta potrebbe stare dalla parte degli operai e domandarsi perché la galassia Stellantis-Elkann è basata in Olanda? Potrebbe interrogarsi sul fatto che, se gli incentivi si danno a pioggia, non vanno in tasca né agli operai né necessariamente agli italiani, atteso che neppure Stellantis è italiana al punto che è stata costretta, dall’Authority per la concorrenza, a togliere il tricolore dalle sue auto per evitare la frode in commercio? Al segretario della Cgil è sfuggito che tutti i costruttori europei stanno abbandonando l’elettrico perché Ursula von der Leyen, nel delirio green, ha fatto un cumulo di errori. Insiste solo Carlos Tavares. Forse la fu Fiat ha, in quel segmento, un punto di forza? Stellantis, sulla trazione elettrica, ha il 2,7% di quota di mercato - si è quasi dimezzata in un anno - e, di fatto, ha deciso di diventare concessionario di Leapmotors, il gigante cinese delle utilitarie a pila. Meglio vendere che produrre. Gli incentivi che chiede il segretario della Cgil andrebbero a un commerciante togliendo risorse ad altri comparti industriali. Carlo Calenda su «X» ci va giù duro. Nota il leader di Azione che sta, assai scomodo, nel campo di Landini: «Non hanno creduto abbastanza nell’elettrico? Ma nel caso di Stellantis - e non solo - il problema è opposto.L’elettrico costa troppo, non si vende e la transizione è stata gestita male e precipitosamente. Potrebbe anche aggiungere (Landini, ndr) che Elkann ha promesso cose che non ha realizzato e produce i nuovi modelli dei marchi italiani in Serbia, Polonia e Marocco. Elkann ha rifiutato di venire in Parlamento. Ma la parola “Elkann” o “azionisti Stellantis” proprio non gli riesce ad uscire dalla bocca, da quando hanno comprato Repubblica che, infatti, lo intervista a ogni piè sospinto». Dunque il segretario della Cgil porta in piazza gli operai - o meglio, i pensionati: sono il 48 % degli iscritti - per far avere i soldi agli Elkann. La posta in gioco non è la sanità, non sono le pensioni, non è neppure il concordato fiscale che Landini presenta come l’ennesimo regalo agli evasori, che sarebbero gli elettori del centrodestra, ma sono i 4,6 miliardi di tutti gli italiani che dovrebbero andare in tasca a chi ha dimezzato l’organico delle fabbriche, produce quel poco che fa fuori dall’Italia con la scusa di salvare l’auto elettrica. Il 29 novembre con la Uil - è ormai la ruota di scorta di Landini - la Cgil va in piazza, così rivendica il suo segretario, contro un «governo che spacca il Paese, legalizza l’evasione, taglia investimenti e spesa sociale per spendere in armi».Una manovra che colpisce lavoratori e pensionati e, perciò, sbagliata a suo dire. A proposito di di manovra: quando una retromarcia di Landini dalla difesa degli interessi di Stellantis-Elkann?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.