2025-10-17
Mentre si straparla di patriarcato Landini dà della «cortigiana» a Meloni
Il leader della Cgil rinfaccia al capo del governo i rapporti con Trump. Dura la replica: «Fanno la morale sulle donne poi ti danno della prostituta». L’ex Fiom tenta la supercazzola: «Giudizio politico, non sessista».La doppia morale necessita di memoria selettiva. E la sinistra, maestra nella prima, avrebbe bisogno di un integratore al Ginseng per migliorare la seconda. Lo si intuisce nel giorno delle lezioni a reti unificate sul patriarcato tossico e sul maschilismo da John Wayne (peraltro un uomo gentilissimo) dopo il terribile femminicidio di Pamela Genini e quelle 24 coltellate che lasciano senza fiato chi ancora nutre qualche speranza nel genere umano. La responsabilità è individuale ma il clima è per l’ennesima volta da condanna collettiva del maschio-scimmia con editoriali fluviali riscaldati nel forno a microonde ed esercizi muscolari di femminismo militante. «È colpa di tutti». «La violenza comincia dalle parole». Non una di meno.E invece una sì, una non la vede nessuno, quella proprio non esiste. Una di meno perché non fa parte del club politico-culturale che decide perfino sulle turbe della sessualità e ha il peccato supremo di abitare a palazzo Chigi. Il corto circuito è troppo perfetto, da lezione universitaria sull’ipocrisia cosmica, per non essere raccontato dall’inizio. «Gli insulti violenti e sessisti non fanno parte della nostra cultura». Così Maurizio Landini aveva risposto la scorsa settimana a Giorgia Meloni, indignata perché in un video manifestanti della Cgil la insultavano pesantemente (putt…) con un coretto volgare da tifosi in delirio. Sarebbe interessante sapere di quale cultura parlava il segretario del principale sindacato italiano, visto che tre giorni fa proprio lui in diretta tv (a Di Martedì) ha definito la premier «solo una cortigiana di Trump», mostrando di essere un capo ultrà a livello di Genny ’a Carogna e costringendo Giovanni Floris a intervenire per provare a metterci un cerotto. Una volta notato il silenzio assoluto delle vestali assise sul vecchio e nuovo testamento della moralità collettiva, ieri Meloni ha postato sui suoi social un commento alla vicenda personale, facendolo precedere dalla definizione del termine «cortigiana» dell’Oxford Languages: «Donna di facili costumi, etera, prostituta». Poi è entrata nel merito: «Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, evidentemente obnubilato da un rancore montante (che comprendo) mi definisce in televisione una cortigiana. Penso che tutti conoscano il significato più comune attribuito a questa parola ma, a beneficio di chi non lo sapesse, ne pubblico la prima definizione che si trova facendo una rapida ricerca su Internet. Ed ecco a voi un’altra splendida diapositiva della sinistra: quella che per decenni ci ha fatto la morale sul rispetto delle donne, ma che poi, per criticare una donna, in mancanza di argomenti, le dà della prostituta». Una replica legittima, il minimo sindacale dopo aver letto Repubblica, il Corriere della Sera e altri quotidiani che ci ricordavano: «Le parole sono pietre e l’ignoranza non è un alibi». E aggiungevano identificando la genesi della mancanza di rispetto: «La semantica conferma ciò che i femminismi da sempre denunciano, la normalizzazione della violenza maschile e il suo radicamento nelle relazioni quotidiane, nella cultura e nelle istituzioni» (Ilaria Boiano, il Domani).Lungi da noi appaiare nella drammaticità due situazioni così distanti, ma la semantica è una sola. E se l’allarme parte dalle parole per poi deflagrare nei comportamenti, è singolare che dare della cortigiana a una donna sia (giustamente) un insulto e alla premier sia un innocuo passatempo della Cgil e del suo segretario. Imboccato da Floris, quella sera in tv Landini tentò di cavarsela dicendo che intendeva «la portaborse di Trump». E ieri si è aggrappato a quel balbettio per evitare di scusarsi, di abbassare i toni, di apparire lui sì un campione di patriarcato fuori dal tempo. «Ho immediatamente chiarito cosa intendevo dire: lei è stata alla scia, alla corte di Trump. Era un giudizio politico». Quindi tutto a posto. Quello che per Matteo Salvini o per Ignazio La Russa sarebbe stato il prologo di un inferno mediatico, per Landini è un sospiro alla verbena, un’autoassoluzione sulla parola che non merita neppure un rigo, neppure uno starnuto da parte degli indignados sulla deriva maschilista, fallocrate quando non suprematista della nostra società.Verso sera ti accorgi che dentro il contesto sociologico di giornata manca qualcosa. Certo, un comunicato di Elly Schlein. Arriva puntuale e prende spunto dal femminicidio di quella sventurata ragazza (ma nessuno pensi a una strumentalizzazione) per accusare il governo di «vietare l’educazione affettiva nelle scuole medie e primarie». Nel tentativo di sociologizzare tutto, la sintesi della segretaria del Pd è la richiesta di riaprire le scuole elementari alle lezioni di indottrinamento transgender - perché quello è l’obiettivo - senza l’accordo dei genitori. Una formidabile contorsione, la conferma che Pc non significa più partito comunista ma politicamente corretto, è ormai un genere letterario e funziona a geometria variabile per tutti. Con una di meno.
Marta Cartabia (Imagoeconomica)