2022-11-30
Il raptus del ditino alzato della Lagarde. Ma in Italia non è l’ora dell’austerity
Il presidente della Bce vuole che i Paesi riducano il debito. A noi servono investimenti.per uno Stato e su questo punto sembra che la signora Christine Lagarde, presidente della Bce, non la pensi così. Di contro, da anni, si esprimono a favore di un indebitamento degli Stati nei momenti di crisi molti economisti, alcuni sono anche dei premi Nobel. Sostengono anche che molta della crisi europea sia dipesa proprio dal non aver fatto debiti nei momenti in cui ce n’era bisogno. Solo ad esempio, è questa l’idea di Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia.Lunedì la presidente Lagarde ha parlato davanti alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo e ha detto che «i governi dovrebbero perseguire politiche fiscali che dimostrino il loro impegno a ridurre gradualmente gli elevati indici del debito pubblico». Era evidente anche alle sedie dell’aula il riferimento al nostro Paese. In pratica, ha dettato la linea alla politica economica dei Paesi europei e ha anche detto che non voleva commentare l’attuale situazione politica italiana: «Non lo faccio mai e non lo farò certamente per l’Italia».Mi è sembrata una dichiarazione simile a quella che alcuni uomini, tendenti sovente ad alzare il gomito e presentandosi barcollanti, magari a notte inoltrata, al cospetto della moglie, dicono: «Stasera non ho bevuto». Poi cadono sul letto e ronfano e russano per il resto della notte. I latini dicevano excusatio non petita, accusatio manifesta che in forma proverbiale viene tradotto «chi si scusa si accusa». Lo diceva anche San Girolamo, figuratevi voi: «Mentre credi di scusarti, ti accusi». Non c’è niente da fare, è il vizietto europeo di mettere bocca, quando non ce n’è bisogno, nelle vicende italiane. Se fosse solo questione di scortesia, chi se ne frega. Ma non è una questione di educazione, è una questione di rispetto della sovranità nazionale per la quale non occorre essere sovranisti, basterebbe essere sanamente europeisti e tenere in gran rispetto lo spirito e la lettera dei trattati europei. Ma questo è un altro discorso.La Lagarde ha anche detto, per ciò che le compete istituzionalmente e cioè la gestione della moneta a livello europeo - la politica monetaria -, che, in tempi non lunghi, la Bce intende riportare l’inflazione alla soglia del 2% ma che tutto quanto sarà da fare per raggiungere questo obiettivo dipenderà «dalle nostre prospettive aggiornate, dalla persistenza degli choc, dalla reazione delle aspettative salariali e inflazione…».Detto in termini semplici, per quanto riguarda la politica economica degli Stati e in particolare dell’Italia, è stata rigidissima: «Le politiche fiscali vanno fatte non aumentando il debito», l’esatto contrario di cui noi avremmo bisogno. Per quanto riguarda, invece, le politiche monetarie, poiché dipendono da lei e dalla Bce, su quelle si deciderà di volta in volta in relazione all’andamento dei mercati, all’andamento della guerra russo-ucraina e magari in presenza di non augurabili altri choc esterni. Cioè, ha detto della politica monetaria quello che avrebbe dovuto dire anche per la politica economica.Perché non lo ha fatto? La risposta è talmente semplice che sfiora la banalità. Parlando della politica monetaria, si riferiva a tutta l’Europa, Germania e Francia comprese, per le quali la sua attenzione è sempre vigile e sempre attenta al movimento delle sopracciglia dei signori Emmanuel Macron e Olaf Scholz; per la politica economica, invece, si rivolgeva a noi e, nonostante gli elogi per i due anni passati (quelli di Mario Draghi, che lei teme) e nonostante gli elogi alla prima premier donna e gli auguri per il suo lavoro, alla fine è stata colta dal raptus del ditino alzato e ha pensato bene di fornirci qualche «consiglio», un consiglio alla presidente del Consiglio che, lo dice il nome stesso, sa e deve consigliarsi da sola.L’Italia tutta è consapevole di avere sulle spalle un debito elevatissimo e che può produrre effetti negativi sull’economia nel suo complesso. Questa è semplicemente la realtà. Ma le considerazioni di politica economica non sono mai possibili in astratto, ma nel concreto della situazione. E l’Italia non può che muoversi nella linea di politiche fiscali che possano anche produrre debito ulteriore. Perché le politiche fiscali, in questo momento, come fu in altri periodi, sono lo strumento principe per intervenire sugli stipendi e quindi sui consumi e tutto quello che segue. Sa indicarci, l’autorevole Lagarde, una via alternativa? Lo faccia. Ne terremo conto volentieri.