
Il factotum di Matteo Renzi si autosospende dai dem con una lettera velenosa al segretario. Una mossa concordata con Nicola Zingaretti, sempre più leader dimezzato. Ma a pagare il prezzo più alto sono l'ex Rottamatore e i seguaci, presi di mira anche da Carlo Calenda.Lo scandalo del Csm manda in frantumi il Pd. L'autosospensione di Luca Lotti, fortemente voluta dal segretario, Nicola Zingaretti, è un passo decisivo verso la «de-renzizzazione» del partito, ma mette al tempo stesso in enorme difficoltà la nuova dirigenza dem, considerato che, soprattutto a livello parlamentare, i seguaci di Matteo Renzi sono numerosi, e ieri hanno immediatamente preso le parti di Lotti attaccando la segreteria. Lotti non è certo un «parlamentare semplice», come lui stesso si è descritto nella lettera inviata a Zingaretti e resa pubblica su Facebook. Parliamo del braccio destro di Renzi, del vertice del Giglio tragico, dell'uomo al quale lo stesso Renzi aveva affidato i più delicati dossier quando l'ex Rottamatore, prima di essere rottamato, governava sul Pd e sull'Italia.Lotti annuncia la sua autosospensione dal Pd attraverso una lettera al segretario, Nicola Zingaretti, resa pubblica su Facebook. Una lettera che gronda rabbia. «Caro segretario», scrive Lotti, «apprendo oggi dai quotidiani che la mia vicenda imbarazzerebbe i vertici del Pd. Il responsabile legale del partito mi chiede esplicitamente di andarmene per aver incontrato alcuni magistrati e fa quasi sorridere che tale richiesta arrivi da un senatore di lungo corso già coinvolto - a cominciare da una celebre seduta spiritica - in pagine buie della storia istituzionale del nostro Paese». Il riferimento di Lotti è a Luigi Zanda, tesoriere del Pd, che in una intervista al Corriere della Sera ha chiesto a Lotti di fare un passo indietro. La seduta spiritica è quella che Romano Prodi usò come giustificazione per la «soffiata» che individuava in Gradoli la località in cui veniva detenuto Aldo Moro, ai tempi del rapimento da parte delle Brigate rosse. Zanda, all'epoca collaboratore del ministro dell'Interno Francesco Cossiga, fu colui che ricevette la segnalazione di quanto scaturito dalla seduta spiritica. «I fatti», aggiunge Lotti, «sono chiari. Tu li conosci meglio di altri anche perché te ne ho parlato in modo franco nei nostri numerosi incontri. Ti comunico dunque», aggiunge Lotti, «la mia autosospensione dal Pd fino a quando questa vicenda non sarà chiarita». Una brutta sconfitta per i Renzi boys, una vittoria di Pirro per Zingaretti, che si ritrova a dover condurre la già fragile imbarcazione del Pd attraverso una nuova bufera. Certo, si può pensare che il gesto di Lotti sia stato concordato con il segretario, e che alla fine, se e quando la magistratura avrà concluso le indagini, l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio rientrerà nel Pd; può anche darsi, però, come suggeriscono alla Verità alcuni renziani di primissimo piano, che ieri si sia consumato uno strappo insanabile, per certi versi liberatorio, e che la componente che fa capo all'ex premier d'ora in poi avrà le «mani libere» anche in Parlamento, con la prospettiva di formare un nuovo soggetto politico.«Ringrazio Luca Lotti», commenta Zingaretti, «per un gesto non scontato che considero di grande responsabilità nei confronti della politica, delle istituzioni e del Pd. Penso che questa scelta», aggiunge il segretario del Pd, «gli consentirà anche di tutelare al meglio la sua posizione in questa vicenda che, come ha detto lo stesso Lotti, deve essere ancora chiarita». «La decisione di Luca Lotti», commenta il presidente del Pd, Paolo Gentiloni, che l'altro ieri in tv aveva «scaricato» pubblicamente il braccio destro di Renzi, «merita rispetto. Una decisione non facile che apprezzo perché presa nell'interesse delle istituzioni e del Pd».«Esistono i processi», attacca l'europarlamentare Carlo Calenda, «ed esistono i comportamenti. Quando i comportamenti sono gravi ed evidenti, il giudizio politico (sia ben chiaro) non può aspettare la sentenza definitiva. Valeva per la Marini (Catiuscia Marini, ex presidente della Regione Umbria, che si è dimessa in seguito a un'inchiesta, ndr) sui concorsi e per Luca sui magistrati». Calenda azzanna, dunque, ma quasi in perfetta solitudine. Ieri il gesto di Luca Lotti ha dato il via a lunga una serie di comunicati diramati da numerosi parlamentari renziani, che sono invece andati all'assalto di Zingaretti. «Il Pd», dichiara il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, «deve chiarirsi su un principio fondativo, il garantismo non può essere usato a fasi alterne, o a seconda delle aree politiche. Luca Lotti va ringraziato per una decisione di trasparenza che non era affatto dovuta».Sulla stessa lunghezza d'onda, tra gli altri, i parlamentari Simona Malpezzi, Franco Vazio, Caterina Biti, Dario Parrini, Raffaella Paita, Alessia Rotta, Luciano Nobili, Valeria Sudano, Lorenzo Guerini.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.