2020-09-17
La vera priorità è il taglio delle tasse
Roberto Gualtieri (Antonio Masiello, Getty Images)
Roberto Gualtieri si rifiuta di ridurre la pressione fiscale usando il Recovery fund. Il contrario di quanto fatto per salvare il Paese dopo la seconda guerra mondiale.Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha sostenuto che i soldi europei saranno spesi per modernizzare il Paese non per calare le tasse. Chi scrive pensa che in Italia, da molti decenni, il modo migliore per modernizzare questo Paese sarebbe fare una importante riforma fiscale che porti a una graduale diminuzione delle tasse, a una semplificazione radicale del sistema tributario, alla creazione di uffici tributari che non applichino ai contribuenti parametri studiati in qualche ufficio più o meno buio, ma che accertino analiticamente se e quanto uno guadagna per poi decidere, in un secondo momento, se e quanto deve pagare.Questa riforma è attesa almeno dal 16 febbraio del 1956, giorno in cui, malauguratamente, morì, a 53 anni, Ezio Vanoni, l'ultimo grande riformatore del fisco italiano. Alcide De Gasperi gli assegnò il compito di riformare un sistema che, dopo la guerra, era ancora frutto di anticaglie dell'Ottocento. Vanoni lo fece. Certamente alcuni lettori della Verità ricorderanno, che per lungo tempo, in Italia, si diceva «Devo pagare la Vanoni». Il grande tributarista di Morbegno fece una riforma audace: sistemò tutte le situazioni passate dei contribuenti italiani, introdusse la dichiarazione dei redditi, diminuì le aliquote più basse in modo da poter ritoccare quelle più alte. Cioè, fece la prima mossa e il popolo italiano aderì, si fidò e, infatti, diminuirono le aliquote e aumentò il gettito fiscale. Stiamo parlando degli anni dopo la seconda guerra mondiale, possiamo forse dire che oggi i tempi sono più difficili di allora? Gualtieri è uno storico, prima di essere un politico, e ha scritto cose pregevoli su Antonio Gramsci, uno che come Vanoni credeva che l'economia non fosse solo una questione di numeri, ma che fosse una questione di popolo e di istituzioni. Lo credeva anche Vanoni, e credeva che per modernizzare un Paese in ginocchio come l'Italia servissero pochi grandi investimenti molto selezionati, non a pioggia (ad esempio l'Eni di Enrico Mattei) e una grande riforma tributaria che inducesse il popolo italiano a un atteggiamento di fiducia nei confronti del fisco e non di avversità come era. E come è. E giustificatamente. L'economia è una materia complicata ma il cuore del suo funzionamento è semplice. Se tutta l'economia è il corpo umano, il suo cuore è costituito dallo scambio tra le famiglie che offrono il lavoro alle imprese e le imprese che riconoscono alle famiglie il salario, le imprese che offrono prodotti e servizi alle famiglie e le famiglie che acquistano prodotti e servizi dalle imprese.Mettiamo che lo Stato e i governi siano la testa, il cervello di questo corpo umano (il paragone è per la verità assai generoso, essendo il corpo umano composto da varie altre parti con funzioni diverse che, in taluni casi, si presterebbero a un utilizzo simbolico meno fuorviante, diciamo più rappresentativo. Ma lasciamo correre).Se il sangue pompato da quel cuore affluisce tutto a questo, diciamo, cervello, è chiaro che affluisce meno ad altre parti, le braccia con le quali lavorare, l'apparato cardiocircolatorio restante attraverso il quale rendere più fluida l'economia, le gambe, e in generale l'apparato motorio, per far sì che l'economia si muova, cammini e corra. È così, attualmente in Italia. Quasi tutto il sangue pompato dalle famiglie e dalle imprese va verso questo cervello fantomatico che, miracolo della natura, nonostante questo abbondantissimo afflusso di sangue, sembra essersi atrofizzato. Non c'è dubbio alcuno che da un punto di vista fiscale e tributario ci vorrebbe un vero e proprio lavaggio del cervello. Sempre il professor Gualtieri ha scritto un saggio sul dibattito politico e la transizione istituzionale in Italia tra il '43 e il '46 particolarmente utile per capire anche l'oggi. Io penso che si possa paragonare quel momento a oggi e non credo che concentrarsi esclusivamente o prioritariamente sulla riforma verde (Green deal) o sulla riforma tecnologica, senza una grande riforma tributaria, possa portare ad alcun che.