2021-03-04
La vedova Khashoggi contro Renzi d’Arabia. «È incomprensibile»
La fidanzata del giornalista ucciso: «Prima di sostenere che Bin Salman è un riformatore guardi cosa hanno fatto a Jamal»Neppure il tempo di lagnarsi del fatto che i giornali italiani stessero «strumentalizzando» l’assassinio di Jamal Khashoggi, che Matteo Renzi è stato prontamente smentito dalla fidanzata del reporter ucciso nel consolato dell’Arabia Saudita, a Istanbul, nell’ottobre 2018. «Renzi guardi cosa hanno fatto a Jamal», prima di parlare di «Nuovo Rinascimento» saudita, ha detto all’Ansa Hatice Cengiz, giudicando «incomprensibile» la benedizione pubblica impartita al regime di Mohammed bin Salman dall’ex premier del Pd. E a completare la giornataccia di Renzi è arrivata anche la spedizione, inquietante, di una busta con due bossoli al suo ufficio in Senato. A risvegliare l’interesse sui viaggi di Renzi in Arabia Saudita, l’ultimo dei quali interrotto bruscamente dalla crisi di governo, era stata nei giorni scorsi la pubblicazione del rapporto dell’intelligence degli Stati Uniti, che rivela l’implicazione diretta del principe saudita Mohammed bin Salman nella pianificazione dell’uccisione del giornalista del Washington Post. Un ruolo che era già emerso anche da un rapporto dell’Onu. Martedì, il leader di Italia viva aveva giocato a fare la vittima in un’intervista ad Augusto Minzolini, sul Giornale. Continuando a evitare il merito della vicenda, che riguarda anche un incarico da 80.000 euro l’anno presso una fondazione saudita, Renzi aveva affermato: «Stanno strumentalizzando la tragedia di Khashoggi perché non hanno altro a cui aggrapparsi in Italia. Nel merito ho risposto su tutti i giornali, dal Financial Times a Le Monde: ciò che faccio può essere discusso da chiunque, ma è perfettamente lecito, pubblico e legittimo». Non solo, ma aveva aggiunto che «La questione saudita è stata posta da quel noto statista di Di Battista, uno che apprezzava Maduro e definiva Obama golpista e non capisce che l’Arabia è il baluardo contro il fondamentalismo. E ovviamente dai più rancorosi del Pd. Credo di essere la loro ossessione. Se parlassero un po' più di idee e un po' meno di me, ci guadagnerebbero almeno in salute».Tutto possibile, dalle strumentalizzazioni ai rancori personali, per carità. Che Renzi non sia universalmente simpatico è confermato anche dai sondaggi, che si ostinano a dare il suo partito stabilmente intorno al 2%. Ma quale personale astio possa nutrire la «vedova» di Khashoggi per Matteo Renzi è un mistero. Ieri Hatice Cengiz si è fatta intervistare a Istanbul dall’Ansa e, con toni pacati ma fermi, ha messo spalle al muro il senatore toscano: «Non è possibile essere ben informati sull’Arabia Saudita e allo stesso tempo sostenere che il principe ereditario Mohammed bin Salman sia un riformatore». «Proprio non capisco perché Renzi lo abbia fatto», ha aggiunto l’ex fidanzata del reporter, classe 1958, cugino primo dell’ex fidanzato di Lady Diana, Dodi Al-Fayed, e nipote di Adnan Khashoggi, grande imprenditore e noto commerciante d’armi coinvolto nello scandalo Irangate. Infine, la signora Cengiz ha regalato un consiglio a Renzi: «Forse deve cercare di capire meglio la realtà della situazione in Arabia Saudita e che cosa bin Salman ha fatto a Jamal». Lasciato in braghe di tela dalla compagna di Khashoggi, l’ex Rottamatore ha comunque avuto altri problemi, ieri. Una busta con dentro due bossoli gli è stata recapitata da mani misteriose al suo ufficio in Senato. Non si conoscono ancora il motivo e la portata dell’intimidazione, ma intanto il presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, ha già manifestato a Renzi tutta la solidarietà di Palazzo Madama. E lo stesso ha fatto il governo, con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, che in una nota ha trasmesso la «solidarietà al senatore Matteo Renzi per il vile atto intimidatorio che lo ha colpito. Tutte le istituzioni condannano fermamente il linguaggio dell’odio, il clima politico non deve essere avvelenato da episodi di questo tipo». Prima della notizia dei bossoli, in ogni caso, era proseguita anche in Italia la richiesta di chiarezza sui rapporti di Renzi con l’Arabia Saudita. I compagni di governo del M5s hanno depositato una proposta di legge (primo firmatario Francesco Berti) che prevede che un ministro, un sottosegretario o un parlamentare che, durante il proprio mandato e nell’anno successivo, incassa una somma di denaro superiore a 5.000 euro da uno Stato estero o da un ente da esso controllato, decada immediatamente. Oltre all’interdizione per 5 anni. Insomma, come spiegano in una nota i deputati grillini in commissione Esteri, «la situazione è chiara: o Renzi si dimette da senatore, o si dimette dal board saudita. Tertium non datur». Bordate anche dalla sinistra, dove il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, sta per presentare un’interrogazione parlamentare a Mario Draghi per sapere se il governo disponga di altri elementi (finora riservati) su viaggi e rapporti di Renzi con l’Arabia Saudita e quali iniziative intenda prendere per «prevenire possibili situazioni di conflitti d’interesse con Paesi stranieri».
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco