2020-09-27
La Taverna nei guai per 40.000 euro incassati
L'onorevole ha richiesto l'indennità di funzione: «L'ho devoluta alla Protezione civile».Quando si tratta di restituzione di soldi, non basta l'alibi della beneficienza. È guerra interna nel M5s e non soltanto per i risultati elettorali e per gli stati generali chiarificatori. Nel mirino ora c'è la vicepresidente del Senato, Paola Taverna, per le «indennità di carica» non versate al fondo creato dal M5s. Si tratta di 40.000 euro che potrebbero costarle la sospensione, dopo l'azione disciplinare intentata dai probiviri del M5s per presunte mancate restituzioni. Una «punizione» che in questo momento peserebbe molto nel M5s, considerato il ruolo ricoperto dalla senatrice, tra le più agguerrite. Ma lei, piccata e decisa come sempre, risponde a chi chiede chiarimenti, in particolare il senatore ligure Mattia Crucioli, che ha restituito tutto a un ente pubblico, «non a chi mi pareva» e di non essere in vena di ulteriori reprimende. Andiamo con ordine. Alcuni giorni fa, dopo che Davide Casaleggio aveva mandato una mail agli iscritti in cui li informava di dover interrompere alcuni servizi di Rousseau per le mancate restituzioni, Paola Taverna aveva postato su Facebook un video in cui, proprio riferendosi al figlio del fondatore del Movimento, sottolineava come «nessuno debba essere al di sopra delle regole ed è altrettanto importante che nessuno possa anche solo pensarlo. Esatto, nessuno». Questo perché qualcuno dei suoi l'accusava di non aver versato le restituzioni previste. Nel video, appunto, la senatrice assicurava di aver restituito tutto. Anzi, di aver versato ben 309.000 euro in 7 anni. La vicepresidente di Palazzo Madama, nello sfogo, ha anche ammesso di aver chiesto all'amministrazione del Senato, a maggio scorso, la restituzione degli arretrati dell'indennità aggiuntiva da vicepresidente, cui aveva rinunciato, per un fine nobile: donare tutto alla Protezione civile per fronteggiare l'emergenza Covid. Quarantaseimila euro, più altri bonifici da 1.750 euro. Una beneficenza che però non è piaciuta ai parlamentari pentastellati, che da sempre rinunciano ai benefit dovuti a deputati e senatori che rivestono ruoli istituzionali. Taverna compresa. È una regola scritta nero su bianco nei regolamenti M5s di Camera e Senato, che prevedono la rinuncia preventiva all'indennità di carica, come ribadito in una mail del capo politico Vito Crimi lo scorso maggio. Proprio per questo sono in molti nel Movimento a sottolineare che la senatrice avrebbe violato ben due regole interne. Anzitutto, incassando quelle somme. In secondo luogo, dando loro una destinazione diversa da quella indicata dal M5s, che raccoglie tutto in un fondo che poi viene destinato a qualche progetto.La Taverna nel frattempo, all'Adnkronos ha detto che «superata l'emergenza Covid, tornerà a rinunciare al benefit» da vicepresidente del Senato, ma intanto nella chat di Montecitorio, dove la Taverna non è compresa, oltre alle lamentele viene fuori il domandone: a fine legislatura qualsiasi presidente di commissione può rientrare in possesso della somma cui aveva rinunciato? E farne ciò che vuole?