2021-06-04
La super Procura Ue attacca già i governi
Su impulso dei pm cechi, l'Eppo indaga sul premier Andrej Babis (che ha ricevuto sovvenzioni comunitarie) a ridosso della campagna elettorale. Ingerenze allarmanti pure per RomaMentre chiede all'Italia di tagliare la spesa, l'Ue regala soldi ai Paesi dell'Est, Turchia compresa. Dietro il velo dell'ampliamento dei confini c'è il tentativo di trovare nuovi sfoghi al mercato e il controllo dei flussi migratori. Erdogan può tornare a fare il guardianoLo speciale contiene due articoliLa vicenda di cronaca dalla quale partiremo è maledettamente complicata, mentre la supersintesi politica (e giuridica) rischia di essere maledettamente semplice: un'ennesima cessione di sovranità più o meno al buio, con l'attribuzione di superpoteri a entità sovranazionali slegate da qualunque chiara accountability rispetto ai cittadini e alle istituzioni nazionali. Stiamo parlando di Eppo, la Procura europea (sede in Lussemburgo, incardinata dal Trattato di Lisbona) originariamente chiamata a perseguire frodi e altre ipotesi di reato riguardanti a vario titolo i fondi comunitari e il bilancio Ue. In linea di principio, tutto ragionevole: se ci sono erogazioni europee, ha senso che ci sia anche il relativo scrutinio giudiziario. Ma, come sempre accade nell'Ue (si pensi a tutto ciò che riguarda le banche o a diversi altri ambiti), si comincia con poco, ma poi, piano piano, si scopre che la quota di sovranità e potere consegnata alla dimensione comunitaria è molto maggiore del previsto. L'ultimo caso, che si preannuncia rovente, riguarda il premier ceco Andrej Babis. Stiamo parlando di un personaggio da romanzo, qualunque cosa si pensi di lui: legato al partito comunista ai tempi della Cecoslovacchia, dopo la Rivoluzione di velluto del 1989 è riemerso come proprietario del gruppo Agrofert, nel frattempo diventato un colosso con interessi dall'agroalimentare alle costruzioni, dalla chimica all'editoria. Nel 2011 ha iniziato una controversa carriera politica all'insegna della lotta alla corruzione e della protesta contro la politica tradizionale, e, essendo già il secondo uomo più ricco della Repubblica Ceca, ne è via via divenuto anche il più potente dal punto di vista politico. Inevitabili le accuse di conflitto di interessi che si trascinano da anni contro di lui. Ma ecco il punto: il conglomerato di società che fanno capo a Babis ha ricevuto ingenti fondi europei. Il premier ceco sostiene di aver conferito le sue quote del gruppo a un trust, ma un audit Ue ha concluso che Babis sia ancora in una posizione di controllo. Morale: il primo giugno scorso, sotto la guida dell'ex procuratrice rumena anticorruzione Laura Kovesi, Eppo ha aperto un'inchiesta sul caso. Sono prevedibili polemiche al calor bianco, perché nella Repubblica Ceca sta per aprirsi la campagna elettorale per le elezioni politiche programmate in ottobre, e Babis è già sotto attacco giudiziario nel suo Paese sempre con accuse legate a potenziali frodi sui sussidi. E sarebbe stata proprio una procuratrice ceca, Lenka Bradacova, che l'ha confermato all'agenzia Reuters, a deferire il caso a Eppo, in quanto a suo avviso la materia rientra nella sfera di competenza della Procura europea. E già qui suona un primo campanello d'allarme, legato al rapporto tra giustizia nazionale e Procura europea, con il rischio di un'autentica tenaglia. Naturalmente Babis se l'è presa con l'opposizione, in primo luogo con il Partito pirata, che ha avviato da tempo una campagna politica contro il premier. Ed è immaginabile che la campagna elettorale sarà incandescente. Va anche detto che non stiamo parlando di spiccioli: in termini di fondi Ue, Agrofert riceve circa 29 milioni di euro l'anno secondo le stime del think tank Ceps. E il caso di un politico potentissimo in patria che riceve così ingenti fondi Ue, e che potrebbe contemporaneamente non aver creato alcuno schermo giuridico tra sé stesso e il suo gruppo proprio mentre guida un governo, è indubbiamente degno di essere scrutinato con rigore e attenzione. Anche perché ciascuno comprende che, negoziando a livello europeo sul bilancio comunitario, Babis potrebbe anche di fatto lavorare indirettamente per il proprio gruppo imprenditoriale. Per tutto questo, tra l'altro, non manca un certo imbarazzo dalle parti del gruppo macronista al Parlamento europeo Renew Europe, di cui il partito di Babis fa parte. Tuttavia, lasciamo da parte le vicende politiche interne alla Repubblica Ceca e torniamo al punto di fondo. Anzi, ai punti di fondo. Per un verso, c'è infatti il tema del rapporto - tutto da verificare - tra Eppo e le istanze investigative nazionali, con - chiamiamoli così - dei confini non sempre chiari tra competenza nazionale e competenza europea (e con l'alea rappresentata dal potere di Eppo di avocare a sé i processi che ritiene assorbibili nella propria sfera). Per altro verso, c'è il tema, perfettamente prospettato due giorni fa sulla Verità da Giuseppe Liturri, della ricaduta di questo apparato investigativo (e delle relative sanzioni) su tutti i fondi che a vario titolo sono e saranno erogati dall'Ue, dai fondi ordinari al Next generation Eu. Con un doppio rischio: da un lato, preventivamente, quello di inserire altra sabbia in ingranaggi procedurali già farraginosi, con ulteriori rallentamenti o complicazioni per ottenere le erogazioni; dall'altro, ex post, e cioè a fondi eventualmente concessi, il fatto che le risorse siano sospese, o bloccate, o comunque finiscano sub iudice. Altra incertezza che rischia di paralizzare tutto.