2024-05-11
La storia dei 261.000 euro di Spinelli a Casaleggio
Giuseppe Conte ora capeggia la gogna contro il governatore, ma il figlio di Gianroberto Casaleggio fu pagato dall’imprenditore al centro dell’inchiesta. E la sua società ricevette bonifici da Vincenzo Onorato.Sotto la Lanterna di Genova c’è grande eccitazione per l’inchiesta che ha travolto il governatore ligure Giovanni Toti. Ma i cronisti che oggi banchettano con le spoglie politiche del vecchio collega, per anni hanno trascurato la corrispondenza di amorosi sensi tra l’imprenditore e presunto corruttore Aldo Spinelli e le precedenti giunte di orientamento molto diverso dall’attuale.Un soggetto, u sciu Aldo, capace di surfare la politica dai tempi di Giovanni Prandini, ministro democristiano dei Lavori pubblici, e Bettino Craxi, suo grande amore. Ma poi ha persino sostenuto dall’interno, come consigliere di maggioranza, l’amministrazione comunale di centro-sinistra guidata dal sindaco Giuseppe Pericu. E in quegli anni non ha mai fatto mancare i finanziamenti ai potenti di turno, sebbene non ci risulti che la magistratura abbia provato a verificare se quei denari, come sembra nel caso Toti, fossero elargiti nella speranza di sbloccare questa o quella concessione. Autorizzazioni, per altro, come quella riguardante il Terminal Rinfuse, ottenute in altre stagioni politiche. L’ottantaquattrenne Spinelli, l’uomo che nei mesi scorsi ha tentato di rilevare anche il giornale cittadino, Il Secolo XIX, che in queste ore lo bastona a gran forza, solo nell’autunno della sua vita ha deciso di corrompere un politico? Chissà.Dagli atti dell’inchiesta che ha fatto finire agli arresti domiciliari Toti risulta che Spinelli abbia finanziato il presidente della Regione con 74.100 euro, inviati tra il dicembre 2021 e il marzo 2023. Soldi usciti dai conti di 4 società riconducibili all’imprenditore. Tra queste, la più importante è la Spinelli Srl, di fatto la holding del gruppo. Un colosso da 154 milioni di fatturato nel 2021, schizzati a 183 nel 2022. Anche nell’anno del lockdown, il 2020, i numeri erano altissimi: 134 milioni di ricavi. Insomma, in quel volume di affari 74.000 euro sono quasi una goccia nel mare. Giuseppe Conte approfitta del momento per scandire: «Ditemi voi se un presidente di Regione agli arresti domiciliari, con un’inchiesta che si sta allargando sempre di più e sta denunciando contaminazioni tra affari e politica, sistemi di finanziamento a dir poco allegri, addirittura il rischio di infiltrazioni mafiose… ditemi se può rimanere a fare il presidente di Regione. Aspettiamo il terzo grado di giudizio? Aspettiamo una decina d’anni e poi ne traiamo le conseguenze?». La risposta l’ha data lui: «È una follia che un politico rimanga lì, c’è una responsabilità politica che è indipendente dalla vicenda penale». Forse Conte non ricorda un articolo della Verità del 4 febbraio 2022 che riguardava una segnalazione di operazioni sospette all’Antiriciclaggio della Banca d’Italia riguardante la Casaleggio associati, la società che per anni si è occupata della gestione della democrazia diretta, attraverso la cosiddetta piattaforma Rousseau, del Movimento 5 stelle. Una simbiosi che era anche economica. Infatti, da quando, tre anni fa, si è consumato il divorzio fra il M5s e Rousseau, i ricavati della società sono crollati. Nel 2019, con i grillini al governo, il fatturato superava i 2,2 milioni; nel 2021, con la separazione, era sceso a 689 mila euro, precipitando nel 2022 a quota 559 mila. Casaleggio junior aveva accusato di miopia chi aveva fatto questi conti. L’imprenditore, con Conte a Palazzo Chigi, il 7 giugno 2018, aveva sottoscritto un contratto con la Moby di Vincenzo Onorato (che aveva anche versato 100.000 euro al comitato Change di Toti), accordo scaduto in contemporanea con la rottura con il Movimento. La consulenza ha portato la Casaleggio a incassare 600.000 euro annui più Iva e premi vari. Alla fine il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli ha ritenuto che quell’affare non nascondesse un finanziamento illecito, ma che Casaleggio avesse effettivamente lavorato per la «stesura di un piano strategico e la gestione di tutte le iniziative volte a sensibilizzare l'opinione pubblica e gli stakeholder del settore marittimo sulla tematica della limitazione dei benefici fiscali del Registro internazionale alle sole navi che imbarcano equipaggi italiani o comunitari». Obiettivo da centrare sensibilizzando «le istituzioni sul tema dei marittimi» e raggiungendo «una community di riferimento di 1 milione di persone». Al contratto andava aggiunto un «goal fee» da 250.000 euro in caso di successo in tempi stretti. Di fronte all’arrivo della Guardia di finanza nella banca di cui era cliente la Casaleggio associati, i risk manager dell’istituto hanno segnalato «un’operatività potenzialmente sospetta». Il rapporto dei funzionari ricostruisce per la prima volta in modo esaustivo gli affari della «società operante nel settore della consulenza aziendale ricollegabile a movimento politico», indicando tutti i principali clienti dell’azienda e i suoi consulenti. Tra questi risultavano i produttori di sigarette della Philip Morris, che avrebbero inviato, a partire dal gennaio del 2019, bonifici per 1.473.906 euro. Nell’estratto conto della Casaleggio vengono evidenziati i pagamenti della Moby per 642.640 euro e di altre società. Tra queste spiccava al quarto posto per l’importo versato, 261.577 euro, proprio Spinelli Srl. Per quale servigio u sciu Aldo ha pagato alla ditta fondata dall’inventore del Movimento5stelle, Gianroberto Casaleggio, una cifra quasi quattro volte superiore rispetto a quella che gli contestano i pm genovesi sotto forma di finanziamenti elettorali? Che tipo di prestazione ha reso la Casalegio associati per meritare un compenso tanto cospicuo? Se la Moby ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tassazione del lavoro dei marittimi, Spinelli perché ha investito una cifra simile? Quale risultati voleva raggiungere grazie alle competenze di Casaleggio junior? Ieri abbiamo scritto a quest’ultimo (Spinelli è agli arresti), e lui ci ha cortesemente inviato questa risposta: «Per la cifra a cui fa riferimento dovrei rimandarla a lunedì, è relativa a diversi anni di attività visto l'ammontare significativamente più alto del contratto annuale. Lavoriamo come consulenti per la comunicazione del Gruppo Spinelli occupandoci della comunicazione digitale, attività che abbiamo svolto e svolgiamo come società per molte decine di clienti. Collegare con questa domanda gli eventi di questi giorni ad una società che svolge onestamente il suo lavoro è solo pretestuoso e diffamatorio. Su Moby abbiamo fornito documentazione alla Procura che ha dimostrato il fatto che noi siamo stati solo parte lesa come ha già sancito il Tribunale». L’imprenditore ottuagenario prima di perdere la testa per Toti e di rivolgersi alla Casaleggio associati era stato un convinto sostenitore del governatore dem Claudio Burlando. Il loro rapporto era stato qualcosa di più di una semplice amicizia «politica», tanto che il nome dell’imprenditore figurava tra quelli dei promotori dell’associazione culturale Maestrale, il think tank fondato e presieduto da Burlando, anche con l’obiettivo di raccogliere fondi. Oltre che con Spinelli, il nome del politico si può collegare ad altri personaggi citati nell’inchiesta che coinvolge Toti. Stiamo parlando dei Mamone, imprenditori impegnati nel settore dello smaltimento dei rifiuti e del movimento terra. Il gip Paola Faggioni, che ha spedito agli arresti Toti, li definisce una «famiglia radicatasi a Genova e Provincia con molteplici interessi imprenditoriali, ritenuta vicina alla potente cosca di ndrangheta Raso-Gullace-Albanese di Cittanova (Reggio Calabria)». In un’intercettazione risalente al 2007, Piero Piccolo, factotum di Burlando, conferma l’esistenza di rapporti economici tra i Mamone e il politico. Al telefono, Gino Mamone si lamenta con il collaboratore dell’allora governatore ligure di non essere riuscito a ottenere un appuntamento con il capo: «Io ho provato a chiamare due o tre volte Claudio… se riesci a darmi un appuntamento con lui... devo parlare con lui davvero... eh?».Piccolo, scrivono i finanzieri, «prometteva il suo impegno per soddisfare la richiesta del Mamone, ma contestualmente si lamentava che il bonifico richiesto tempo prima, non era ancora pervenuto». Mamone, però, lo rassicurava: «No?!... allora digli di passare che gli rifacciamo l'assegno la settimana prossima...». Nell’inchiesta genovese su Toti si fa riferimento anche ai presunti voti comprati con varie promesse nella comunità di origine riesina (Comune in Provincia di Caltanissetta) che vive nel quartiere di Certosa. Preferenze contrattate da soggetti in odore di mafia. L’ombra della criminalità organizzata aveva avvelenato anche le primarie organizzate dal Pd nel gennaio del 2015 per scegliere il candidato alla presidenza della Regione Liguria. Uno scontro all’ultimo voto tra Raffaella Paita e l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati. Il problema nacque proprio a Certosa, come ci ricorda l’animatore della Casa della legalità Christian Abbondanza. L’11 gennaio di nove anni fa, Walter Rapetti, presidente di seggio in uno dei gazebo delle primarie, scrisse una mail allarmante ai dirigenti dem locali e nazionali che letta oggi appare premonitrice. In essa è citato il nome di Umberto Lo Grasso, indagato per corruzione elettorale anche nell’inchiesta su Toti. Leggiamo: «Segnalo situazione di possibile infiltrazione malavitosa nel seggio numero 23 della Federazione di Genova, quartiere di Certosa, circolo Pd di Rivarolo, allestito in gazebo in piazza Petrella» è l’incipit della comunicazione. Il giovane dem, nel messaggio, ricostruiva la scena a cui avrebbe assistito, un racconto che merita di essere riportato per interno: «Si segnalano noti esponenti della comunità riesina locale che agiscono nel modo seguente: si riuniscono in gruppo, si spostano di una strada e parlottano con la persona nella foto allegata (Umberto Lo Grasso, già condannato, ex IdV, di cui si linka segnalazione della Casa della Legalità in calce alla presente), il quale numerose volte tira fuori dalla tasca monete congiuntamente a "santini" elettorali indicanti il volto e il nome di Raffaella Paita. Queste monete con "santini" vengono consegnate a due giovani, di fattezze nordafricane (tunisine?) che le portano a loro volta ad uomini di mezza età o di età avanzata, originari della Sicilia e in particolare della città di Riesi, che, una volta ricevuti, si recano al gazebo per votare». Dunque sembra che a Genova non ci sia nulla di nuovo sotto il sole.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.