2018-08-14
La speculazione sta arrivando davvero o sono solo scuse?
Non passa giorno senza che qualcuno evochi un attacco speculativo contro l'Italia. Gli editoriali sull'argomento si sprecano, ma anche le dichiarazioni politiche. Fin qui nulla di strano. Che la stampa di sinistra e l'opposizione usino l'argomento dell'offensiva finanziaria contro il nostro Paese non c'è da stupirsi. In fondo, sette anni fa l'ultimo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi fu eliminato così. Approfittando della debolezza della maggioranza di centrodestra, dilaniata dai contrasti interni, con un presidente della Camera, Gianfranco Fini, a fare da cavallo di Troia, il governo del Cavaliere finì presto per essere oggetto delle pressioni straniere. Per tacere poi della diffidenza fra il presidente del Consiglio e l'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che contribuì a creare un ulteriore elemento di instabilità, di cui approfittarono i soliti Paesi esteri. Finì con una manovra che bastonava il ceto medio e, ovviamente, la stessa base elettorale che sosteneva Berlusconi. L'opposizione, capitanata da Giorgio Napolitano, non certo dal povero Pier Luigi Bersani, cavalcò l'attacco speculativo, nella speranza di guadagnarci e di incassare a titolo di dividendo la caduta del governo e il ritorno a Palazzo Chigi. Come tutti sanno, la stagione si concluse con i compiti a casa e il triste Mario Monti, che invece di spalancare le porte a un esecutivo di sinistra, aprì all'ascesa del Movimento 5 stelle. Tutto ciò per dire che l'attacco speculativo si sa dove comincia, ma non si sa mai dove finisce e non è detto che chi lo abbia tenuto a battesimo nella speranza di trarne vantaggio poi alla fine ci riesca.Tuttavia questa volta, oltre alla sinistra giornalistica, a vaticinare l'offensiva contro i titoli pubblici del nostro Paese non sono solo coloro i quali sognano la rivincita, tipo Matteo Renzi e compagni. C'è anche un pezzo di governo che parla continuamente del rischio di finire nel mirino dei fondi e di veder schizzare i titoli del nostro debito pubblico insieme con lo spread. Nei giorni scorsi ne ha fatto cenno Giancarlo Giorgetti, uno che pur rimanendo dietro le quinte sta nella stanza dei bottoni e conosce tutto quello che ruota intorno all'esecutivo. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, in un'intervista, si è dimostrato preoccupato per le prossime settimane. Lo stesso timore lo ha manifestato il vicepremier tendenza 5 stelle in un'altra intervista: Luigi Di Maio ha parlato senza giri di parole di un'azione contro il governo, quasi che temesse manovre per sovvertire la scelta degli elettori. Per non dire poi di ciò che filtra dal ministero dell'Economia e che viene in genere riferito al ministro Giovanni Tria, pur senza l'uso delle virgolette.Arrivati a questo punto, con un dibattito sui giornali che non riguarda solo gli oppositori, ma anche chi governa, forse sarebbe necessaria un po' di chiarezza. Perché se anche chi sta a Palazzo Chigi e tiene il timone del Paese continua a parlare di attacco speculativo contro l'Italia, ci sono solo due soluzioni al giallo dell'estate. O Giorgetti e Di Maio sanno qualche cosa che non ci dicono e dunque parlano a ragion veduta di assalti che stanno per accadere o che si teme che accadano (il che, dal punto di vista dei risparmiatori, è lo stesso perché chi investe ha diritto a conoscere le informazioni riservate, che come dicono quelli che di finanza sono esperti, si chiamano informazioni price sensitive, perché in grado di influenzare il mercato). Seconda ipotesi, Giorgetti e Di Maio mettono le mani avanti, e quasi quasi si augurano che la speculazione arrivi perché a questo punto, prima dell'arrivo di settembre, mese dedicato alla manovra finanziaria, avrebbero la scusa di cambiare il programma di governo senza dover dare attuazione alla flat tax o al reddito di cittadinanza. In presenza di un attacco all'Italia, tutte le promesse fatte in campagna elettorale passerebbero in secondo piano, sgravi fiscali e sussidi compresi, e sia il Movimento 5 stelle che la Lega non deluderebbero chi li ha votati.Risultato, visto che il Parlamento è chiuso, i ministri sono in vacanza e, tra un bagno e una partita di racchettoni in spiaggia, hanno tempo per concedere parecchie interviste, siano così gentili da perdere qualche minuto per una breve dichiarazione che ci chiarisca come stanno le cose, se cioè l'offensiva è vicina o se si avvicina solo il momento della verità. La speculazione è in agguato, Ferragosto è arrivato, noi ci sentiamo tanto bene ora che le navi dei migranti vengono dirottate lontano dall'Italia, ma al rientro dalle vacanze non vorremmo sorprese. Ah, già che ci siamo: qualche parola chiara anche sulla cosiddetta mini riforma delle pensioni sarebbe utile. All'inizio si era detto che la misura contro le pensioni d'oro avrebbe colpito solo gli scrocconi dell'Inps, cioè quelli che vivono da nababbi sulle spalle di chi versa i contributi. I tagli, insomma, dovevano riguardare solo coloro che incassano un assegno non adeguatamente coperto dalle «marchette». Ma giorno dopo giorno pare di capire che la platea su cui calerà la mannaia sia destinata ad allargarsi. È come trapela dalle indiscrezioni? Nel caso la Lega dovrebbe sapere che uno dei primi a introdurre il prelievo di solidarietà fu Berlusconi, poi venne Monti e infine Letta. A nessuno dei tre la misura portò grande fortuna.